Locarnese

‘Mi hanno aggredito con il coltello in casa mia’

La testimonianza di un 65enne di Solduno, finito all'ospedale nelle scorse settimane. Due giovani lo hanno ferito durante un tentativo di rapina

Per lo squarcio alla mano, una settimana d’ospedale
(archivio Ti-Press)
30 dicembre 2025
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Una rapina violenta è avvenuta qualche tempo fa a Solduno, ma solo ora se ne viene a conoscenza. Un 65enne, nell’ambito di un tentativo di furto, è stato aggredito in casa da due giovanissimi e ferito seriamente a una mano con un coltello a lama ricurva. L'uomo nel frattempo è stato operato, ma ha dovuto restare una settimana ricoverato in ospedale. Fermati gli autori.

A raccontarci la vicenda è la vittima: «Mi interesso di fotografia da anni e su un mio profilo social ho pubblicato diversi scatti – è la premessa –. Stupidamente, e lo dico con il senno di poi, ho pure inserito il mio numero di telefono. Sono stato contattato da due giovani che si sono dichiarati interessati al mio lavoro. Mi hanno fatto tante domande e io, che sono stato docente, ho risposto e li ho pure invitati per spiegare come utilizzare alcuni programmi del computer. Sono arrivati da me, a Solduno, all’orario stabilito e li ho fatti entrare. Un eccesso di fiducia che ho pagato caro».

Sulle prime i due giovani si sono mostrati gentili. Uno di loro ha chiesto di andare in bagno e l’altro è rimasto in salotto: «Quello andato alla toilette, che successivamente ho scoperto essere minorenne, deve aver ispezionato i pochi locali dell’appartamento, la camera e lo studio. In quest’ultima stanza c’è una cassaforte con apertura a codice. Probabilmente ha inviato un messaggino al ragazzo, poco più che maggiorenne, rimasto con me. Questo si è alzato di scatto dal divano; cosa che, di riflesso, ho fatto pure io. Mi ha gridato “dammi il codice della cassaforte o ti ammazzo”. Ho visto con la coda dell’occhio che stava per arrivarmi un fendente e ho alzato il braccio per difendermi. È stato come un lampo: ho sentito una lama tranciarmi la carne della mano, tra pollice e indice. Uno squarcio profondo».

L’aggredito non si è dato per vinto: «Ho iniziato a gridare contro i due, minacciandoli. Devono essersi spaventati per la mia reazione, perché mi hanno strappato il telefono di mano e sono fuggiti a gambe levate, giù per le scale. Avvolgendo la ferita con un asciugamano da cucina ho cercato di fermare il sangue che zampillava. Con lo “smartwatch” ho chiamato la polizia». Ingente il dispiegamento di forze, con agenti, soccorritori e diversi veicoli. Un intervento tempestivo, con ricovero all’ospedale per il 65enne, finito sotto i ferri del chirurgo la mattina successiva.

Le immagini di videocamere private nella proprietà della vittima hanno permesso di risalire ai due autori, fermati a Chiasso a un paio di giorni dai fatti e attualmente in carcere. Sembrerebbe che uno di loro sia di origini siriane, mentre l’altro proverrebbe dall’Afghanistan. Il cellulare rubato è stato invece ritrovato a bordo strada, nella rotonda di San Materno ad Ascona.

«Non sono ricco e in casa avevo al massimo 150 franchi: non capisco ancora adesso il motivo di tanta violenza. Non c’è solo la ferita fisica, ma anche quella “morale”. Ho perso fiducia nel prossimo». In conclusione, un’annotazione: «È strano che nessuno abbia parlato dell’accaduto e che la polizia, che con me è stata gentilissima, non abbia reso pubblica l’informazione: penso che sarebbe stato importante farlo ai fini della prevenzione. Quello che è successo a me può servire da monito, affinché le persone diventino più guardinghe e non commettano le mie stesse imprudenze».