Luganese

La Natura come medicina per la cura dell’anima

Fare pace con la vita abbracciando alberi e aria per riappropriarsi di noi stessi e del nostro equilibrio psico-fisico-emozionale

27 luglio 2019
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Ippocrate, padre della medicina, lo scrisse oltre duemilatrecento anni fa: la Natura è già di per sé una medicina. «Un’affermazione bellissima» ci introduce in questa appassionata chiacchierata la dottoressa Gloria Bova, psicologa e psicoterapeuta con studio a Lugano i cui muri e poltrona d’analisi sono stati sostituiti da vento e sole, prati, boschi e cammini lungo il lago. «Sono tanti anni che cerco di innovare, di portare delle novità in questo mondo – ci spiega –. Nel senso comune, infatti, le persone spesso, se non sono spinte da sintomi importanti o da invii da parte di medici, non si rivolgono allo psicoterapeuta perché ne hanno una visione di un qualcosa quasi di anacronistico che non li segue per quelli che sono i bisogni dell’uomo di oggi».

Andando invece a ripescare nell’antichità, troviamo un correlato e un aggancio prezioso per quello che è veramente Psiche: «Perché per l’antica Grecia ‘psyché’ è l’anima. Quindi se Psiche è anima – ci rende attenti la dottoressa – psicoterapia significa la cura dell’anima. Oggi, invece, parliamo erroneamente di malattia psichica come di malattia mentale. Per questo c’è un grosso pregiudizio, per cui la gente non va dallo psicoterapeuta, dallo psicologo, perché afferma di non essere malato di mente. In realtà quasi la totalità delle persone, ci mettiamo anche noi dentro, avverte problemi legati all’esistenza, sia al contingente, ovvero ai problemi di tutti i giorni, sia per quelli che sono i problemi della propria evoluzione, della propria crescita personale, con i propri conflitti, le proprie mancanze».

Se la base è dunque l’anima, Gloria Bova l’ha collegata diversamente più che alla ‘pazzia’ all’affettività: «Provenendo, per i miei studi, dalla medicina, per me il corpo è sempre stato interessante; il comunicare, per esempio, attraverso la creatività l’ho sempre considerato fondamentale tanto è vero che nel dialogo terapeutico mi sono inventata il linguaggio multisensoriale dei protocolli grafici, oggi di uso comune».

Ed è proprio nel solco dell’innovazione che i muri dello studio psicoterapico sono stati abbattuti: «Basta stare chiusi dietro a una porta! Dobbiamo diversamente cercare di aiutare le persone a recuperare un rapporto naturale, ovvero il rapporto con il mondo che ci sta intorno, con la Natura, attraverso una facilitazione sensoriale e attraverso la riappropriazione del proprio corpo fino ad arrivare a una migliore percezione di sé stessi dall’interno» annota la nostra interlocutrice che incita a ‘rivoluzionare la mente’.

«Io mi sono letteralmente innamorata del paesaggio che ci circonda – non nasconde la bellezza del nostro territorio la terapeuta –, svizzero e ticinese. È un gioiellino, pensiamo solo intorno a Lugano dove abbiamo tutto: in poco spazio abbiamo la Natura a portata di mano. È, dunque, più semplice aiutare le persone, per esempio, a recuperare una respirazione consapevole, ad essere ‘dentro’ il proprio corpo, a sentire i profumi. Le spiego meglio, sul sentiero di Gandria, in occasione di una nostra uscita, un posto peraltro di una bellezza incredibile, pur essendo i partecipanti della regione, mi hanno poi confidato che non avevano mai vissuto quella passeggiata con tale intensità tanto da percepire forte il rumore della risacca».

Alla ricerca dello ‘stare bene’

Infranta la barriera dei muri dello studio, Gloria Bova ha abbattuto anche un’altra transenna allargando la visione della persona a quella dell’altro, degli altri: «Sto cercando di portare avanti un discorso di insegnamenti nella Natura. Non è – mette in guardia – una psicoterapia di gruppo. Le persone cioè non parlano dei loro problemi ma fanno esperienza di cosa significa ‘stare bene’, di entrare in contatto con sé stessi, comprendendo con facilità, attraverso un linguaggio semplice, dei principi anche complessi come possono essere quelli della psiche umana; quindi la lezione è sotto gli alberi».

Bandito il concetto di malattia, il cammino, non solo metaforico ma anche fisico, verso la guarigione è il prendere coscienza di un ‘disagio’, di una situazione evolutiva, di un problema che la persona non riesce ad affrontare fino in fondo perché non ha gli strumenti necessari: «Quindi guarire significa riuscire a fare un passaggio attraverso la consapevolezza. Nel momento in cui io mi rendo conto di come funziona l’essere umano in generale e riesco a connettermi con quella parte sana e profonda che c’è dentro di me io posso poi più facilmente mettere in atto quelli che sono gli strumenti della psicoterapia perché altrimenti la psicoterapia si riduce a un ammaestrare le persone. Il vero cambiamento terapeutico avviene quando la persona cambia la sua struttura, il suo modo di vedere le cose, i suoi significati, riuscendo a recuperare una sua autenticità, quindi fa pace con la vita. Essere anima, essere psiche significa accettare la vita, amarla, riuscire a trasformare la vita e sé stessi sempre a fin di bene».

Trasversale l’età dei ‘pazienti’, «dai 18 anni in su – risponde ai nostri interrogativi Gloria Bova –. Possiamo mettere insieme chiunque perché sotto l’aspetto della psiche, dell’anima, siamo tutti uguali. Non importa da quanti anni viviamo sulla Terra, abbiamo tutti gli stessi problemi». Anime e corpi, intimamente legati: «Esistono studi, in varie parti del mondo – ci svela la psicologa e psicoterapeuta –, su come faccia bene camminare e camminare nella Natura. Hanno dimostrato con le loro ricerche che effettivamente esiste un beneficio a livello metabolico, su tutti i fronti del metabolismo, cardiocircolatorio, respiratorio, sulla pelle che ringiovanisce e diventa più bella. Uso una metafora: c’è un’auto chiusa in garage; se quella stessa auto senza ingolfarsi si immettesse nel traffico, senza oltrepassare i limiti, quale auto sarebbe più in salute? Quella chiusa in garage o quella che tutti i giorni si fa la sua strada? Ecco, il nostro corpo è una macchina, perfetta ma una macchina che ha bisogno di essere usata. Invece, siccome noi viviamo strutturati sotto un controllo mentale che vuole governare quanto fuori e dentro di noi, perdiamo il contatto percettivo e sensoriale vero e autentico con il nostro corpo. Per questo esistono tanti disturbi legati all’alimentazione, esistono le dipendenze da alcol, tabacco o sostanze, o semplicemente si mangia male, perché non sentiamo più che quel determinato alimento, quella determinata sostanza è nociva per il nostro corpo; noi la ingeriamo lo stesso perché diamo a quella sostanza un significato non più nutritizio o portatore di benessere ma altro; è come se noi ci facessimo la doccia con la benzina invece di metterla nel serbatoio!». Una Natura ‘amica’ del nostro corpo e soprattutto alleata, in una società sempre più ‘di corsa’, del nostro tempo, dei nostri ritmi: «Bravissima! E le spiego perché in quanto su questa tematica ho curato uno studio: accade questo perché quando camminiamo siamo costretti a fare i conti con il nostro ritmo respiratorio altrimenti andiamo in affanno. A questo punto il corpo ci manda dei segnali e, riprendendo il contatto con noi stessi, la separazione mente-corpo viene superata. Se, invece, mi metto in macchina corro, ma a quel punto potrò avere a che fare solo con la paura, magari di fare un incidente, con l’ansia, con emozioni quindi negative».

Piante e animali non sono ‘altro’ da noi

Ma perché la Natura dovrebbe aiutarci a ritrovare noi stessi? «Perché ci ama, perché noi siamo Natura, la Natura non è altro da noi, noi ne siamo parte come un albero, un fiore, un gatto, un leone, una giraffa. Questo contatto con la Natura, questa consapevolezza, questa coscienza profonda di essere organismi viventi che fanno parte di un sistema, di un’ecologia, di un ecosistema, noi l’abbiamo persa in virtù del fatto di aver trasferito tutto il controllo nella testa, nella mente, ci ha separato da tutto ciò che esiste. Noi ci ritroviamo soli, ma soli davvero e nel profondo. Una situazione lacerante, motivo principale della sofferenza psichica». E perdendo il contatto con la Natura, e dunque con se stesso, l’uomo riflette la condizione di una società sempre più egocentrica, distaccata, cattiva. Eppure i greci, per esempio, l’avevano già capito millenni fa ormai: «Per tutto questo ho sviluppato, coerentemente con il mio modello di filosofia della vita, delle risposte. La prima può essere una battuta, ovvero che gli antichi avevano imparato la lezione ma sono morti! Quindi quelli che sono venuti dopo devono ancora imparare la lezione... Se siamo in grado di beneficiare della tecnologia che ci hanno lasciato, raramente una società beneficia della saggezza degli antichi, quella bisogna rinnovarla nel cuore di tutte le persone che nascono e crescono. La società poi è fatta di persone, non si costruisce da sola. I valori, la qualità della vita, le modalità di infrazione le costruiamo noi adulti, ma se noi adulti siamo persone ‘scisse’, che hanno perso questa sintonia profonda fra testa-cuore-corpo, la società finisce per diventare specchio di noi stessi, dunque una società senz’altro disfunzionale».

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