Luganese

Banca Hottinger sotto accusa

La Procura federale firma il decreto mentre il Fec rivendica il maltolto nella procedura a Zurigo

9 giugno 2018
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È pronto il decreto d’accusa nei confronti della banca Hottinger & Cie Sa e del responsabile della Compliance dell’istituto che ha la propria sede a Zurigo. Lo ha firmato il procuratore federale Stefano Herold, che coordina l’inchiesta che sfocerà in un processo al Tribunale penale federale di Bellinzona, dove comparirà anche Rocco Zullino, 54enne italiano residente a Viganello, ex operatore finanziario della filiale luganese, a meno che il procedimento a suo carico non venga disgiunto. L’atto d’accusa nei suoi confronti, da parte del Ministero pubblico della Confederazione, è imminente dopo il rinvio a giudizio (cfr, ‘laRegione’ del 3 dicembre 2017).

Riciclaggio di denaro, amministrazione infedele grave, truffa e falsità in documenti sono le ipotesi di reato prospettate dalla procura federale. Le stesse a cui verosimilmente sarà chiamato a rispondere il 54enne ex operatore finanziario della filiale luganese dell’istituto. Zullino dovrà anche, tra l’altro, chiarire le circostanze che hanno portato alla sparizione, tra il 2006 e il 2010, della quasi totalità di quei circa 10 milioni di euro che il Fec (il Fondo edifici di culto, ente con personalità giuridica propria del Ministero dell’Interno della Repubblica italiana che amministra e tutela il patrimonio artistico di proprietà dello Stato, tra cui numerose chiese, beni culturali e opere d’arte) aveva depositato presso Bank Hottinger & Cie Sa, agenzia di Lugano, affinché venissero gestiti e generassero redditi. Stando alla ricostruzione del Ministero pubblico della Confederazione, i soldi di fatto non sarebbero neppure mai stati gestiti, bensì distratti a seguito di numerose falsificazioni di ordini di bonifico per asseriti acquisti immobiliari, tutto ciò a totale insaputa del Fec.

I soldi sarebbero rientrati in Italia

Come faceva il denaro a tornare in Italia, dopo essere stato depositato a Lugano? Ciò, dagli accertamenti esperiti dall’autorità inquirente, sarebbe avvenuto con il benestare e l’intervento anche di Rocco Zullino, per il tramite di una ditta di Chiasso che li prelevava, volta per volta, in contanti e li riportava in Italia, dove poi sparivano. Una modalità che assomiglia parecchio a quella in uso anni fa dagli spalloni. Come confermato da Ivan Paparelli, avvocato dello Studio legale Kellerhals-Carrard di Lugano, che tutela gli interessi del fondo di proprietà dello Stato italiano costituitosi accusatore privato nell’ambito del procedimento penale in corso, dall’inchiesta è emersa pure la responsabilità e la messa in stato di accusa di Bank Hottinger & Cie Sa in relazione all’ingente danno patito dal Fec, e ciò a seguito di gravi carenze organizzative al suo interno e della violazione delle regole della diligenza richiesta in materia di lotta contro il riciclaggio di denaro.
Bank Hottinger & Cie Sa è stata dichiarata in fallimento con decisione del 23 ottobre 2015 dell’Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari (Finma). Verso la fine del 2015, il Fec aveva provveduto a insinuare il proprio ingente credito nel fallimento della banca aperto a Zurigo, luogo della sede centrale dell’istituto. Nel marzo 2017 il liquidatore ha tuttavia rigettato l’insinuazione del Fec, il quale ha quindi impugnato la graduatoria presso il Tribunale distrettuale di Zurigo chiedendo l’ammissione e il collocamento in prima classe del proprio credito pari a circa 14 milioni di franchi.

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