Luganese

Ponte Tresa, dieci ragioni per votare no

Il gruppo contrario all'aggregazione fra Ponte Tresa, Croglio, Monteggio e Sessa considera il progetto carente, inutile, costoso e poco approfondito

Ti-press
31 ottobre 2018
|

"Un progetto carente da diversi punti di vista, prematuro e poco approfondito": è la prima delle dieci ragioni per votare no il prossimo 25 novembre quando verrà messo in consultazione popolare il progetto di aggregazione dei Comuni di Croglio, Monteggio, Ponte Tresa e Sessa che dovrebbero confluire nel futuro Comune di Tresa. Dieci ragioni contenute in un documento che verrà inviato a tutti i fuochi e presentate nel primo pomeriggio di oggi nella Casa comunale di Ponte Tresa dal gruppo che si oppone al progetto perché, in estrema sintesi, lo considera inutile. Un gruppo che si è organizzato per far sentire i propri argomenti di fronte a "un'informazione unilaterale e discutibile generosamente finanziata dai 4 enti locali", come si legge nel documento.

L'introduzione è stata affidata ad Alberto Poli presidente delll’Associazione Ticinese per l’Autonomia dei Comuni (Atac)  che invita la popolazione interessata a votare no, considerando che sono troppi i punti critici del progetto che, in caso di accettazione, finiranno per ridurre l’autonomia territoriale dei quattro Comuni. Il progetto, come altri a livello cantonale, ha detto Poli, "promette obiettivi che si potrebbero raggiungere meglio con le semplici collaborazioni che manterrebbero intatta l’autonomia dei quattro Comuni e conserverebbero il rapporto di prossimità con il cittadino che, con l’aggregazione, andrebbe perso. Inoltre si eviterebbe di compiere scelte avventate come spostare gli allievi in una sede più lontana. Non si devono poi dimenticare temi delicati come la gestione degli acquedotti".

Non solo. Poli: "Con l’aggregazione, il singolo Comune non avrà più voce sulla politica del proprio territorio perché le scelte saranno decise altrove anche da realtà estranee alla vita del Comune. Ogni cittadino dovrebbe rendersi conto che l’aggregazione, nella realtà, è la morte politica di un Comune! Il fatto che tutto è stato fatto in tempi ristretti suscita molte perplessità in quanto la fretta è cattiva consigliera e il Comune che dovrebbe nascere non è assolutamente pronto per affrontare la nuova situazione. Questo causerà molti disagi ai cittadini e molte spese che consumeranno il misero contributo cantonale con un conseguente aumento del moltiplicatore o del debito pubblico. È ciò che è successo in quasi tutte le aggregazioni dove si è cercato di realizzare quanto illusoriamente promesso".

Sono però tanti altri gli aspetti critici trascurati e sottovalutati da un progetto che, agli occhi del gruppo contrario (con rappresentanti politici di tutti e quattro i Comuni), è stato calato dall'alto. A cominciare, ha detto Stefano Baggio di Ponte Tresa, dal fatto che "si lanciano temi ma non entra nel merito della loro fattibilità e sostenibilità finanziaria demandando particolari fondamentali ai futuri rappresentanti politici del nuovo Comune, nel caso in cui l'aggregazione venisse approvata dallla popolazione". Senza dimenticare che il progetto "ha tempistiche troppo strette e non c'è nessuna possiibilità di modificarlo e non tiene conto del lavoro e delle spese che ci sarebbero per armonizzare regolamenti, ordinanze e piani regolatori", ha proseguito Baggio, "e della possiblità che anche la sede amministrativa di Ponte Tresa potrebbe generare ulteriori spese".

Daniele Toletti (Monteggio) ha invece posto l'accento sugli investimenti (16,4 milioni di franchi) del progetto per opere non condivise come la pista ciclabile nel fondovalle della Tresa, senza indicazioni di costi e spese di gestione: "Suonano come promesse preelettorali provenienti dalle stesse persone che propugnano l'aggregazione". Insomma, si potrebbe tranquillamente andare avanti con le collaborazioni fra Comuni che non perderebbero l'identità e avrebbero quella prossimità in grado di recepire i bisogni della popolazione. C'è di più: il progetto è figlio di una tendenza alla centralizzazione che non migliorerà la qualità di vita e il benessere dei cittadini, come peraltro capitato con l'aggregazione di Alto Malcantone. In altre parole, il matrimonio, fra quattro enti locali 'poveri' non ne farà uno ricco, perché il gettito fiscale resterà uguale.

Fra le altre questioni sollevate, ci sono quelle relative alle commissioni di quartiere senza mezzi né poteri decisionali, agli sportelli di quartiere destinati a scomparire, e del moltiplicatore fissato all'85% in maniera arbitraria. Manca pure, sostengono i contrari, una visione più ampia sul problema principale del Malcantone, quello del traffico. Stesso discorso per quanto riguarda l'organizzazione scolastica, per la quale non ci sono garanzie né certezze di mantenimento delle sedi. 

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔