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Il Ppd a Sommaruga: ‘Quei semafori sono anti-democratici’

Lettera aperta alla direttrice del Datec per il progetto Ustra, che rispolvera l’eliminazione delle rotonde sul Piano di Magadino bocciata alle urne

“Abbattuti” dal voto dei ticinesi nel 2019
(Ti-Press)
7 marzo 2022
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Sostituire le rotonde sulla tratta stradale Cadenazzo-Quartino con semafori intelligenti. Un progetto che in Ticino era stato seppellito il 19 maggio del 2019 da 71’395 voti contrari (contro 26’279 favorevoli). Di più: dalle urne di tutti i Comuni quel giorno era uscito un ‘no’ chiaro e netto alla proposta del Dipartimento del territorio che, nelle intenzioni, avrebbe permesso di snellire la viabilità sul Piano di Magadino.

Ma l’idea affossata alle urne non è defunta. L’ha riportata in vita recentemente l’Ufficio federale delle strade (Ustra), oggi proprietario dell’arteria viaria di collegamento tra Locarnese e Bellinzonese. Un ritorno che suscita non pochi interrogativi.

Ieri è partita una lettera aperta alla consigliera federale Simonetta Sommaruga, direttrice del Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni (Datec). A scriverla è il Partito popolare democratico (Ppd) del Distretto del Locarnese, con il sostegno del Ppd Ticino; in calce la firma del presidente distrettuale Marco Calzascia e del segretario Romolo Pawlowski.

"Come riportato dalla stampa ticinese lo scorso mese di gennaio, l’Ustra sta valutando l’ipotesi d’istallare impianti semaforici al posto delle esistenti rotonde sulla strada che percorre i Comuni tra Cadenazzo e Quartino, tratta divenuta di recente di competenza federale – scrive il Ppd –. Un progetto già a suo tempo proposto a livello cantonale dal Dipartimento del territorio e, nel 2019, chiaramente bocciato alle urne dalla popolazione ticinese, con il 73.1 per cento dei contrari. In quell’occasione, la popolazione ticinese sposò le argomentazioni del comitato referendista ‘Basta sprechi: No ai semafori sul piano di Magadino’, il quale era riuscito a raccogliere oltre 13mila firme. Tra i principali argomenti contrari al credito di 3,3 milioni di franchi stanziato per tale progetto, c’era la convinzione che l’unica soluzione al problema sarebbe stata la realizzazione del collegamento veloce A2-A13, oltre al prospettato (e avverato) miglioramento dell’offerta dei trasporti pubblici alla fine del 2020, che non era stato peraltro preso in considerazione dallo studio commissionato dal Cantone circa la realizzazione del progetto".

E ancora: "A tre anni di distanza, nonostante il chiaro no dei ticinesi alle urne, l’Ustra ripropone la semaforizzazione di quel tratto di strada, ormai di sua competenza, apparentemente non curandosi delle volontà di chi, quella zona, la vive. In sostanza, si tratta dello stesso progetto già affossato, con l’unica differenza che, in questo caso, se l’autorità competente decidesse di realizzarlo, non sarebbe soggetto a referendum".

Per il Ppd, ovviamente, c’è qualcosa che non quadra. E quindi vengono poste a Sommaruga alcune domande: "Non ritiene che, così agendo, l’Ustra dimostrerebbe che il chiaro no, espresso democraticamente dai ticinesi nel 2019, valga ben poco? Non pensa che questo modo di agire sia una clamorosa mancanza di rispetto della preziosa (soprattutto di questi tempi) democrazia diretta? Non ritiene che un tale progetto, essendo stato rifiutato ampiamente dalla popolazione ticinese, debba essere definitivamente archiviato?". Questioni che, a detta dei firmatari della lettera, interessano non solo al Ppd, bensì "sicuramente anche alle cittadine e ai cittadini ticinesi".

Calzascia: "Provocherebbero più ingorghi"

Sul tema abbiamo interpellato direttamente Calzascia, che aggiunge: «Non venti o dieci, ma appena tre anni fa il popolo ticinese si è espresso sul tema e lo ha fatto dicendo no, con una netta maggioranza, alla posa di semafori lungo la Cadenazzo-Quartino. Semafori che, per quanto definiti "intelligenti", avrebbero provocato più ingorghi che generato fluidità di traffico: gli automobilisti avrebbero infatti aggirato l’ostacolo cercando vicine strade alternative, che sono già collassate. Ora Berna sembrerebbe fare il contrario di quanto scaturito dalle urne, dimostrando di non avere alcuna considerazione per il verdetto pronunciato dai cittadini e dalle cittadine di questo cantone. Il che francamente è inammissibile e anti-democratico. Da qui la nostra lettera alla consigliera federale Sommaruga».

Ricordiamo che anche il consigliere nazionale Piero Marchesi (Udc) ha deciso di vederci chiaro sulla questione e per questo – come abbiamo anticipato nei giorni scorsi – ha deciso di rivolgere due domande al Consiglio federale: "Conferma l’intenzione di voler riproporre i semafori? In caso affermativo, non ritiene sia in contrasto con la chiara e legittima decisione del popolo ticinese?". Le risposte sono attese oggi.

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