Luganese

Plr di Lugano, le ragioni dell'addio di Viscardi

Ieri sera Giovanna Viscardi si è dimessa dalla carica di Presidente della sezione cittadina dei liberali-radicali

Ti-Press
29 marzo 2018
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Se n’è andata Giovanna Viscardi. Letteralmente e fisicamente: ha pure lasciato la sala B del Palazzo dei congressi, dove ieri sera si stava svolgendo l’assemblea dei delegati della sezione Plr cittadina. Con lei si sono dimessi pure i membri dell’Ufficio presidenziale che proprio Viscardi aveva nominato oltre quattro anni fa: i vicepresidenti Mari Luz Besomi-Candolfi e Paolo Toscanelli, il segretario Antonio Cirla, la cassiera Silvia Müller Scopazzini e Fulvio Campello, Luca Cattaneo, Antonio Cecchino, Fabrizio Fassora, Nick Meili, Fabio Schnellmann e Daniele Stefanini.

Quelle di Giovanna Viscardi sono dimissioni nell’aria da tempo. Quando il presidente del giorno, Fulvio Pelli le ha dato la parola, l’oramai ex presidente, che di solito parla a braccio, ha letto un testo con voce a tratti strozzata da cui trapelava l’amarezza. Ed è quasi subito arrivata al dunque: «La ragione mi induce a ritenere quantomeno problematica un’ulteriore convivenza, a ruoli immutati, con chi ha mostrato di non apprezzare il bene che può nascere da un civile confronto dialettico. Di qui la mia rinuncia alla carica di presidente». Uno strappo senza possibilità di essere risanato: «Un non so che di inesplicabile ha bruscamente interrotto il circuito virtuoso della parola. Dopo un tempo, nemmeno breve, in cui lo scambio di pensieri e propositi sembrava fluire armonioso, un subitaneo ostacolo si è frapposto al proficuo scorrimento della comunicazione. Tanto da impedire la continuità del dialogo e mettere perfino in forse l’autenticità di quello intercorso». Dal suo punto di vista, le divergenze di vedute sull’abbassamento del moltiplicatore d’imposta a Lugano dall’80 al 78%, voto in cui lei si è astenuta –, fanno parte del gioco. Tanto è vero che pure la capogruppo Plr in Cc Karin Valenzano e il vicesindaco di Lugano Michele Bertini hanno cambiato idea nel corso degli ultimi mesi.

‘Un crollo della tensione etica’

«I critici dell’ultima ora, smarrita la memoria dei ripetuti riconoscimenti di sintonia, hanno concentrato la loro offensiva su presunte mie manchevolezze comportamentali – ha proseguito –. Dimenticano, gli estemporanei censori, che i comportamenti personali – sempre che si situino nell’ambito della liceità – possono diventare di pubblico rilievo solo se si traducono nell’arroganza, nell’intolleranza o nell’incoerenza. Difetti, questi, di cui non mi sento portatrice». E ha rincarato la dose: «Pur di provocare una strappo, sono stati usati metodi che il partito ha sempre riprovato se usati da altre forze politiche; e proscritto nel proprio interno. Mi si darà atto che l’atteggiamento di chi, forse per procurarsi una posizione di effimero vantaggio, ferisce la sfera personale del suo immaginato contendente, è in stridente contrasto con il contegno che si vorrebbe proprio di tutti i liberali radicali». Perciò, quanto capitato, «non è solo di una caduta di stile, bensì di un crollo della tensione etica. Né può valere la scusante che nell’attuale temperie politica, ove i valori fondanti appaiono viepiù lontani e sfumati, sia concesso ogni mezzo pur di raggiungere il fine propostosi. A prescindere da un giudizio di valore sul fine, il mezzo reca già in sé la sua condanna». Ha poi citato il politologo Norberto Bobbio sottolineando che partecipare non vuol dire prendere posizione o ubbidire agli ordini. Significa tendere le orecchie verso la società, ascoltare i cittadini e i richiami dell’esperienza.

Giovanna Viscardi, lo ricordiamo, venne eletta dall’assemblea alla testa della sezione liberale-radicale di Lugano nel novembre 2013. Mai una donna aveva assunto la carica di presidente. A lei, l’uscente Giorgio Grandini aveva consegnato le chiavi della sede di via Canonica al termine di un’assemblea appassionante quanto ricca di suspense fino alla fine per la nuova modalità di voto. In lei il partito riponeva le ambizioni di riscatto dopo la storica sconfitta del 2013 con la perdita del sindacato a favore della Lega.

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