La questione case secondarie e fiscalità sbarca al Convivio locarnese, dopo la decisione di Ascona di inviare un formulario ai proprietari
Riuscire a capire quanti sono i proprietari delle migliaia di residenze secondarie nel Locarnese che soggiornano sulle rive del Verbano per 90 o più giorni all’anno, tanto da dover venir assoggettati fiscalmente nel Comune dove hanno la loro casa di vacanza. O addirittura, nel caso in cui i presupposti siano dati (oltre 180 giorni), chiamati a portarvi il loro domicilio.
Ascona, come anticipato da laRegione, ci prova: in questi giorni invierà un formulario, con l’obiettivo di scattare una fotografia della situazione; non solo per calcolare quanto sono lunghi i periodi trascorsi nelle case di vacanza, ma anche per raccogliere dati sulle esigenze di chi questi alloggi li usa e sui periodi di permanenza. Una sorta di punto di partenza che rimbalzerà sul tavolo delle discussioni del Convivio intercomunale dei sindaci del Locarnese (Cisl), intenzionato ad affrontare il tema nella seduta prevista a fine gennaio. Allargare il discorso su scala regionale potrebbe portare a degli sviluppi interessanti, soprattutto in un periodo nel quale gli enti locali (e per estensione anche il Cantone) cercano nuove strade per aumentare le entrate e il numero di contribuenti.
Già anni fa qualcuno aveva cercato di far intendere che la questione poteva/doveva essere trattata a livello sovracomunale. Giorgio Ghiringhelli (Il Guastafeste) nel 2009, quando era consigliere comunale a Losone, aveva inoltrato al Municipio un’interpellanza: «Sottolineavo la necessità di approfondire la tematica a livello cantonale o almeno regionale e ciò per evitare doppioni, sprechi di tempo e di energie, ma anche per trovare soluzioni applicabili in modo uniforme su vasta scala – ricorda –. Avevo inoltre aggiunto che la miglior soluzione, nell’interesse dei Comuni stessi, sarebbe quella di creare una Commissione composta da rappresentanti delle diverse località (i responsabili dei dicasteri delle Finanze e/o della Polizia, ad esempio) e da persone del Cantone, esperte in questioni tributarie». La sconsolata considerazione finale del Guastafeste: «Purtroppo vedo che da allora poco o nulla è stato fatto e si continua a procedere in modo sparpagliato, anziché unire le forze a livello regionale. Eppure sarebbe importante per i Comuni locarnesi, che continuano a lamentarsi per le conseguenze negative degli sgravi fiscali decisi a livello cantonale sulle loro finanze, dedicare maggior impegno all’identificazione di quei proprietari di residenze secondarie che soggiornano più a lungo in Ticino che non oltre Gottardo e che dunque dovrebbero pagare le imposte qui. Pure le autorità cantonali avrebbero interesse ad appoggiare i Comuni in questa operazione, avviando nei confronti degli interessati delle cause che sono di loro competenza».
Che finora si sia proceduto in modo sparpagliato è un dato di fatto. Oltre al formulario inviato da Ascona, ci sono state alcune iniziative in Gambarogno, un territorio dove le case secondarie sono circa tremila. Ma i risultati, come confermatoci qualche tempo fa dal sindaco Gianluigi Della Santa, sono stati scarsi. Sulla scia di quanto fatto sulla sponda sinistra del Verbano, anche Minusio si era attivato: «Nel 2023 avevamo inviato un formulario ai 1’500 proprietari di case secondarie sul nostro territorio – spiega il sindaco Renato Mondada –. Ne sono rientrati 1’059. Alla domanda se ci fosse interesse a spostare il domicilio fiscale, hanno risposto positivamente 152 persone: 53 per un cambio integrale, 99 per un assoggettamento parziale. Con questi proprietari abbiamo cercato di portare avanti il discorso, offrendo la disponibilità a un incontro, ma questa volta con poco successo. Infatti, per usare un eufemismo, non si sono fatti avanti in molti... In conclusione, il successo finale non è stato quello sperato. Non abbiamo notato la disponibilità che ci potevamo aspettare». Come considera l’idea di affrontare l’argomento su scala regionale? «Mi sembra buona e mi auguro che possa portare frutti».
A questo punto la domanda chiave potrebbe essere: per quanti giorni all’anno soggiorna sulle rive del Maggiore chi possiede un alloggio secondario? La risposta arriva dalla “Inchiesta sulle case secondarie nella regione Lago Maggiore e Valli: abitudini e comportamenti dei proprietari”, pubblicata a inizio 2014 dall’Osservatorio del turismo (O-tur) dell’Istituto di ricerche economiche dell’Università della Svizzera italiana (Usi). Un lavoro che era stato commissionato dai quattro enti turistici di allora, oggi unificati sotto il cappello dell’Otlmv.
Tra i capitoli dell’inchiesta, ce n’è uno che si concentra proprio sulla permanenza. “L’obiettivo di questa sezione del rapporto è descrivere quelle che sono le consuetudini dei proprietari di seconde case nel recarsi, più o meno abitualmente, a destinazione”, vi si legge. E un accento è posto anche sulla durata dei soggiorni. “Si registra che durante la primavera (marzo-maggio) la durata media del soggiorno dei proprietari di seconde case è di 17 giorni; nel corso dell’estate (giugno-agosto) il dato parla di 23 giorni mentre nel trimestre autunnale (settembre-novembre) la permanenza è di circa 16 giorni. Il soggiorno più corto avviene in inverno, nel corso del quale i proprietari di seconde case si fermano mediamente 9 giorni con quasi un terzo dei rispondenti che ha riportato di non recarsi affatto in Ticino”. Facendo la somma, si arriva a circa 60 giorni all’anno. Troppo pochi per pensare a un assoggettamento fiscale...
Relativamente alla permanenza totale dei rispondenti nel corso dell’anno, l’analisi dei dati ha fornito alcune evidenze interessanti sempre inerenti la permanenza media: “Tende ad aumentare con l’avanzare dell’età dei proprietari; il legame può essere dato dalla maggiore disponibilità di tempo libero. Inoltre risulta essere significativamente più elevata tra i proprietari di case singole piuttosto che tra quelli che posseggono appartamenti o rustici”. E ancora: “Chi ha acquistato l’abitazione per motivi puramente di piacere tende a fermarsi, in media, oltre dieci giorni in più all’anno rispetto agli altri “tipi” di proprietari; l’unica eccezione è rappresentata da chi ha acquistato la casa con l’intenzione di passarvi la vecchiaia: questi risultano essere la categoria di rispondenti la cui permanenza media è più elevata (circa 80 giorni all’anno)”. In questi casi, quindi, ci si avvicina al limite dei 90 giorni, che porterebbe a scovare nuovi contribuenti, seppur con assoggettamento fiscale parziale.
Ma c’è di più. Risulta che all’aumentare della probabilità di stabilirsi definitivamente presso il Lago Maggiore nel corso della vecchiaia, cresce la durata media del soggiorno. Chi è amante del luogo, passa molto più tempo a destinazione rispetto a chi ha acquistato la casa per altri motivi: “Si può interpretare il fatto di decidere di trasferirsi a destinazione come una sorta di ‘estensione’ del piacere che si prova nel passare dei soggiorni presso il Lago Maggiore e il risultato è che questo sentimento abbia un effetto ancora maggiore sulla durata del soggiorno”.
Dall’analisi emerge poi che la nazionalità dei proprietari non influisce sulla durata dei soggiorni (solo i pochi francesi fanno eccezione, con meno giorni nelle loro case in riva al Verbano). Incide positivamente sul numero di giorni da trascorrere nel Locarnese la presenza di manifestazioni. O-tur osserva: “Esiste un segmento di proprietari che tende a sfruttare la propria abitazione nel corso dell’anno proprio per partecipare alle diverse manifestazioni organizzate sul territorio”.
Alcuni risultati interessanti fanno riferimento alle domande di carattere psicologico incluse nel questionario. “La soddisfazione di possedere una casa nella regione del Lago Maggiore spinge i proprietari a fermarsi più a lungo e lo stesso effetto si riscontra se si considera il legame che i rispondenti hanno riportato di avere nei confronti della destinazione (...). Al contrario, sentimenti come il piacere di trascorrere i soggiorni presso la regione o il fascino che la stessa ha sui proprietari (due variabili che sono tra loro fortemente correlate) non sembrano influenzare particolarmente la decisione di fermarsi a destinazione più o meno a lungo. Un ulteriore aspetto fa riferimento al ‘sentirsi turista’ nella destinazione dove si possiede la proprietà secondaria: più è forte tale sentimento più breve è il soggiorno. Infine, il fatto di non relazionarsi con i residenti rappresenta un freno per gli intervistati: i dati mostrano infatti che chi tende a non avere dei rapporti sociali con gli abitanti della regione preferisce soggiorni più brevi. Tutti questi aspetti risultano essere interessanti in quanto profilano quanto il legame con la destinazione (più che il piacere di trascorrervi dei periodi di vacanza) e il sentirsi ‘residente’ (piuttosto che un turista) influenzano positivamente la durata della permanenza nel corso dell’anno presso il Lago Maggiore; a ciò segue, inoltre, che le persone che stabiliscono delle relazioni sociali con i locali si trovano, evidentemente, molto più a proprio agio nel recarsi alla propria residenza secondaria”. Aspetti che sicuramente potranno risultare interessanti da approfondire per i sindaci intenzionati ad affrontare il tema già nell’incontro fissato alla fine di questo mese.