Luganese

Sospetta truffa immobiliare, prosciolta una donna

La donna avrebbe ingannato un anziano facendosi prestare 350'000 franchi. A distanza di dieci anni è stata assolta: 'Manca gli elementi di colpevolezza'

Foto Ti-Press
27 marzo 2019
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Prosciolta, a dieci anni dai fatti. È finita oggi pomeriggio nell'aula delle Assise correzionali di Lugano l'epopea giudiziaria di una 60enne residente nel Luganese. La donna – accusata di amministrazione infedele aggravata e truffa – finì sotto inchiesta nel 2009 per reati patrimoniali. L'imputata costituì con l'ex compagno una società, di cui era direttrice con diritto di firma individuale, con lo scopo di costruire sei appartamenti in un comune malcantonese. Il progetto subì però un intoppo e per riavviarlo la 60enne riuscì a convincere la presunta vittima – un anziano deceduto nel 2015 – a prestarle 350'000 franchi. Una transazione che di fatto non contribuì a concretizzare l'edificazione, proprio perché nel frattempo fu avviata un'inchiesta.

I problemi di salute della presunta vittima

«Abbiamo lavorato al progetto per un anno, preparando tutto – ha raccontato in aula –, ma poi il mio compagno è dovuto tornare nel suo Paese d'origine (l'Italia, ndr)». La 60enne non si perse d'animo: «Per non perdere il lavoro fatto, ho cercato in tutti i modi di trovare qualcuno che rilevasse le azioni». A interessarsi al progetto fu l'80enne, che aveva già esperienza nel settore delle costruzioni. Il contratto di prestito fu firmato a transazione già avvenuta, «e stabiliva chiaramente i termini di restituzione, dando diverse garanzie» all'anziano. Poche settimane dopo la firma, l'uomo fu però colpito da ictus. In seguito al problema di salute, intervenne una tutoria del Luganese e fu proprio il curatore dell'anziano nel 2009 a fare la segnalazione.

Un iniziale non luogo a procedere

«C'era il sospetto che l'imputata lo avesse costretto a sottoscrivere il prestito, facendogli credere che servisse per l'operazione immobiliare ma che in realtà utilizzò per scopi personali» ha detto la procuratrice pubblica Fiorenza Bergomi. Fu proprio lei infatti che si occupò dell'inchiesta fin dall'inizio, decretando nel 2010 un non luogo a procedere: non erano emersi elementi a sostegno della colpevolezza della donna. Il decreto fu però impugnato e la Corte dei reclami penali fece riaprire il caso. Le indagini furono però difficoltose a causa delle condizioni di salute dell'anziano. «Il confronto fra l'80enne e l'imputata non c'è mai stato – ha spiegato la pp –, in quanto lui non sarebbe stato in grado di sostenerlo. Anche all'interrogatorio ha risposto esclusivamente con cenni, in quanto aveva perso l'uso della parola».

L'in dubio pro duriore dell'accusa

Dopo diversi anni si è quindi arrivati in aula. «Abbiamo cercato di chiarire al meglio la fattispecie, ma neanche la signora ha brillato per credibilità e l'incertezza è rimasta». Bergomi si è quindi appellata al principio dell'in dubio pro duriore: in caso di presunta equivalenza fra assoluzione e condanna, in linea di massima l'accusa viene promossa. «Mi rimetto al giudizio della Corte – ha detto la pp –, se si dovesse propendere per una condanna, chiedo che sia una pena pecuniaria sospesa». Chi invece ha sempre avuto le idee chiare è stata la difesa. «Non ci sono gli elementi oggettivi per dimostrare questi reati – ha detto l'avvocato Roberto Rulli –, certo: il contratto del prestito dal profilo giuridico è un pasticcio. Ma abbiamo diverse testimonianze (consulente bancario, immobiliarista e notaio, ndr) che dimostrano che è stato fatto in buona fede: si voleva tutelare l'80enne e non favorire l'imputata. Chiediamo l'assoluzione».

'Il mio sogno resta costruire quegli appartamenti'

«Le dichiarazioni dell'anziano (visto il suo stato di salute durante i verbali, ndr) vanno valutate con prudenza – ha infine sentenziato il giudice Amos Pagnamenta –, ma ci sono comunque delle conferme che volesse effettivamente elargire il prestito. Occorre prosciogliere l'imputata anche in virtù del principio dell'in dubio pro reo. La vertenza è semmai civilistica: se degli eredi vorranno far valere delle pretese, è quella la sede adeguata». Assolta, la donna – che oggi attraversa serie difficoltà economiche – ha ribadito che il suo sogno resta portare a termine il progetto immobiliare. Ora il terreno acquistato oltre dieci anni fa è stato dissequestrato, ma bisognerà ricominciare a cercare finanziatori.

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