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Centro giovani Locarno: fiducia, ascolto e valorizzazione

Sono i cardini su cui poggia la struttura. E che la rendono un saldo punto di riferimento anche nel tempo sospeso della pandemia

Dai 12 ai 18 anni sono tutti benvenuti (Foto archivio Ti-Press)
23 marzo 2021
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«Tra i ragazzi che vengono da noi vediamo molta stanchezza e frustrazione, ma anche tanta voglia di costruire il futuro, progettare, mettersi in gioco». È quanto rileva Giovanna Schmid, responsabile del Centro giovani di Locarno, struttura pubblica e gratuita, voluta dalla Città, che promuove l’animazione socioculturale per adolescenti dai 12 ai 18 anni. A loro offre uno spazio di aggregazione in cui incontrarsi liberamente, aderire ad attività proposte dagli animatori e organizzarne di propria iniziativa in base ai bisogni e agli interessi personali e comuni.

«A causa delle misure in vigore, in questo momento possiamo ospitare un massimo di 18 ragazzi – spiega la responsabile –. Di solito ne arrivano una decina a giornata, su un bacino di circa 50-60, ma i numeri variano molto. Trattandosi di uno spazio aperto e che non prevede iscrizione, le presenze vanno a ondate, sono imprevedibili e un po’ volatili; dipendono molto anche da quanto c’è in giro». A frequentare il Centro sono soprattutto studenti delle Medie, ma c’è anche un gruppetto di più grandi. «Non fanno parte di una categoria particolare, la loro composizione è variegata e riflette quella che si trova a scuola». Il calendario delle aperture è stilato di mese in mese; a marzo, ad esempio, ne sono state previste quindici, con diverse fasce d’orario che spaziano tra mezzogiorno e le undici di sera.

Uno spazio di partecipazione ed espressione

La struttura è flessibile, adattabile alle esigenze dei ragazzi e da loro cogestita con la sorveglianza e la tutela di figure professionali formate che collaborano anche con le famiglie e diversi enti attivi sul territorio. «Si tratta di uno spazio in cui i ragazzi possono organizzare il loro tempo libero come vogliono. Da parte degli operatori arrivano degli impulsi volti a promuovere la co-costruzione e la partecipazione attiva dei frequentatori, ad incoraggiarli nell'esprimere i propri desideri, progetti e idee». 

La crisi in corso ha forzatamente portato dei grandi cambiamenti nelle vite di tutti e anche se il Centro resiste, il tipo di socializzazione è inevitabilmente diverso rispetto a prima della comparsa della pandemia. «Ora sono venute meno le attività che preferivano, come l’organizzazione di cene e feste. Quello che più a loro manca è il contatto fisico, stare vicini, trovarsi per degli eventi, uscire in gruppo».

L'importanza di una valvola di sfogo

Per i giovani le restrizioni imposte sono particolarmente pesanti. Numerosi studi scientifici e diversi fatti d'attualità dimostrano che il disagio psicologico in questa fascia di età è cresciuto in misura rilevante. «Si tratta indubbiamente di una categoria della popolazione molto toccata – conferma Schmid, che è anche coordinatrice dei servizi sociali di Locarno –. È un’età in cui c’è bisogno di staccarsi da casa, fare esperienze, confrontarsi con i coetanei, vivere la spontaneità. Invece ora le possibilità ricreative sono minime. Siamo convinti che in questa situazione lo svago e l’incontro siano fondamentali perciò abbiamo sempre fatto tutto il possibile per rimanere aperti». I giovani lo apprezzano e continuano ad arrivare anche solo per chiacchierare sui divanetti, ascoltare musica, partecipare a una serata cinema, giocare a calcetto o esprimere la propria creatività nei modi più diversi. «Si tratta di una salutare valvola di sfogo».

Tematizzare e comprendere

Lo scopo del Centro giovani è anche di creare contesti di educazione informale in cui i ragazzi possano maturare dei valori, compiere dei passi verso l’indipendenza, praticare le abilità sociali. «In questo frangente abbiamo notato quanto sia ancora più essenziale mantenere la relazione e l’ascolto all’interno di uno spazio protetto. Abbiamo avuto moltissime occasioni per tematizzare quanto sta accadendo, contestualizzare le misure di protezione e rispondere al bisogno dei ragazzi di raccontarsi e condividere le proprie emozioni. Parlano molto della situazione, sia tra loro che con gli animatori, hanno un forte bisogno di confronto. Sono stufi ma notiamo anche comprensione, impegno nel rispettare le misure, senso di responsabilità». Gli animatori in quanto interlocutori svolgono dunque anche un importante ruolo di mediazione tra gli slanci dei giovani, le loro legittime ambizioni e le restrizioni dettate dalla realtà contingente.

Quando l'esempio viene dai ragazzi

«Nonostante le difficoltà non mancano loro gli stimoli, hanno una grande voglia di costruire, reinventarsi, e questo è molto positivo. Pur essendo così penalizzati sono anche pieni di risorse per rimbalzare fuori dalla crisi. Ma bisogna creare le premesse perché sia possibile, e ora più che mai è necessario sostenerli e valorizzarli, mostrare ottimismo e speranza». Esempi virtuosi in tal senso giungono in primo luogo da loro: «Abbiamo visto che molti legami si sono consolidati, è aumentato l’aiuto reciproco ma anche verso gli altri. Si sono sviluppate la sensibilità, l’empatia e si è creata una solidarietà che non si è esaurita: ad esempio alcuni stanno organizzando una raccolta di soldi per dei ragazzi in difficoltà. E poi abbiamo imparato tutti assieme a valorizzare il tempo trascorso in compagnia, che spesso prima si dava per scontato; ad apprezzare le piccole cose, come ad esempio una semplice pizza tra amici. Ciò che insomma crea il vero benessere nella vita».

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