Luganese

Pr di Brè, il rischio di rovinare tutto

Secondo l'associazione 'Uniti', bisogna ragionare sulla qualità del Piano regolatore

Ti-press
10 dicembre 2018
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Su un punto sono tutti d’accordo. Per dirla con le parole del rapporto tecnico di pianificazione, “in base a quanto emerso da studi e documenti esaminati, la vocazione del quartiere di Brè è chiaramente di salvaguardia del proprio tessuto storico, paesaggistico e naturale, a sostegno del proprio ruolo di luogo di vita e grande qualità”. E ancora: “La densità urbana della città di Lugano, che potrebbe in futuro ancora crescere a fronte di un concetto urbanistico di sviluppo centripeto, necessiterà ancora e sempre di essere avvalorata e sostenuta dalla qualità paesaggistica e naturale di quartieri come Brè (e Aldesago)”. Parole limpide quindi, ma nei fatti anche il villaggio di Brè corre il rischio di venire cementificato soprattutto se non venisse modificato il vigente Piano regolatore, assai permissivo con gli indici di edificazione. E fra gli scenari descritti un mesetto fa dal municipale Angelo Jelmini, tutto è possibile. Si va dallo status quo, alla protezione totale, passando per due soluzioni intermedie con edificazione di altrettanti comparti. A tutela di questo pittoresco paese, posto sulla vetta dell’omonimo monte, già nel 2011 l’associazione ‘Uniti per Brè’ aveva lanciato una petizione raccogliendo 3mila firme. Era pendente una importante edificazione sopra il nucleo. Mattias Schmidt, coordinatore di Uniti per Brè, ci spiega il senso di questa presa di posizione, indirizzata al Municipio di Lugano. «Nel piano regolatore attuale figura una strada di aggiramento per servire la zona alta di Brè, dove c’è una edificazione un po’ dispersa. L’altra prevede di non costruire la strada e urbanizzare invece la zona ai piani, ma resterebbe il problema dell’attraversamento del nucleo. Ma a parte questo, a noi fa specie che si parli di dettagli, di costi per i dezonamenti con una tabella già molto dettagliata».

Un gioiello a rischio cementificazione

«Ma prima di questo, secondo noi, bisogna affrontare un discorso più generale. Che cosa vogliamo fare di Brè? Come vogliamo mantenere questa zona che lo stesso Comune definisce particolare, peculiare, biglietto da visita del turismo nel Luganese? All’atto pratico sembra che non se ne tenga conto, che si vada troppo sull’aspetto quantitativo senza badare a quello qualitativo». Paura di dover pagare indennizzi milionari per i dezonamenti? «Ne ho parlato col pianificatore della Planidea, che sta lavorando a questo Pr, e pare che in certe zone non urbanizzate da decenni non sarebbe nemmeno dovuto l’indennizzo. Questo timore ce l’hanno soprattutto i funzionari della Città, relativamente alla zona dei Piani. Ma non è detto, esistono due perizie in materia e sappiamo che una di queste è abbastanza prudente riguardo agli indennizzi. Noi, comunque, insistiamo sottolineando ciò che prevede il Pac (Programma d’azione insediativo centripeto di qualità), che chiede appunto meno dispersione e meno zone edificabili, e che sembra non venga considerato a Brè». Insomma, è tutto da rifare, come usava dire il ciclista Bartali? Sì, o quasi, secondo Uniti per Brè, che nella sua presa di posizione conclude: “L’analisi e lo studio delle possibili varianti anche e soprattutto dal punto di vista qualitativo consentirà sicuramente di ideare scenari alternativi ai quattro proposti”. Inoltre, le “ipotesi di realizzazione di spazi di svago artificiosi”, aggiunge Uniti per Brè, “rischiano di corrompere l’esistente e impagabile patrimonio” (e qui il ‘bike-park' per ciclisti trova porte chiuse).

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