Locarnese

Il cabaret del Paravento per ‘cantarle’ alla verità sfuggente

Con Luisa Ferroni e Fabio Martino va in scena ‘Scusate una domanda’, la nuova produzione della Compagnia teatrale locarnese, firmata da Miguel Cienfuegos

Lily e Nino, ed è subito Cabaret!
(Konstant Demeter)
10 novembre 2021
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Il cabaret (“Rousseau” nel nostro caso) per dire grandi verità con leggerezza musicale, a tratti funzionalmente caricaturale per sottolineare i concetti, andando a spasso nelle epoche e attraverso i temi, per rendere universale un discorso, attualissimo, sulla verità. È un possibile identikit di “Scusate una domanda”, la nuova produzione della Compagnia Teatro Paravento di Locarno, che su un testo del direttore artistico Miguel Angel Cienfuegos porta sul palco l’altra metà della compagnia, Luisa Ferroni, con un inedito Fabio Martino, il fisarmonicista dei Vad Vuc che per l’occasione al suo strumento preferito abbina la voce, prestando carattere al pezzo.

“Scusate una domanda” verrà presentato venerdì e sabato alle 19 e domenica alle 17 al Teatro Paravento in via Cappuccini a Locarno.

Come spiega Cienfuegos, «lo spettacolo prende ispirazione dal Teatro Cabaret del XX secolo, momento del suo massimo splendore, ma che continua a entusiasmare gli spettatori con le sue profonde e insieme satiriche riflessioni sull’attualità». Accompagnata dal musicista Nino (Martino appunto) Luisa Ferroni è Lily, proprietaria del Cabaret Rousseau. Si interroga sul perché al giorno d’oggi si fa tanta fatica a porre delle domande e a trovare la verità in tanti fatti che accadono nel mondo. Quello di Lily è un viaggio tra complottismi e verità ufficiali, che entrano stranamente in armonia grazie a famose canzoni dell’epoca classica del Cabaret. «Le grandi domande che rimangono sospese sono: chi può salvare la verità ferita? Chi ci può aiutare? Forse il pensiero, le utopie, gli ideali? Oppure ognuno di noi deve praticare la verità come principio etico irrinunciabile?».

Tutti quesiti che Cienfuegos si poneva mettendosi a tavolino, senza peraltro la pretesa di trovare, portandoli in scena, delle risposte. «Dal testo emergono momenti per così dire attinti dall’angoscia che tutti quanti abbiamo vissuto nell’ultimo anno e mezzo – dice il direttore artistico della Compagnia Teatro Paravento –. Infatti l’ho scritto durante il primo lockdown, quando era molto forte la necessità di sapere, di essere informati, di capire cosa stava succedendo e come uscirne. Una riflessione che, ai fini dello spettacolo, si è volutamente ampliata, per uscire dai confini della stretta attualità e della contingenza pandemica».

Il luogo in cui l’autore è andato a pescare è un passato relativamente recente (15-20 anni fa) a partire dal quale i cambiamenti sono stati enormi, in primo luogo nel campo dell’informazione pubblica, del sapere, della circolazione di verità ufficiali, pseudoufficiali, ufficiose, alternative eccetera: «C’è sempre di più e in tutte le salse possibili, così per i cittadini è diventato estremamente difficile orientarsi. Quello che è successo e sta succedendo con il Covid ne è un paradigma, ma il contesto è decisamente più ampio», riflette Cienfuegos.

Poi, sottolinea, «c’è l’impronta, che è molto “paraventiana”, del non lamentarsi e basta, ma piuttosto guardare al presente e al futuro con umorismo e autoironia, dicendo cose serie in modo se possibile leggero. Un modo che invita alla riflessione ma anche al sorriso. Questo bene si adegua a una forma di teatro che mi è molto cara: quella del cabaret, il teatro-canzone in cui la satira è di casa».

Come detto, unitamente alla navigata Luisa Ferroni, allo spettacolo contribuisce, con la sua voce oltre che con la fisarmonica, Fabio Martino. «Con Fabio abbiamo già collaborato. In questo caso... l’abbiamo buttato nell’acqua fredda come fanno i genitori con i bambini al mare, e si è messo subito a nuotare».

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