Locarnese

Muralto, il futuro delle cure a domicilio e delle reti integrate

Un simposio italo-svizzero promosso dall’Alvad-Spitex pianifica le risorse per garantire la permanenza e la presa a carico, a domicilio, dell’anziano

11 novembre 2021
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Ripensare i modelli esistenti di servizi e cure dell’anziano per colmare quella lacuna oggi esistente tra l’offerta e i bisogni reali, a fronte di un invecchiamento sempre crescente della popolazione. Del tema si è parlato lo scorso 27 ottobre, nella Sala dei Congressi di Muralto, in occasione del Simposio intitolato “Le reti integrate di cura oggi e domani: esperienze a confronto e possibili scenari di sviluppo”, promosso dall’Alvad-Spitex Locarnese e Vallemaggia. A far gli onori di casa, il dottor Stefano Gilardi, presidente dell’Alvad nonché coordinatore della Conferenza Sacd Ticino.
Punto di partenza di questo incontro, al quale hanno preso parte diversi relatori ticinesi, svizzeri e della vicina Italia, la creazione di un sistema di cure integrate di prossimità più resiliente. Allo scopo di contribuire all’individuazione di soluzioni concrete applicabili a livello locale, ha osservato Gilardi nel suo intervento, è necessaria la creazione di un modello di governance comune tra settore sociale e sanitario che ruoti attorno a tre cardini: efficienza, efficacia, economicità. La costruzione, il coordinamento e il mantenimento di una partnership tra attori pubblici e privati basata su un modello organizzativo capillare sul territorio è il primo passo da compiere. Fornisce infatti i presupposti per un supporto specialistico appropriato e flessibile a coloro che temono di non più poter gestire le attività quotidiane in autonomia, da casa. Secondo la direttrice sanitaria Alvad, Alessandra Viganò, ciò potrà rappresentare un supporto concreto ed esaustivo all’aumentato desiderio di domiciliarità, che ben si percepisce sul territorio.
Il consigliere di Stato e direttore del Dipartimento socialità e sanità Raffaele de Rosa nel suo saluto si è soffermato, con alcune considerazioni, su due aspetti contenutistici del progetto Interreg: le reti di cura integrate e il confronto, lo scambio di opinioni, indispensabili per monitorare le strategie e le misure da mettere in campo per rispondere ai bisogni e alle esigenze dei nostri cittadini. Soprattutto degli anziani, le persone più fragili della società. In questo ambito, ha ricordato De Rosa, il Canton Ticino, con i partner istituzionali e i Comuni, si è attivato elaborando l’importante progetto di pianificazione integrata anziani Orizzonte 2030. Per la prima volta tre settori (quello della presa a carico stazionaria, ossia delle case anziane, quello dell’assistenza e cure a domicilio e quello dei servizi di appoggio) collaborano fianco a fianco. Principi fondanti del dossier sono: la messa al centro della persona (anziana e familiari); l’autodeterminazione (libertà di scelta e possibilità di restare al proprio domicilio attraverso il rafforzamento della presa a carico); una progressione verso quelle che sono le reti di cura integrate; infine rafforzare il valore dell’inclusione sociale per combattere l’isolamento.

La formazione del personale e il ruolo dei familiari curanti

De Rosa ha concluso il suo intervento ricordando la necessità di formare più personale in ambito sanitario e socio-sanitario e insistendo sulla figura dei familiari curanti, risorsa indispensabile ed essenziale. Da quest’anno, in Svizzera, è possibile avere dei congedi per accudire un proprio familiare proprio grazie alle modifiche di legge intervenute negli ultimi tempi. Un ruolo irrinunciabile che la nuova pianificazione anziani 2030 prevede di sostenere con misure concrete a favore di chi fornisce questo importantissimo lavoro.
Due parole vanno spese anche sul contributo di Alberto dal Molin, Project Manager REACtion, dell’Università del Piemonte Orientale, partner in questa piano d’azione italo-svizzero. Il relatore ha aggiornato i presenti sullo sviluppo e il potenziamento delle reti di questa sperimentazione Interreg, la cui ambizione è quella di favorire la permanenza del soggetto anziano il più possibile a domicilio, migliorando la qualità dell’assistenza socio-sanitaria. Partito da un’analisi del contesto territoriale sperimentale, con l’aiuto prezioso della tecnologia, il progetto arriverà presto all’implementazione di una fase propedeutica di formazione degli infermieri. Il rafforzamento dei sistemi di monitoraggio e l’attivazione della rete saranno il punto d’arrivo del discorso. Ovviamente tutte queste tappe saranno oggetto di una valutazione finale. Se scadenze e attività dichiarate saranno mantenute, questo progetto oggi ancora a titolo sperimentale potrà trovare applicazione nella realtà.

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