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Parole in libertà nell'ora di religione: parroco ‘sospeso’

Brissago, scompiglio per le modalità comunicative su alcuni temi delicati utilizzate dal nuovo prelato con i bambini delle Elementari. Andrà in formazione

In sintesi:
  • L'Ufficio dell'insegnamento religioso: ‘È opportuno che si formi prima di tornare in aula‘
  • Le lezioni affidate pro tempore a una docente che conosce l'istituto
(Archivio Ti-Press)
17 gennaio 2025
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Temi delicati e difficili per i bambini di scuola elementare quali la morte, il matrimonio, l’esistenza stessa di Babbo Natale, che fanno parte della vita ma che, se trattati con poca sensibilità ed empatia, arrischiano di spaventarli, scatenando in loro insicurezza, paure e ansie, non essendo infatti questi ultimi ancora capaci di un pensiero autonomo e di dare il giusto valore alle parole. Il risultato? Dalle famiglie degli allievi scattano le segnalazioni, interviene l’autorità scolastica e il nuovo parroco, da pochi mesi incaricato di impartire le lezioni di religione, viene momentaneamente sospeso; o, per meglio dire, inviato a frequentare un corso di preparazione alla docenza, alla quale in futuro potrà tornare, ma con basi più solide.

Famiglie preoccupate

È quanto successo a Brissago nelle ultime settimane, creando un certo scompiglio all’interno dell’istituto scolastico comunale. In concreto: i bambini – sembra i più grandicelli, di quarta e quinta Elementare – hanno portato a casa gli argomenti trattati dal parroco durante l’ora di religione; i genitori si sono preoccupati per il modo in cui le informazioni erano state passate ai figli (alcuni dei quali avrebbero sviluppato, appunto, paure e preoccupazioni, tanto da mandarli in lacrime davanti a mamma e papà) e così è dapprima partita una segnalazione alla Direzione dell’istituto scolastico e, in seguito, all’Ufficio dell’insegnamento religioso del Cantone, dove si è capito che l’unica soluzione intelligente era consentire al parroco di prendersi una pausa per… imparare come si fa, seguendo un periodo di congedo formativo. Indispensabile precisare che, da nostre verifiche, quanto accaduto nei mesi precedenti le vacanze natalizie non ha in alcun modo a vedere con reati legati alla sfera sessuale o a maltrattamenti. Il problema di fondo è unicamente da ricondurre alle modalità d’insegnamento da parte del parroco, giunto a settembre a Brissago e non in possesso di un’opportuna formazione di docente.

Approccio non consono

Da noi interpellato, il Municipio, al corrente dei fatti, fa sapere che “la Direzione scolastica ha raccolto alcune osservazioni sull’approccio pedagogico-didattico del docente, che sono state trasmesse per esame e competenza all’Ufficio istruzione religiosa scolastica, che ha infine stabilito, di comune accordo con il docente, un congedo formativo. Questa decisione va contestualizzata nell’ambito della valutazione delle competenze didattiche del docente effettuata dall’autorità competente”. Del caso è stato investito l’Ufficio dell’insegnamento religioso, che ha ascoltato le osservazioni del proprio collaboratore, un prelato romando. Risposta analoga arriva anche dal presidente del Consiglio parrocchiale di Brissago, Fabio Solari, che puntualizza: «Abbiamo preso atto della segnalazione di alcune mamme che facevano stato di un approccio secondo loro non consono all’insegnamento religioso da parte del nostro sacerdote. Come Consiglio parrocchiale non abbiamo le competenze per poter giudicare i metodi e le capacità pedagogiche e didattiche del sacerdote. Non essendo presenti ai fatti ci rimettiamo dunque alla decisione dell’Ufficio dell’insegnamento religioso. Le lezioni sono ora state affidate pro tempore a una persona formata in attesa che il parroco possa essere “reinserito”. Da parte nostra gli assicuriamo tutta la nostra solidarietà e abbiamo piena fiducia nell’operato degli organi competenti. Esprimiamo la nostra vicinanza a chi è stato coinvolto e a tutta la comunità scolastica».

‘Serve una pausa formativa’

Emanuele Di Marco, direttore a interim dell’Ufficio dell’insegnamento religioso (il suo predecessore, don Rolando Leo, è come noto rimasto invischiato in un’inchiesta penale per presunti reati sessuali) spiega a ‘laRegione’ cos’è successo a Brissago: «Abbiamo ricevuto segnalazione da parte della Direzione scolastica che l’amministrazione parrocchiale, incaricata di fare lezioni alle Elementari, in classe aveva trattato alcuni argomenti in modo un po’ superficiale e didatticamente discutibile. Con questo intendo delle tematizzazioni insufficienti, senza i necessari approfondimenti e, forse, la necessaria delicatezza. Questo ha determinato delle reazioni nei bambini, che hanno generato malumori a casa. Su queste basi abbiamo provveduto ad ascoltare un po’ tutte le parti coinvolte – Direzione scolastica, Comune e Consiglio parrocchiale – e ci siamo resi conto che questo docente, per quanto sia parroco, ha effettivamente avuto difficoltà a inserirsi nella realtà della scuola ticinese. Questo innanzitutto perché non la conosceva – proviene dalla Diocesi di Losanna, Ginevra e Friborgo – ma anche per una certa distanza da alcuni elementi di pedagogia religiosa e di psicologia dello sviluppo. Aggiungo che dopo Natale abbiamo sentito anche lui in diverse occasioni e abbiamo stabilito che la maniera migliore per rispondere a queste difficoltà sarebbe stato proporgli un “aggiornamento” specifico su determinati temi. Per favorire questa soluzione abbiamo consigliato un congedo formativo che lo aiuterà a meglio integrarsi in futuro nella realtà scolastica (dalla quale il prelato si è congedato rivolgendosi direttamente ai ragazzi). Nel frattempo, è stata incaricata una supplente, che tra l’altro è una docente già conosciuta all’interno della sede. Infine, abbiamo concordato con la Direzione scolastica di risentirci quando il cammino formativo sarà completato».

Di Marco aggiunge che «questa è una delle situazioni nelle quali ci si rende conto che la formazione di chi entra a scuola non è adeguata al contesto. Preciso che le valutazioni effettuate ci hanno indicato che non vi sono i termini per delle sanzioni, ma serve solo una pausa formativa, che non va intesa come sospensione punitiva ma come opportunità di crescita».