Cambia gestione il BarTolomeo, storico ritrovo della Città Vecchia che per undici anni per Raphaël e Sylvia Odermatt è stato ben più di un luogo di lavoro
Il locale è chiuso ormai da venerdì, ma il viavai di persone è praticamente ininterrotto. Qualcuno entra per salutare, altri (anche) per dare un’occhiata agli oggetti che è ancora possibile ritirare, ma c’è pure chi varca la soglia convinto di accomodarsi e bersi un caffè, per poi rendersi conto, osservando gli scatoloni e il classico tran tran da “trasloco”, che ormai non è più possibile. Sì, perché il BarTolomeo, noto ritrovo della Città Vecchia, dopo quasi undici anni di apprezzato servizio (da residenti e non) è ufficialmente in pensione. O meglio, ad andare in pensione sono i suoi gerenti, Raphaël e Sylvia Odermatt, mentre il locale situato in via Bartolomeo Rusca 8 (da qui il nome) a marzo riaprirà sotto una nuova gestione e con una nuova veste.
«Questo posto per noi è come una seconda casa per cui fa un certo effetto lasciarlo, però siamo sereni, è il momento giusto», ci racconta Raphaël, già direttore per sei anni dell’allora Manor di Locarno ma la cui vera indole «è sempre stata da esercente, anche se devo ammettere che quando undici anni fa abbiamo preso in mano il Bar, il fatto di essere stato direttore di Manor in una realtà come Locarno ci ha aiutato, perché la gente mi conosceva già. Siamo partiti io e mia moglie aiutati da nostro figlio e una ragazza e siamo sempre cresciuti, vivendo forse il periodo migliore lavorativamente parlando negli anni 2017-2019. Nel 2020 in seguito alla modifica degli orari d’apertura dei negozi abbiamo sentito un primo piccolo calo nell’orario dell’aperitivo e poi è arrivato il Covid. Dopo la pandemia non è più stato come prima, ma non solo da noi, tanti ristoratori si lamentano del fatto che, probabilmente a causa dello smart working, a mezzogiorno non si lavora più come prima, all’inizio è mancato circa un 50 per cento di clientela, ora siamo sul 30 per cento. E così diventa davvero difficile, in particolare per chi come noi non lavora la sera. Questa situazione ci ha un po’ tolto la motivazione per andare avanti, per cui, seppur a malincuore per i nostri dipendenti e clienti, abbiamo deciso di dire basta. Ma, come detto, chiudiamo un bel capitolo della nostra vita portandoci nel cuore tutte le persone che abbiamo conosciuto e i bei momenti vissuti».
Chi in questi anni ha frequentato il BarTolomeo, sa bene quanto la coppia originaria del Canton Vaud (e in parte anche i loro quattro figli) abbia messo nel locale… «Della gestione precedente è rimasto solo il bancone, che in ogni caso abbiamo rivestito. Per il resto siamo partiti da zero, abbiamo ideato e creato noi praticamente tutto. Ad esempio quell’insegna in legno con il nome del locale (indicando dietro il bar, ndr) io l’ho disegnata, Sylvia l’ha dipinta e insieme l’abbiamo “bruciata” per farla diventare com’è ora. O ancora questo tavolino l’ho assemblato io, così come ci siamo sempre occupati noi della pubblicità (depliant, cartelloni, menù), delle decorazioni e tutto il resto, seguendo le stagioni e gli eventi, come ad esempio il Locarno Film Festival, per il quale ci siamo sempre inventati delle cose particolari. Sì, questo locale è decisamente stato molto più di un semplice bar per noi, l’attività legata alla ristorazione è stata solo una parte di quello che ci ha “regalato” e, tra una cosa e l’altra, alla fine in undici anni abbiamo passato più tempo qui che nel nostro appartamento».
Una seconda casa per la quale la coppia ha trovato piuttosto rapidamente un nome, scelto non a caso («appena ho visto in che via si trovata ho subito pensato a BarTolomeo») ma comunque un po’ al buio… «Abbiamo provato a saperne di più su Bartolomeo Rusca ma, pur interrogando il Cantone e uno storico locarnese, non riuscivamo a trovare molte informazioni. Poi un giorno si è seduto per bersi una birra il professor Riccardo Carazzetti (archeologo, studioso e ricercatore ex direttore dei Servizi culturali della Città di Locarno) e lui non solo ha saputo raccontarci la storia di colui che abbiamo scoperto essere stato un avvocato e benefattore locarnese molto apprezzato, ma aveva pure in cantina un suo ritratto dipinto dal Ciseri».
Tornando ai nostri giorni, congediamo Raphaël Odermatt – che in passato ha fatto parte anche della Scia (Società Commercianti Industriali e Artigiani del Locarnese) e del comitato organizzatore della Notte Bianca – chiedendogli un parere sull’idea del Municipio di sperimentare una nuova viabilità che prevede la chiusura parziale al traffico veicolare della Città Vecchia… «Sono decisamente favorevole a una pedonalizzazione del centro storico, è giusto valorizzarlo, ma solo una volta ultimato l’autosilo Balli».