Locarnese

Golf aperti in pandemia: ‘Non vi fu alcuna violazione’

La Pretura penale proscioglie il presidente di Ascona e il direttore di Losone, denunciati nel febbraio del ’21 per non aver rispettato l’Ordinanza Covid

In effetti la ‘distanza sociale’ non manca
(Ti-Press)
10 gennaio 2023
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Durante la pandemia non vi fu, da parte dei Golf di Ascona, Losone e anche Lugano, alcuna violazione dell’obbligo di chiusura delle strutture sportive. Lo ha stabilito la giudice della Pretura penale di Bellinzona Elisa Bianchi Roth, prosciogliendo a processo da tutte le accuse il presidente del Golf Patriziale di Ascona, Luca Allidi, e il direttore del Golf Gerre di Losone, Ennio Losa. La notizia è stata comunicata ai soci dei due club locarnesi e a quelli del "cugino" luganese dai vertici dei tre sodalizi. Stando alle motivazioni della sentenza, giunte a fine dicembre, l’apertura dei Golf fu "rispettosa di quanto stabilito dalla ‘Ordinanza Covid-19 situazione particolare’ e non ne costituiva violazione alcuna".

La dettagliata lettera esplicativa arrivata in queste ore ai soci ricorda quanto avvenuto – invero piuttosto clamorosamente – il 18 febbraio del 2021, quando la polizia era intervenuta ad Ascona e Losone ordinando la chiusura immediata dei Golf "sulla base dell’Ordinanza Covid allora in vigore", arrivando addirittura a denunciare i responsabili dei sodalizi al Ministero pubblico.

Autorità e polizia sapevano

La "Ordinanza Covid situazione particolare - inasprimento dei provvedimenti" era entrata in vigore il 22 dicembre del 2020. In precedenza, a dicembre, ma anche a gennaio, i Golf di Ascona, Losone e Lugano erano rimasti aperti "e autorità e polizia ne erano a conoscenza", viene ricordato nella lettera ai soci. Tant’è vero che "la polizia cantonale è passata più volte a far visita ai Golf". Poi, però, "improvvisamente, il 27 gennaio 2021, è giunta una comunicazione del presidente di Swiss Golf, secondo cui – sulla scorta di un’email di un funzionario dell’Ufficio federale dello sport – i Golf di tutta la Svizzera avrebbero dovuto chiudere".

Preso atto di quella comunicazione, il 1° febbraio Luca Allidi, presidente del Golf Patriziale di Ascona, aveva scritto al suo omologo nazionale informandolo che il Golf Club Patriziale di Ascona si riservava di "non rispettare le direttive" poiché considerate "frutto di un’interpretazione contraria alla lettera, al senso e allo scopo dell’‘Ordinanza Covid-19 situazione particolare’". Successivamente, anche il Golf di Losone e quello di Lugano si erano associati a quella dichiarazione di contestazione e riserva.

‘Certi di agire nel rispetto delle norme’

I tre Golf Club ticinesi avevano in seguito agito di concerto: il 13 febbraio 2021, con un testo analogo, avevano infatti informato i rispettivi soci "che i campi da golf avrebbero riaperto (ai soli soci) il 18 febbraio 2021", precisando di essere "certi di agire nel pieno rispetto delle norme in vigore e a tutela dei legittimi interessi e diritti dei nostri soci e dei nostri collaboratori".

Pertanto, come detto, il 18 febbraio i campi da golf ticinesi avevano riaperto ai soli soci. Quasi nemmeno il tempo di tirare fuori le mazze, però, che nel pomeriggio dello stesso giorno vi fu il famoso intervento di polizia ad Ascona e a Losone, "imponendo la chiusura immediata delle strutture". E come se non bastasse quell’azione in forze, il giorno dopo il presidente di Ascona e il direttore di Losone "erano stati convocati e interrogati dalla polizia e, in seguito, denunciati al Ministero pubblico".

Una denuncia che evidentemente non aveva destabilizzato più di tanto almeno Allidi, di professione avvocato, il quale si era rivolto al Decs "chiedendo ragione di quell’improvviso ordine di chiusura, visto che l’autorità e la polizia avevano permesso ai campi da golf di stare aperti tutto dicembre e tutto gennaio e che l’Ordinanza federale non era nel frattempo cambiata". In risposta, il consigliere di Stato e direttore del Decs Manuele Bertoli si era limitato a fare riferimento alla comunicazione di Swiss Golf del 27 gennaio, allegandola al suo scritto.

Sconfessato anche il Consiglio di Stato

Pochi giorni dopo, nel rispondere a un’interrogazione parlamentare che chiedeva conto della base legale su cui poggiava la decisione di chiudere i campi da golf ticinesi, anche il Consiglio di Stato aveva invocato la comunicazione di Swiss Golf, definendo "pretestuose se non quasi temerarie" le contestazioni dei responsabili dei Golf ticinesi e aggiungendo di non potersi esimere dal "biasimare le sterili polemiche fomentate da (alcuni dei) responsabili dei Golf in questione". La vicenda era conseguentemente finita sulle prime pagine dei media, e non solo quelli ticinesi, ricordano i tre Golf Club nella loro missiva ai soci.

Poi più nulla fino al 14 novembre scorso, quando lo stesso Allidi e Losa sono comparsi davanti alla Pretura penale di Bellinzona per contestare i decreti d’accusa con cui venivano sanzionati per aver violato l’obbligo di chiusura di strutture sportive previsto dalla già citata Ordinanza. Ebbene, chiariscono ora definitivamente i tre Golf Club, con sentenza definitiva del 14 novembre 2022, la cui motivazione è giunta a fine dicembre, la giudice della Pretura penale ha prosciolto il presidente del Golf di Ascona e il direttore del Golf di Losone.

‘Non si contribuiva alla diffusione del virus’

Nel motivare la sentenza, la giudice ha in particolare sottolineato che "i campi da golf sono talmente estesi che non sono delimitati al loro interno, ma semmai unicamente lungo i confini della proprietà"; e che "il golf prevede un massimo di quattro giocatori, che durante il periodo del coronavirus venivano tracciati: in simili condizioni non si può dunque ritenere che fosse una situazione tale da contribuire alla diffusione del coronavirus, e in ogni caso non in maggior misura rispetto alle situazioni venutesi a creare nei vari comprensori sciistici della Svizzera".

La giudice ha quindi concluso che l’apertura dei Golf (ai soli soci e anche su prenotazione) durante la pandemia era stata "rispettosa di quanto stabilito dall’‘Ordinanza Covid-19 situazione particolare’ e non ne costituiva violazione alcuna".

Allidi: ‘Il nostro non era un capriccio’

«Siamo sempre stati convinti di aver agito nel rispetto delle norme, quindi eravamo fiduciosi. Ma va anche detto che il nostro non è stato certo un capriccio». È il commento alla sentenza di Luca Allidi. Che prosegue: «A fronte di un quadro normativo tanto incerto (prova ne è il fatto che, nonostante l’Ordinanza federale non fosse nel frattempo cambiata, la stessa autorità cantonale ha prima permesso e poi improvvisamente vietato la pratica del golf), non era ragionevolmente pensabile chiudere le strutture; non sulla sola base di una mail di un funzionario dell’Ufficio federale dello sport (cui peraltro non spetta l’autorità di stabilire come una norma contenuta in un’Ordinanza del Consiglio federale debba essere interpretata); una mail che per di più suggeriva un’interpretazione del tutto incoerente dell’Ordinanza Covid».

Per altro, aggiunge, «avremmo senz’altro obbedito a un ordine dell’autorità o della polizia ticinese. Ci mancherebbe altro. Ed è questo uno degli aspetti di questa vicenda che mi hanno lasciato più perplesso. Per quale ragione l’autorità e la polizia non ci hanno preavvisati? Per quale ragione non ci hanno comunicato di aver cambiato opinione in merito all’interpretazione dell’Ordinanza Covid per rapporto ai campi da golf? Bastava poco. Noi responsabili dei Golf avremmo così avuto una giustificazione plausibile che ci tutelava di fronte alle richieste e alle rimostranze dei nostri soci (che evidentemente non capivano come mai si potesse sciare e stare ammassati agli impianti di risalita, ma non giocare a golf, in gruppi di 4 persone, distanziati di centinaia di metri gli uni dagli altri) e dei nostri collaboratori. Non da ultimo, in un periodo tanto critico per tutti – per i cittadini come per l’autorità – il buon senso avrebbe dovuto suggerire anche alla polizia di evitare interventi del tutto inutili, che si traducono in sprechi di risorse (di uomini, di tempo e di denaro)».

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