Locarnese

Rapina di Magadino, 63enne sotto processo a Varese

Nuovamente alla sbarra, stavolta in Italia, l’ex dipendente dell’ufficio cambi alleggerito nel luglio del 2016 (prosciolto in Ticino nel 2017)

La sera del 26 luglio 2016
5 maggio 2022
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"Per la rapina a Magadino (luglio 2016 a un ufficio cambi, bottino di 14mila franchi, ndr), il mio cliente è già stato arrestato, processato, assolto e risarcito per ingiusta detenzione. Quindi, in base al principio del ‘ne bis in idem’, valido anche a livello internazionale, non può essere giudicato anche in Italia". È questa la richiesta avanzata in tribunale a Varese dall’avvocato Anna Rita Biscardi, difensore di un 63enne di Vigevano, che per l’assalto banditesco all’ufficio cambi di Magadino in cui l’uomo lavorava come commesso, era stato indicato come il basista. Colui che aveva dato la dritta per la riuscita del colpo.

Ad accusarlo nella speranza di ottenere uno sconto di pena era stato l’autore materiale della rapina.

Il commesso era finito in carcere per 45 giorni, prima di essere scagionato dai giudici delle Assise correzionali di Locarno. "Il mio cliente è stato prosciolto nel 2017 e risarcito con 6’700 franchi, in quanto riconosciuto come vittima, non autore della rapina" ha sostenuto l’avvocato Anna Rita Biscardi che ai giudici del Tribunale penale di Varese ha prodotto la sentenza di assoluzione del suo cliente.

Come si spiega, quindi, il fatto che il 63enne è finito sotto processo a Varese? Perché nell’ambito di un’indagine su episodi di ricettazione e detenzione di armi sul confine con il canton Ticino, gli investigatori varesotti sono risaliti a quattro presunti autori di alcune rapine, fra cui quella di Magadino. Fra i quattro indagati quindi anche il vigevanese, l’unico comparso davanti ai giudici di Varese, in quanto gli altri tre sono irreperibili, per cui la loro posizione è stata stralciata. L’eccezione sollevata dalla difesa del 63enne sarà discussa a luglio.

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