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Lotta alla farfalla killer delle palme: una guerra difficile

Il Municipio di Brissago, preoccupato per i danni al patrimonio arboreo, chiede al Cantone strumenti di lotta pratici e meno costosi di quelli indicati

7 novembre 2023
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Le palme stanno a Brissago come il Cervino sta a Zermatt. Ornano il suo splendido lungolago, conferiscono alla località di confine un aspetto mediterraneo e a livello turistico contribuiscono a veicolare l’immagine del paese fuori dai confini cantonali. Tra i ‘turisti’ indesiderati che però, negli scorsi tempi, hanno trovato dimora su queste rive e che stanno dando filo da torcere a chi si occupa della gestione del verde pubblico c’è il castnide della palma (nome scientifico: Paysandisia archon), un lepidottero originario del Sud America diffusosi da qualche anno in diverse aree del Sud dell’Europa. Questa farfalla dall’apertura alare di una decina di centimetri, striata di arancione, nero e bianco, mette in serio pericolo molte specie di palme a causa delle larve che, scavando gallerie all’interno di esse, nutrendosi dei tessuti vegetali portano la pianta alla morte. All’inizio la palma non rivela chiari sintomi dell’attacco da parte della larva, ma evidenzia uno stato generale di sofferenza, con foglie ingiallite o secche. Quando si raggiunge invece lo stadio terminale dell’infestazione, la pianta ha un vero e proprio “collasso”, tanto da portarla alla morte. Il rischio per giardini e parchi è dunque enorme. A essere minacciate sono non solo le palme ornamentali esotiche, ma anche la palma nana (Chamaerops humilis), specie europea molto importante per gli ecosistemi del Mediterraneo. Il Dipartimento del territorio (tramite la Divisione dell’ambiente), confermata la presenza del pericoloso animaletto, è subito corso ai ripari. Ha provveduto a informare le autorità dei Comuni interessati, consigliando anche gli strumenti indicati per debellare lo scomodo ‘ospite’. Nel borgo di confine, l’Ufficio tecnico ha preso in mano l’incombenza, fermamente deciso a proteggere il patrimonio verde storico (si parla di palme pregiate il cui valore, in alcuni casi, si aggira sulle decine di migliaia di franchi); ha pure verificato l’esistenza di prodotti biologici che potrebbero funzionare nella lotta alla Paysandisia, impiegati altrove ma che, tuttavia, non sono al momento autorizzati dal Cantone perché non omologati dalla Confederazione.

‘Risorse che non abbiamo e costi che non possiamo sostenere’

Nel frattempo, l’eliminazione delle piante colpite dall’organismo in questione richiede un lavoro assai laborioso. Anche perché le parti del vegetale colpite vanno rimosse e devono essere consegnate al termovalorizzatore in sacchi RSU, previo accordo con l’accettazione della struttura. Una strategia la cui attuazione, tuttavia, non sembra soddisfare le autorità brissaghesi: «La ricerca delle parti colpite, la rimozione delle larve, la sistemazione in appositi sacchetti, la raccolta in benne e lo smaltimento nel termovalorizzatore richiedono tempo e risorse in termini di personale e di logistica (non possiamo far capo al nostro ecocentro) che non abbiamo – spiega il sindaco, Roberto Ponti – senza dimenticare i costi, interamente a carico del Comune. Un discorso che interessa, non dimentichiamolo, anche i privati: diventa difficile spiegare all’utenza le modalità di smaltimento previste dal Cantone. Ancor più difficile, per i nostri servizi, controllare che ciò avvenga nella corretta modalità. Le palme sul lungolago sono piante di pregio e se l’intervento non è tempestivo rischiamo seriamente di perderle. Mi chiedo perché non ci viene concesso di trattarle con i prodotti fitosanitari sul mercato usati in altri Paesi a noi vicini. Come Municipio, senza creare polemiche, considerato l’alto numero di piante che sono già oggi interessate dal fenomeno (migliaia solo nel nostro comprensorio) sommate a quelle che lo saranno nei prossimi anni, auspichiamo una strategia efficace e di pratica attuazione».

Niente prodotti non omologati

Richiesta non facile da esaudire. Anche perché la lotta a queste devastanti larve ancora poco conosciute non può essere condotta ricorrendo a prodotti chimici dei quali non si conosce l’effettiva efficacia e che potrebbero causare danni collaterali (come casi d’inquinamento delle acque e dei terreni, dal momento che le palme ormai sono presenti anche nei boschi e in prossimità di corsi d’acqua).

Logico quindi che Berna soppesi attentamente ogni aspetto della problematica, prima di omologare dei prodotti fitosanitari da poter impiegare in seguito.

Ci vorrà del tempo, che purtroppo gioca a favore delle farfalle sudamericane e della loro famelica prole.

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