Luganese

Quando la guarigione si fa con un sorriso

Intervista al primario di Pediatria dell'Ospedale civico di Lugano sulle nuove terapie in grado di velocizzare il recupero fisico-psichico dei piccoli pazienti

tipress
10 settembre 2018
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L’epoca in cui viviamo è in continuo movimento. Cambiamenti che si susseguono e che portano a grandi innovazioni capaci di spaziare dal campo della tecnologia all’agricoltura fino a giungere a quello della medicina. Gettiamo oggi uno sguardo sulla disciplina di Ippocrate, e in particolare sulla pediatria.

«Oggi l’ospedalizzazione è dinamica» ci spiega il primario del reparto di pediatria dell’Ospedale Civico di Lugano, Valdo Pezzoli. Parlare peraltro di malattie o testimoniarne il vissuto è sempre un argomento impegnativo, soprattutto se vi sono gravi patologie o se coinvolti sono bambini o adolescenti che davanti a loro hanno tutta una vita. E oltre a parlarne, è difficile per chi vive questa situazione (dai medici alle famiglie ai giovani pazienti) riuscire a dedicarvi le giuste energie, gestire l’intera situazione.

Una grossa innovazione apportata nella pediatria moderna è, dunque, quella di rendere la vita del paziente il più normale possibile cercando di fargli vivere una realtà il più vicino possibile al suo ‘quotidiano’. Inoltre, si tende a evitare di far subire a un giovane una permanenza forzata all’interno di un nosocomio. «Tra i modi per attuare questa strategia – ci evidenzia il dottor Pezzoli – c’è per esempio la possibilità di effettuare cure a domicilio oppure in un regime di ‘ospedale di giorno’ che permetta al paziente di rincasare una volta concluso il trattamento. Ed è per questo che il numero di pazienti pediatrici ospedalizzati è in leggera diminuzione: oggi i pazienti ospedalizzati sono sempre meno, e soprattutto per casi che necessitano imprescindibilmente il ricovero. I trattamenti ambulatoriali permettono di rendere la vita e la realtà familiare il più ‘normale’ possibile, poiché la malattia verrebbe vissuta ancora più negativamente restando ricoverati».

Dal prima al dopo della malattia

Il team dei curanti resta a ogni modo vicino al paziente anche dopo la dimissione dall’ospedale. È per questo che in passato, un paio di generazioni fa, fu inserita l’animazione di clown da parte di volontari e professionisti; attività volte ad alleggerire la condizione dei piccoli pazienti. È ancora così? «Negli ospedali pediatrici le attività di animazione sono molto apprezzate, ma oggi si sono aggiunte altre terapie di accompagnamento» annota il primario. Attraverso, per esempio, attività quali l’arteterapia o la narrazione – «in cui il percorso della malattia diventa un racconto di un prima e un dopo» –, si spiega al paziente ciò che gli sta succedendo. A curare e ad accompagnare il giovane malato e ad affiancare i suoi cari è sempre una squadra formata da medici, infermieri, psicologi e specialisti che collaborano a stretto contatto: «Questo non solo aiuta i pazienti pediatrici a comprendere meglio ciò che sta accadendo loro – rimarca Pezzoli ­– ma serve anche molto nella ripresa: velocizzando i tempi e riuscendo, una volta dimessi, a essere seguiti da vicino anche durante la normalità ritrovata». Non solo: «Questo tipo di terapia – aggiunge il medico – potrebbe essere molto utile anche agli adulti, in quanto il vissuto di una malattia pediatrica non è dissimile dalle loro. Serve ad accettare e a capire introspettivamente ciò che sta succedendo. Ogni persona si merita e ha il diritto di essere accompagnata durante la malattia. Il paziente deve poter inserire quello che sta vivendo nella propria storia, affinché possa elaborarla al meglio».

quali il paziente può immedesimarsi comprendendo meglio ciò che gli sta accadendo. Un sostegno di questo tipo si presta per ragazzi con gravi disturbi del comportamento, che sovente richiedono un trattamento di lunga durata e che devono essere ospedalizzati in una fase della loro riabilitazione. La degenza si è evoluta e dinamicizzata anche sotto questo punto di vista, e il lavoro di team è più che mai importante.

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