La presidente del Locarno Film Festival sul futuro della manifestazione, incluse le nuove date che permetterebbero un evento ‘più sexy’
«Quest’anno sono particolarmente ottimista, in un contesto difficile a livello federale, cantonale e internazionale». Quello della presidente Maja Hoffmann, che ha iniziato così il suo intervento all’assemblea del Locarno Film Festival che si è tenuta ieri (vedi articolo correlato), non è un ottimismo legato solo ai buoni risultati della scorsa edizione. È piuttosto un ottimismo legato al futuro del Festival.
Maja Hoffmann, posso chiederle un bilancio, anche personale, di questo primo anno e mezzo alla presidenza del Festival?
Sono felice di aver potuto vivere in prima persona la forza del programma del Festival e mi sento spronata dai risultati, con una crescita delle presenze e delle entrate, oltre che dal grande impegno che ci hanno messo il consiglio di amministrazione e l’équipe per raggiungere questo obiettivo.
Quando ha assunto questo incarico, si immaginava che la presidenza sarebbe stata così? Quali sono state le maggiori sorprese?
Le sorprese quest’anno sono arrivate soprattutto dall’esterno della “bolla” del Festival. È chiaro che dobbiamo adattarci e in questo primo anno l’adattamento della nostra struttura – sia per quanto riguarda il consiglio di amministrazione, che è diventato più snello con gruppi di lavoro ben definiti ed efficaci, sia di riorganizzazione interna dei vari team – ci permetterà di affrontare al meglio il futuro, con quella resilienza che abbiamo acquisito in tutti questi anni di attività. Siamo uno dei festival più longevi al mondo e di categoria A, credo che questo sia il momento giusto per ricordarlo.
Visti i profondi cambiamenti in atto nel mondo del cinema – le piattaforme di streaming, l’impatto dell’intelligenza artificiale sul lavoro creativo, il cambiamento delle abitudini di consumo delle giovani generazioni – quali tendenze pensa che il Festival debba sostenere e sviluppare?
Eccoci qua! Naturalmente, anche in questo caso dobbiamo adattarci. Non possiamo limitarci a seguire una tendenza, dobbiamo tenere aperte le nostre opzioni e salvaguardare ciò che abbiamo e ciò che sappiamo fare meglio in primo luogo (penso ad esempio a Locarno Pro), esplorando al contempo tutte le altre opzioni, preferibilmente con un certo anticipo rispetto agli altri festival.
Al contrario, ci sono sviluppi attuali nel mondo del cinema a cui il Festival dovrebbe opporsi per preservare la propria identità?
Non credo che l’identità del Festival sia in discussione. Si tratta di evoluzione: dobbiamo sperimentare, ma sempre mantenendo al centro il cinema e gli artisti.
La retrospettiva dell’anno scorso farà tappa al MoMA. Quanto sono importanti queste collaborazioni internazionali per il Festival?
Penso che, in questo momento, possa essere un raggio di sole a New York! L’internazionalizzazione del Festival è molto importante per me. È innanzitutto per questo aspetto che mi è stato chiesto di assumere la presidenza del festival, mentre per tutto il resto, sono sollevata dal fatto di potermi allineare con il nostro vicepresidente Luigi Pedrazzini. Andiamo avanti insieme.
Stiamo attraversando un periodo di contrazione culturale ed economica. Pensa che questo possa essere una sfida per un evento come il Locarno Festival?
Tutto è una sfida, ma mi permetta di rassicurarla rinviando le sue preoccupazioni almeno per un altro po’ di tempo. Dal punto di vista cantonale e federale, abbiamo ottimi motivi per contare su un rinnovo dei fondi stanziati, almeno fino al 2028. E i risultati del 2024 ci danno delle buone chances con i nostri sponsor e partner privati; e anzi puntiamo a un’espansione, a questo livello, che si dovrebbe concretizzare prossimamente.
Come pensate di affrontare questo nuovo clima culturale ed economico preservando l’essenza del Festival?
È una domanda che mi sono posta l’anno scorso e quando ho accettato la presidenza. Il nostro consiglio di amministrazione ne è consapevole e quest’anno abbiamo esaminato in modo ancora più dettagliato tutto quello che è possibile prevedere.
L’anno scorso in più occasioni ha espresso il suo sostegno alla direzione artistica. Il rinnovo dell’incarico a Giona A. Nazzaro testimonia una collaborazione proficua?
Ne è testimonianza. E anche i risultati del 2024 lo testimoniano.
Come si stanno sviluppando i rapporti con i nuovi membri del consiglio di amministrazione? La nuova struttura di governance funziona come sperato?
Abbiamo fatto molti progressi, all’interno del consiglio di amministrazione, migliorandone il funzionamento. E su questo vorrei ringraziare il vicepresidente e il comitato di revisione per l’instancabile lavoro svolto nell’ultimo anno nell’implementazione di una nuova struttura di governance e dell’organizzazione dei team. Da parte mia, ho un ottimo rapporto con il consiglio e con i direttori e spero di trovare più tempo per incontrare i vari team.
La questione delle date del Festival è stata oggetto di molte discussioni. Quali sono le sue priorità?
Ci siamo rivolti alla Città che ha accolto la nostra richiesta e si sta dimostrando un partner collaborativo nell’interesse del Festival. A livello regionale, questo tema ha sollevato discussioni, il che è comprensibile. D’altra parte, dal punto di vista dell’industria cinematografica, non c’è dubbio che anticipare le date ci darebbe maggiori possibilità di avere un programma più “sexy”, con un tocco di glamour in più – che è quello che rende Cannes o Venezia un successo e che qui è difficile da ottenere. Rigiro quindi la domanda a lei, perché finché sarò presidente, continuerò a negoziare le date che ci danno le migliori possibilità di successo. Ovviamente, e soprattutto in Svizzera, nulla avviene in fretta, e i progressi sono calcolati e misurati.