Locarnese

‘Quella volta che portammo la foresta in città’

Il mondo incantato valmaggese di Sabina Oberholzer e Renato Tagli, dove arte e grafica... possono anche finire dentro il nostro borsellino

9 dicembre 2020
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Capita a tutti almeno una volta nella vita di fermarsi a osservare un dipinto, una scultura o un manifesto e di riflettere sul messaggio, chiedendosi «che cosa vorrà mai trasmettere il creatore o la creatrice di quest'opera?». Ma non ci si ferma mai a domandarsi come e dove nasce un’idea. 

Una risposta la si può trovare incontrando Sabina Oberholzer e Renato Tagli, grafici e artisti, che hanno aperto le porte del loro studio e mestiere, pregni di creatività e altrettanta genialità. Quando ci si presenta davanti alla casa della coppia, un edificio restaurato del 16° secolo che, a partire dal 1983 e anche la sede del loro atelier, sembra d’immergersi in un mondo incantato. Nel giardino c'è uno stagno a forma di chiocciola, racchiuso fra rami, alberi, sassi e specchi dalle forme bizzarre, lavorati dalle sapienti mani di Renato, trasformandoli in vere e proprie opere d'arte viventi. «La gente quando passa di qui è incuriosita e spesso ci vede solo come artisti. Di base siamo grafici, ci occupiamo d’illustrazione e design. Mi diletto anche nell’arte, e di come essa si rapporti alla natura. Questo giardino è un angolo dove poter sperimentare», afferma Renato sorridendo.

Due fili rossi che collegano la valle al mondo 

I due incrociano le proprie strade sui banchi di scuola della Csia, quando entrambi sono studenti con la passione per la comunicazione, quella che non si serve solo di parole, ma anche di immagini, di forme e di colori. Da allora i due non si sono più lasciati. Dopo un breve periodo passato all'estero, fra grandi città come Firenze, Londra e Zurigo, decidono di stabilirsi a Cevio nella «casa degli antenati», come dice Sabina. «Siamo stati i primi studenti della Csia ad aprire in Ticino uno studio grafico. Negli anni ’80 la nostra professione non era in voga e l'unico sbocco era quello all’insegnamento. Così ci siamo messi in proprio e abbiamo deciso di vivere qui, un po’ perché volevo stare nel verde, che alimenta la nostra creatività, e un po’ anche per le origini valmaggesi», spiega Renato.

Il loro sarà un percorso costellato da esposizioni, seminari, premi, pubblicazioni e, come due fili rossi, Renato e Sabina uniranno Cevio al Ticino, alla Svizzera e al mondo, fino all'estremo oriente, al Giappone, alla Cina, alla Corea del Sud e all'Indonesia. Il curriculum di entrambi è fitto, e fra i loro progetti troviamo la creazione di una serie di francobolli per la Posta, diverse collaborazioni col Cantone, enti e musei per lo sviluppo di loghi, la vittoria per ben due volte, nel ’88 e nel ’90, della Borsa federale delle Arti di Berna, diversi seminari in giro per il mondo, il riconoscimento per Renato, nel 2010, come miglior artista per la fondazione Bally, che lo premiò con una sua installazione al Parco Ciani. Quanto a Sabina, dal 1997 è membro di Agi (Alliance Graphique Internationale) che riunisce i migliori designer e illustratori del mondo. Persino sulla banconota di 20 franchi c’è la loro impronta. Infatti, stampata vi troviamo la Piazza Grande, in un concetto ripreso dal loro progetto.

«Non abbiamo vinto il concorso per le nuove banconote. Da una parte sono contento, se fosse stato il contrario ora saremmo a Zurigo. E noi non volevamo andarcene», dice Renato. Sabina aggiunge: «Fra i lavori che più mi rimangono impressi ricordo quando lavorammo alla grafica per il giornale “il Quotidiano”. Non c’erano i Pc di adesso e dovevamo escogitare un modo per rendere più semplice l'impaginazione per i giornalisti. Stampavamo le bozze in Comune alla sera. Fu molto divertente. Poi mi ricordo di quando vincemmo il progetto per la creazione di una zona verde sui tetti di un edificio a Losanna con l’architetto paesaggista Francesca Kamber e l’architetto Alain Poroli. Due signore vennero da noi e ci dissero: “Avete portato la foresta in città”.

Come nasce un'idea

Si dice che i giornalisti scrivano per altri giornalisti. Si cercata l’attacco brillante, la frase d'effetto, a non infrangere regole, o a infrangerle con buon gusto, e ci si scorda che al lettore interessa la notizia raccontata, più del come venga raccontata. Capita una cosa simile anche per gli artisti e tutti coloro che parlano col linguaggio universale dell’immagine? «Molti pensano che ciò che facciamo sia astratto. Non è così. Il nostro ruolo è quello di trasmettere un messaggio. Sia come grafico, sia come artista. Quando hanno scelto i nostri francobolli siamo stati molto felici, perché a decidere non è stata una giuria, ma la gente» dice Renato, mentre spiega i suoi lavori.

Lo studio è ampio e minimal. Ogni oggetto presente è una piccola opera d'arte e racconta qualcosa di sè. E tutto ha un senso. «Una volta ho potuto visitare l'atelier di Giacometti. Conosciamo le sue opere, un po’ meno la sua vita. Mi ricordo che il pavimento era annerito, per via dei mozziconi di sigaretta. Ci fermiamo a guardare il dipinto ma mai ci soffermiamo a tutto quello che c'è dietro. Nei nostri progetti ricerchiamo l’armonia nelle forme, nel contatto con la natura. Ecco come nascono le nostre idee», conclude Sabina.

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