Locarnese

Prato secco ad Ascona: ‘Il recinto no. Meglio altre misure’

Per il Municipio la mozione di Valerio Sala va respinta: per trovare soluzioni è già all'opera uno studio di architettura del paesaggio di Zurigo.

Sentieri creati dai continui passaggi nel corso degli anni
13 marzo 2024
|

Recintare il prato secco sul sedime dell'ex aerodromo di Ascona per evitare che venga rovinato. È la richiesta formulata dal consigliere comunale Valerio Sala (Gruppo rosso verde + Forum alternativo) tramite una mozione. Ora arriva il preavviso del Municipio e della Commissione edilizia e opere pubbliche: entrambi chiedono al Consiglio comunale, convocato in seduta il prossimo 26 marzo, di respingere la proposta.

Ma non è tutto qui. Infatti l'area protetta sarà tutelata, così come richiesto a più riprese (in passato anche tramite un'interpellanza). L'Esecutivo spiega in dettaglio i recenti sviluppi: “Il 17 febbraio 2023 i rappresentanti del Municipio, del Patriziato (proprietario del sedime, ndr.) e il Cantone, con la Sezione dello sviluppo territoriale e con l'Ufficio della natura e del paesaggio (Unp), si sono incontrati, su istanza delle autorità cantonali, al fine di chiarire se e come poter regolare il flusso di persone all'interno della zona nucleo del prato secco”. Dall'incontro sono emerse alcune riflessioni e considerazioni: “Secondo le autorità cantonali al momento dell'elaborazione del Decreto di protezione la pressione antropica non era ritenuta problematica”. A seguito di una delle misure previste dal decreto, ovvero lo smantellamento della parte sud della pista di asfalto dell’ex scalo aereo, le persone che prima camminavano sul manto sintetico si sono spostate nell’area protetta, “aumentando di conseguenza la pressione sul prato secco anche se il numero dei visitatori è rimasto invariato”.

Il Cantone, basandosi su documentazione fotografica e dopo quanto constatato durante un sopralluogo con l’autorità federale, è giunta alla conclusione che il numero dei sentieri è aumentato. Tuttavia né Bellinzona né tantomeno il Comune possono introdurre misure repressive per evitare che le persone camminino nell’area tutelata: infatti il Decreto di protezione non le prevede e non contempla neppure il problema della pressione antropica.

Ciò non vuol dire che questa pressione non esista: “Sia la Confederazione, sia l’Ufficio natura e paesaggio hanno concordato che la situazione necessiti di un approfondimento tra tutti gli attori coinvolti, anche se ciò non era formalmente previsto nel Decreto”. Cantone e Comune, dal canto loro, sono d’accordo sul fatto che alla posa di una recinzione – come inizialmente proposto da Berna – “sia preferibile cercare una soluzione altrettanto efficace ma non impattante paesaggisticamente, o addirittura in grado di valorizzare l’estetica del comparto”.

E quindi: “Di recente il Consiglio di Stato, dopo aver sentito Patriziato e Municipio, ha conferito un mandato a uno studio di architettura del paesaggio di Zurigo con grande esperienza in questi ambiti. Rileviamo – scrive ancora l’Eesecutivo – che l’onere di tale studio sarà assunto dal Cantone (35 per cento) e dalla Confederazione (65 per cento)”. Il committente responsabile del mandato è il Cantone e l’elaborazione sarà seguita dall’Unp.

Fruizione pubblica
a braccetto con la protezione

Il mandato ha lo scopo di proporre una serie di possibili misure per “migliorare la fruizione pubblica nell’ottica della conservazione della vegetazione protetta. Secondo gli intenti del Cantone le misure dovranno essere orientate anche alla valorizzazione paesaggistica del comparto e per questo motivo gli interventi dovranno essere coerenti con il contesto circostante. Il progetto di massima andrà a considerare un perimetro più ampio di quello contemplato nel Decreto di protezione”. Le misure che saranno proposte si limiteranno tuttavia all’area oggetto dello stesso Decreto.

Infine, va segnalato che tutte le proposte che scaturiranno dallo studio di massima saranno discusse tra le diverse autorità (Berna, Bellinzona, Comune e Patriziato), “così che si possa coordinare, sulla base degli interessi e delle volontà di tutti gli enti coinvolti, la loro eventuale attuazione”.

Ciò detto, il Municipio nel suo preavviso specifica che “tutte le autorità coinvolte abbiano già intrapreso quanto necessario per studiare le possibili soluzioni per riuscire a limitare la pressione antropica del prato secco”. Resta inteso che nel caso in cui vi saranno opere o costi a carico del Comune, l’Esecutivo passerà prima dal legislativo con un messaggio e relativa richiesta di credito. Il Municipio e la Commissione edilizia e opere pubbliche ritengono infine che la richiesta di una recinzione del prato secco vada respinta. La seconda richiesta di Sala, ovvero quella di elevare contravvenzioni a chi non rispetta l’area protetta, non è considerata ricevibile, in quanto si tratta di un tema di esclusiva competenza del Municipio.

Leggi anche:
Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔