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Incendio Capanna Soveltra, prosciolto il presidente della Sav

La Carp ha respinto il ricorso del procuratore pubblico Moreno Capella, confermando il proscioglimento di Arturo Rothen dall’accusa di incendio colposo

3 febbraio 2025
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Arturo Rothen, presidente della Società alpinistica valmaggese (Sav), non può essere ritenuto responsabile dell’incendio che il 2 ottobre 2017 distrusse la Capanna Soveltra di Prato Sornico. Lo ha stabilito la Carp, la Corte di appello e revisione penale (presidente Giovanna Roggero-Will), respingendo il ricorso presentato dal procuratore pubblico Moreno Capella e confermando quindi il proscioglimento di Rothen dall’accusa di incendio colposo, come deciso nell’aprile 2024 dalla Pretura penale di Bellinzona nel processo-bis. Il numero uno della Sav (oggi come allora) era infatti stato condannato in prima istanza nell’ottobre 2021 dalla Corte presieduta dalla giudice Elisa Bianchi Roth a una pena pecuniaria sospesa, sentenza poi ribaltata in seconda istanza (giudice Elettra Bernasconi) dopo che la Corte di appello e revisione penale aveva accolto il ricorso del suo legale, Marco Broggini. Sta ora al pp Capella decidere se accettare la sentenza o se rivolgersi al Tribunale federale.

«Dopo sette anni e mezzo mi auguro che a questo punto possa essere scritta la parola fine – afferma al proposito l'avvocato Marco Broggini, contattato dalla ‘Regione’ –. Spero quindi che il procuratore possa ritenersi soddisfatto dalle motivazioni della Carp e rinunci a ricorrere al Tribunale federale». Da noi interpellato, Moreno Capella, procuratore generale sostituto, fa sapere che prenderà una decisione dopo aver esaminato con attenzione le motivazioni addotte dalla Corte d'appello e revisione penale.

All'origine del disastro un difetto di costruzione della canna fumaria

I fatti risalgono, lo ricordiamo, al pomeriggio del 2 ottobre 2017, quando le fiamme divampate dal sottotetto a causa – si scoprì in seguito – di un difetto di costruzione della canna fumaria, divorarono la capanna posta a 1’530 m e ricavata da un vecchio stallone dell’alpe edificato nel 1927 dal Patriziato di Prato Vallemaggia, poi ceduto in diritto di superficie (in scadenza nel 2027) alla Sav, che lo aveva trasformato in capanna, inaugurata nel 1999 e gestita fino al rogo del 2017. Fortunatamente nessuno rimase ferito, ma la struttura, una delle più frequentate della regione (si trova ai piedi del Pizzo Campo Tencia), nonostante l’intervento in elicottero dei pompieri di Cevio e Lavizzara, fu gravemente danneggiata. Peraltro a pochi anni da una ristrutturazione che l’aveva portata a disporre di 40 posti letto, una cucina a gas e legna, servizi igienici, una sala per seminari e 22 posti letto, suddivisi in quattro camere. Da notare come dal giorno del disastro, quel che è rimasto dell’edificio si trova in una sorta di limbo, in attesa dei circa 500mila franchi dell’assicurazione (che però attende l’esito del processo) che la stessa Sav vorrebbe utilizzare per effettuare una ristrutturazione “light”, dopo che il Patriziato locale le ha negato l’acquisto del sedime.

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