Locarnese

In aula per quei reati nel sottobosco delinquenziale locarnese

Per un 33enne un atto d'accusa di venti pagine, tra droga, furti e guida senza patente. Ma lui respinge molte imputazioni

Ammesso il consumo e lo spaccio di cocaina
(Ti-Press)
26 luglio 2023
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Un sottobosco di piccoli delinquenti che nel Locarnese vivono di espedienti. Ma anche di reati, di spaccio di droga e di furti. Personaggi noti che appaiono e riappaiono in vari procedimenti penali. Quasi tutti pronti ad assumersi colpe di poca entità, scaricando sugli altri quelle più gravi.

È in questo contesto che s'inserisce la vicenda del 33enne, di nazionalità irachena, apparso oggi di fronte alle Assise criminali di Locarno, riunite a Lugano. A presiedere il processo la giudice Francesca Verda Chiocchetti (giudici a latere Monica Sartori-Lombardi e Aurelio Facchi), che durante la mattinata ha ripercorso l'atto d'accusa, firmato dal procuratore pubblico Pablo Fäh. Un atto d'accusa consistente: 20 pagine con 34 ipotesi di reato. Più un atto d'accusa aggiuntivo di altre cinque pagine.

Non solo infrazioni alla legge federale sugli stupefacenti per vendita e consumo di cocaina. Ma anche guida senza patente, senza targhe e senza assicurazioni; infrazioni alle norme di circolazione; detenzione di anabolizzanti e altre sostanze dopanti; lesioni semplici; ingiuria ripetuta (anche nei confronti di poliziotti); violenza e minaccia contro le autorità; calunnia; furti diversi; truffa; danneggiamento; diffamazione; falsità in certificati e altro ancora.

L'imputato, divorziato e padre di due figli, senza impiego e con precedenti penali, ha ammesso parte delle imputazioni. Ma non tutte: altre, a suo dire, gli sono state addossate ingiustamente da suoi amici o conoscenti. In aula ha spiegato per filo e per segno, con una certa qual coerenza, quali sono i reati che ha commesso. E ha pure elencato quelli per i quali non è responsabile.

Proprio questo atteggiamento è stato stigmatizzato dal procuratore pubblico. Nella sua requisitoria, Fäh ha ricordato che il 33enne in sette anni ha compiuto una serie impressionante di reati: «Ha continuato a delinquere e questa è la sua unica costante da quando è ragazzo. Non ha fatto nulla per migliorare la sua situazione: vive di espedienti, non ha lavoro né stabilità. È capace solo di fare promesse. Avanza sempre le solite scuse, attribuendo ad altri la colpa. Le sue versioni cambiano di volta in volta, dimostrando disprezzo verso il prossimo, anche verso le autorità giudiziarie». E ancora, rincarando la dose: «Ha alle spalle continue denunce da privati, con relativi interventi della polizia. È stato condannato la prima volta quando aveva 14 anni; da lì le sue apparizioni di fronte ai giudici si sono sommate».

Riferendosi all'atto d'accusa Fäh ha aggiunto: «Ammette qualcosina, ma riducendo le proprie responsabilità. Anche scremando le imputazioni cambia poco, vista la quantità». Insomma, la cocaina spacciata ammontava a 50 grammi, non a 120. Anche il numero dei suoi “clienti” si è ridotto nel corso del dibattimento. Per il procuratore, tuttavia, ci sono i riscontri di un giro di droga piuttosto consistente; ha quindi chiesto di considerare tutte le imputazioni a carico del 33enne. Sembra infatti difficile credere che non sapeva che la bici (da 3'700 franchi), che voleva rivendere, era rubata; e neppure che un suo compare avrebbe sgraffignato i profumi (per oltre 1200 franchi) che lui aveva messo nel carrello; o che un suo amico gli aveva infilato la marijuana (45 grammi) nello zainetto, dove gli agenti di Polizia l'hanno trovata. Infine, come supporre che non era al corrente che un conoscente, incontrato per caso in un negozio di alimentari, sarebbe uscito in fretta e furia nascondendo una bottiglia di whisky sotto la giacca.

«Una situazione di incessante delinquere. È strafottente nei confronti delle regole, per soddisfare i propri interessi primari. Arrestato ben tre volte, ha già trascorso diversi mesi in carcere. Ma ciò non ha sortito nessun effetto». Dopo 342 giorni di carcere preventivo (suddivisi in due periodi) ha chiesto la libertà che gli è stata concessa. «I buoni propositi, però, sono rimasti lettera morta – ha concluso il procuratore pubblico – Ha solo creato casini. È tornato a vivere di espedienti, a consumare droga esattamente come negli anni precedenti».

La richiesta di pena: 33 mesi, interamente da espiare (deducendo il carcere preventivo sofferto) e l'espuslione dalla Svizzera per 6 anni. «Forse ha pensato che “integrazione” vuol dire commettere reati. Lo fa da quando aveva 14anni. Non sa adattarsi alle regole e se ne infischia. Nulla lascia presagire che il suo comportamento possa migliorare».

‘Sono come il prezzemolo’

Sul fronte opposto il difensore, l'avvocato Maurizio Pagliuca, che nella sua arringa ha parlato della verità a macchie di leopardo. Ovvero: andare prendere le diverse dichiarazioni di diversi soggetti. «In questo procedimento penale abbiamo verbali d'interrogatorio con tante versioni. Rilasciate, come ammesso dal procuratore, da personaggi non facili. Personaggi che hanno detto tutto e il contrario di tutto. Accusatori privati, vittime, co-imputati che hanno accusato il mio cliente. In questo contesto sono tutti dei soggetti di un sottobosco del Locarnese, connessi tra di loro. Troviamo gli stessi nomi in tanti e diversi incarti. Per la giustizia sono come il prezzemolo: sono dappertutto in diversi procedimenti». Alcuni hanno scaricato sul 33enne colpe loro, per evitare guai con la giustizia: «Un acquirente di cocaina, per non rivelare i nomi di altri suoi fornitori, ha attribuito al mio assistito anche dosi spacciate da altri. Per paura di incorrere in una multa una donna ha negato di avergli ceduto l'auto, anche se sapeva che non aveva la patente. Ha poi cambiato versione quando si è fatto avanti un testimone che la smentisce. Cade quindi l'ipotesi del furto d'uso».

E più avanti lo stesso avvocato ha affermato: «Non ci muoviamo in situazioni penali ordinarie. Un incarto considerava addirittura il mio assistito uno dei responsabili di una rete di furti di bici e monopattini nel Locarnese.
Sono perfettamente conscio che ha commesso diversi reati penali. Ma ciò non significa che per questo è un bugiardo. Gli altri attorno a lui hanno preservato i loro interessi mentendo e scaricando le colpe». Pagliuca ha chiesto di prosciogliere l'imputato «dai reati che lui afferma di non aver commesso e per i quali le accuse non sono sostanziali o non ci sono prove». Insomma, una sostanziosa riduzione della pena e niente espulsione. La sentenza è attesa domani alle 12.

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