Luganese

4 anni e 3 mesi per tentato omicidio intenzionale

Per la Corte il 48enne ticinese ha agito in piena coscienza. Esclusa la legittima difesa. Non si esclude il ricorso in Appello

tipress
10 aprile 2018
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Cinque mesi in più di quanto aveva richiesto l'accusa. La Corte delle assise criminali di Lugano ha condannato per tentato omicidio intenzionale per dolo eventuale a 4 anni e 3 mesi il 48enne ticinese che il 20 giugno 2017 in via Crocetta a Viganello ha accoltellato all'addome un 33enne luganese che - ha evidenziato il giudice Mauro Ermani – «ha corso il rischio di morire».  La Corte ha ricostruito minuziosamente l'episodio, giungendo alla conclusione che primo ad alzare le mani è stata la vittima, che era in grave stato di ebbrietà. L'imputato, tuttavia - sono ancora le considerazioni del presidente – aveva alternative per dileguarsi. Esclusa la versione della legittima difesa: il 48enne ha estratto il coltello dalla borsa che teneva con sé e pertanto non è possibile che possa essere stato attaccato e posto in imminente pericolo da parte del 33enne. La versione dell'imputato non è stata creduta. Non aderente alla realtà neppure la versione sostenuta dall'imputato secondo la quale la vittima gli è caduta addosso rimanendo infilzata dalla lama all'addome. Al contrario: l'autore dell'accoltellamento è stato ritenuto dai giudici pienamente cosciente. L'avvocato di difesa, Fabio Creazzo, non esclude di ricorrere in Appello. Alla vittima è stato riconosciuto un risarcimento per torto morale di 4 mila franchi.

In mattinata così l'imputato si era espresso davanti ai giudici, esponendo la propria versione dei fatti: "Mi aveva chiesto una sigaretta e abbiamo bevuto insieme dalla sua bottiglia. Non lo avevo mai visto prima. Poi stavo per andarmene, quando mi ha colpito alle spalle con pugni alla nuca. Così ho estratto il coltello, l'ho brandito davanti a lui per spaventarlo. Lui barcollava, era ubriaco, ed è inciampato rimanendo infilzato all'addome". L'imputato è tossicodipendente di lunga data e aveva alle spalle 26 condanne per furti e rapine.

Il pp Antonio Perugini aveva formulato una proposta di pena di 3 anni e 10 mesi di carcere e un trattamento ambulatoriale per l'imputato per tentato omicidio intenzionale per dolo eventuale. Il magistrato aveva respinto la tesi della legittima difesa. L'accusatore privato, avvocato Stefano Pizzola, aveva evidenziato dal canto suo che siamo di fronte a una storia triste, ai margini per il personale percorso di precarietà di entrambi i protagonisti, ma che non per questo può esserne sminuita la gravità. Il legale aveva chiesto alla Corte un risarcimento per torto morale a favore della vittima di 20 mila franchi, che è tuttavia stato ampiamente ridotto. L'avvocato di difesa, Fabio Creazzo, nella sua arringa aveva sostenuto la tesi della legittima difesa discolpante, tesi che invece i giudici hanno escluso.

 

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