
«Commemoriamo perché non vogliamo dimenticare. Perché non dobbiamo dimenticare. Perché vogliamo capire la storia e trarne insegnamenti. Per questo motivo, ogni anno nel Giorno della Memoria commemoriamo i sei milioni di uomini, donne e bambini ebrei uccisi e tutte le altre vittime dell’Olocausto». È il pensiero di Ignazio Cassis, presidente della Confederazione, che proprio nel Giorno della Memoria ha voluto rendere personalmente visita, nel suo domicilio di Locarno, a Fishel Rabinowicz, 97enne superstite dell’Olocausto.
Nato nel ’24 in Polonia, Rabinowicz è stato deportato nel 1941 in diversi campi di lavoro forzato e di concentramento dove trascorse quattro anni della sua vita. I suoi genitori e sette dei suoi nove fratelli non sono sopravvissuti all’Olocausto. Al momento della sua liberazione Rabinowicz pesava meno di 30 chili, ma è sopravvissuto. Il giovane Rabinowicz giunse in Svizzera nel 1947. Dopo una permanenza al sanatorio di Davos iniziò un apprendistato, si sposò e si trasferì in Ticino.
Da sempre artista pieno di talento, dopo il suo pensionamento iniziò a trasporre la sua biografia in immagini grafiche. «Le mie opere devono servire a non farci dimenticare mai quello che è successo», dice spiegando la sua passione. Negli anni ha creato 50 opere d’arte, un impressionante approccio visivo con l’ebraismo e la Shoah.
«Vedere le sue opere e ascoltare di persona l’incredibile storia della sua vita mi ha profondamente toccato – ha detto Cassis –. Possiamo ancora ascoltare queste testimonianze di sopravvissuti. Possiamo ancora incontrarli, stringere loro la mano e sederci accanto a loro. Sono voci fioche che ci parlano. Ma quello che hanno da dire è importante; forse più importante che mai. Spetta a noi conservare le loro parole».