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Gli ‘angeli del cielo’ affinano la loro tecnica

Settimana di istruzione per gli equipaggi della Rega, impegnati (in esercizio) in una missione di salvataggio ad Arcegno

Comincia la missione (Ti-Press)

Settimana di istruzione per gli equipaggi della Rega, impegnati (in esercizio) in una missione di salvataggio ad Arcegno

16 marzo 2023
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Giorno e notte non fa molta differenza. Loro, gli elicotteri della Rega, sono sempre pronti ad alzarsi in volo. «Lo scenario più difficile? Quelli in cui si interrompe un intervento a causa di condizioni meteo proibitive; non si abbandona mai nessuna persona in difficoltà, ma a volte, seppure a malincuore, occorre rimandare l’intervento, dopo averle provate tutte». Nelle parole di Silvio Pini, pilota Rega con undici anni di servizio alle spalle e uno degli istruttori degli equipaggi (le ‘crew’) per gli AgustaWestland Da Vinci a livello nazionale c’è tutto il riassunto della missione della Rega, la Guardia aerea svizzera di soccorso. «Ogni intervento, per un motivo o per un altro, è impegnativo... Di certo le missioni che coinvolgono anche bambini sono le più toccanti». E le condizioni più impegnative per volare, quali sono? «Chiaramente di giorno, con brutto tempo e magari con forte vento è più difficile volare che rispetto a una notte tranquilla e con la luna piena, ma siamo comunque abituati e addestrati a volare in tutte le situazioni. La condizione atmosferica forse più delicata per volare, oggi come oggi, è quella del ghiaccio, ancora abbastanza limitante».

‘Ogni intervento, per un motivo o per l’altro, è impegnativo. I più toccanti? Quelli con i bambini’

Proprio per essere pronti per ogni evenienza, e con ogni tipo di scenario con cui ci si può trovare confrontati, regolarmente a livello nazionale vengono organizzate delle settimane di istruzione, una delle quali, che coinvolge direttamente la Base 6 – quella stazionata a Magadino – è in pieno svolgimento in diverse ‘piazze’ del Ticino.

Ti-PressPronti a entrare in azione

«Questi ‘campi di allenamento’ sono utili per perfezionare le tecniche e, soprattutto, per affinare i meccanismi e il coordinamento tra le figure professionali a bordo o che operano durante l’intervento (piloti e soccorritori) della Rega e medici e alpinisti Cas specialisti del soccorso in elicottero (comunemente identificati con l’acronimo derivato dal tedesco Rsh, che sta per Rettungsspezialisten Helikopter), ‘pedine’ fondamentali che vanno a completare l’equipaggio quando l’intervento lo rende necessario – illustra lo stesso Pini –. Settimane come questa mirano a standardizzare le procedure, in modo da poter lavorare nella massima sicurezza ed efficienza con ogni tipo di scenario. Per questo a completare il gruppo che sta seguendo la formazione ci sono pure due soccorritori provenienti da un’altra base Rega: quella di Untervaz, nei Grigioni». Per coprire l’intera Ticino e Mesolcina e garantire la massima prontezza di intervento il gruppo di Rsh si compone di una decina di persone volontarie che si alternano al picchetto, pronte a salire a bordo in caso di chiamata dalla centrale operativa.

Dalle cabine da evacuare al Tamaro al rocciatore in difficoltà

«Cambiano le piazze di lavoro, ma generalmente i contenuti e gli aspetti toccati sono i medesimi per tutte le settimane di formazione che vengono organizzate nelle diverse sedi della Svizzera. Il lunedì si esercita l’evacuazione di un impianto a fune. Nel nostro caso, ad esempio, abbiamo lavorato con le telecabine del Monte Tamaro. La mattinata del secondo giorno è dedicata alla teoria, in sede, mentre nel pomeriggio si ripassano le procedure in volo. Mercoledì si torna in azione, con scenari concepiti per affinare la preparazione dal punto di vista tecnico e da quello medico di un intervento. Per Rsh e medici l’istruzione finisce qui, mentre per piloti e soccorritori il lavoro prosegue, e nel quarto giorno si concentra principalmente sulle procedure con il verricello, di giorno e di notte. La giornata del venerdì, di norma, viene tenuta come riserva qualora il meteo abbia impedito qualcuna delle precedenti missioni o, in alternativa, per l’addestramento al volo strumentale».

Ad Arcegno, ‘campo-base’ della terza giornata di lavoro, a coordinare le operazioni sulla piazza di lavoro tecnica è Filippo Genucchi, cinquantenne bleniese che da un’abbondante dozzina d’anni completa la crew della Rega quando le missioni richiedono l’impiego di uno specialista del soccorso con elicottero. «Sono tre gli scenari che abbiamo previsto per la giornata di esercitazione ad Arcegno – spiega Genucchi –. Tre situazioni che ci permettono di perfezionare la nostra tecnica di lavoro in condizioni non ottimali. Le operazioni in parete sono spesso delicate anche per chi sta ai comandi dell’elicottero: finché la persona calata rimane agganciata al cavo, il velivolo è come se fosse ‘collegato’ al terreno, per cui è molto più suscettibile a essere destabilizzato in caso di improvvise folate di vento».

Ti-PressSulle rocce di Arcegno

Parole, quelle di Filippo Genucchi, che trovano pieno riscontro nell’atto pratico e che, viste appunto le folate di vento da nord che spazzano la frazione collinare di Losone, costringono il responsabile dell’esercitazione a rinviare al pomeriggio tutte le operazioni. «Molto dipende dal tipo di intervento che dobbiamo effettuare, ma con folate di vento che raggiungono i 60-70 km/h tutto diventa più complicato, ragion per cui, soprattutto durante un’esercitazione, seppure a malincuore, è meglio non volare, per non mettere in pericolo anche la vita dell’equipaggio, precisa a sua volta il pilota Corrado Sasselli.

Il caso reale

Ma qual è l’intervento più delicato che in questi anni ha dovuto effettuare Filippo Genucchi? «Dal punto di vista tecnico, quello più impegnativo è stato il soccorso di uno scalatore, trovatosi in difficoltà mentre stava arrampicando ‘in prima’, con l’ultimo moschettone fissato alla parete una decina di metri più in basso di lui... In un caso così occorre usare la massima delicatezza quando ci si fa calare in parete dall’elicottero, al fine di evitare pericolosi urti nell’agganciare la persona in difficoltà. Situazioni simili, per fortuna, capitano molto di rado, ma quando succedono, occorre essere pronti e avere la ‘freddezza’ necessaria per fare la mossa giusta».

Foto Pedrazzini/RegaL’evacuazione di una cabina al Tamaro