Locarnese

‘Per salvare i nostri rustici bisogna agire adesso’

L’Ente Regionale per lo Sviluppo del Locarnese e Vallemaggia lancia – attraverso un manifesto – un appello a proprietari e autorità cantonali e federali

10 novembre 2022
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I rustici ticinesi sono in pericolo? Secondo l’Ente Regionale per lo Sviluppo del Locarnese e Vallemaggia sì. Tanto da spingersi, su impulso delle sue antenne regionali (Vallemaggia, Verzasca, Gambarogno e Centovalli-Onsernone-Pedemonte), a creare un "manifesto" per salvare e recuperare quelli che sono a ragione considerati un patrimonio del Canton Ticino. Dei "beni culturali" e delle "tracce preziose del passato" da preservare dal rischio di abbandono e dal conseguente crollo, triste destino al quale molti sono già andati incontro. Per questo l’Ers-Lvm, conscio anche del contesto non sempre facile – da un lato per una certa rigidità delle normative in vigore, dall’altro per decisioni talvolta difficili da digerire da parte delle autorità competenti – all’interno del quale si devono muovere i proprietari, ha deciso di fornire loro delle indicazioni che possano promuovere, sensibilizzare e incentivare il restauro e la valorizzazione dei rustici. Una sorta di appello rivolto però un po’ a tutti gli attori coinvolti, ossia enti comunali e cantonali, Patriziati, fondazioni e associazioni, fino alle istituzioni federali.

Si va dai consigli – ad esempio rivolgersi a progettisti sensibili e di qualità, così come contattare gli Uffici tecnici comunali ed eventualmente i funzionari cantonali – alle considerazioni, prima su tutte quella che se un rustico crolla o è fortemente deteriorato nelle sue componenti essenziali, la ristrutturazione e il cambio di destinazione in residenza secondaria rischiano di essere giuridicamente impossibili (lo stesso problema si pone se un rustico oppure i suoi dintorni subiscono delle modifiche che ne alterano l’aspetto originario). Per scongiurare l’abbandono, si invitano inoltre i proprietari non interessati al restauro a vendere, cercando di andare oltre fattori che spesso si rivelano un ostacolo, come comunioni ereditarie ampie o proprietà eccessivamente frammentate.

Il documento, consultabile sul sito dell’Ers-Lvm così come sui portali della maggior parte dei Comuni ticinesi, si conclude con l’augurio che sia il privato cittadino che le istituzioni di diverso genere facciano il possibile "per salvare il salvabile nei prossimi dieci anni, che saranno decisivi nel bene o nel male. Il patrimonio costruito fuori zona edificabile ha infatti ancora molte opportunità da cogliere; tuttavia, senza una consapevolezza e un maggiore impegno corale, il rischio di una sua cancellazione definitiva è reale".

Consapevolezza, collaborazione e un messaggio per Berna

«Il messaggio che vogliamo far passare – hanno spiegato il presidente dell’Ers Giacomo Garzoli e Aaron Piezzi, responsabile dell’Antenna Vallemaggia, dalla quale in sostanza è partito il progetto – è che, certo, ci sono problemi più grandi di noi (come i costi e le regolamentazioni) che rendono a volte difficoltoso il "salvataggio" dei nostri rustici, ma questo non significa che non si possa fare niente. Ci siamo detti che dovevamo cercare di agire al di là delle resistenze e in questo senso tanto è dato dalla consapevolezza di poter fare determinate cose, perché è possibile restaurare (e farlo bene) anche seguendo le regole. Il manifesto che abbiamo creato rappresenta un primo importante passo in questa direzione, e di certo non sarà l’ultimo, ma bisogna agire subito».

Un messaggio come detto rivolto a entrambe le facce della medaglia e "spedito" fino a Berna, passando da Bellinzona… «Vogliamo spingere i proprietari, nel limite del possibile, a restaurare i loro rustici (o a metterli sul mercato, e in questo senso l’Ers sta pensando anche alla creazione di una piattaforma dedicata, ndr) e le autorità a favorire questo processo, sempre nel rispetto delle leggi in vigore. Servono coesione e collaborazione, in quanto si tratta di un tema che non riguarda una zona limitata, bensì tutto il territorio cantonale. I nostri rustici rappresentano un patrimonio culturale (e non solo) che sarebbe quasi un sacrilegio perdere. In questo senso tutti devono assumersi le proprie responsabilità: i proprietari in primis, ma anche le autorità. Oltre ai vari Comuni, abbiamo già preso contatto con il Cantone e coinvolgeremo anche gli altri enti regionali per far passare il nostro messaggio in tutto il Ticino. A livello federale invece non è tanto di un sostegno finanziario che abbiamo bisogno, bensì del riconoscimento del fatto che il Ticino, dopo aver commesso degli errori in passato, ora sta lavorando seriamente e seguendo le regole. Dall’applicazione molto stretta, da parte di Berna, della legge sulla pianificazione del territorio, sembra che non sia così, invece è così e vogliamo farlo capire alle autorità federali, nella speranza che allentino la sorveglianza che ora esercitano in maniera quasi poliziesca su ogni singola domanda di costruzione».

Nonostante le difficoltà, non mancano gli esempi virtuosi: il Patriziato Generale di Onsernone ha recentemente ristrutturato un intero alpe (Porcaresc, 4-5 stabili) e grazie a questo lavoro, da due anni un giovane di Cevio fa rivivere l’alpeggio caricandolo e producendo prodotti locali; in Vallemaggia, diversi nuclei recuperati fungono da punto di sosta per chi percorre i sentieri della Via Alta e l’associazione Per Giümai è nata recentemente proprio per salvaguardare questo tipo di patrimonio del territorio; nel Gambarogno, il Comune ha deciso (nel 2019) di mettere in vendita nove rustici sui Monti di Sciaga a un prezzo simbolico di un franco e a precise condizioni, proprio per valorizzare un luogo "splendido ed emozionante, con i suoi muri a secco".

Sì, il fascino dei rustici ticinesi e dei nuclei che formano è innegabile… finché stanno in piedi.

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