Locarnese

Macché 'palme ticinesi'. È lotta per contrastarle

In parchi e giardini taglio dei fiori a primavera ed eliminazione dei germogli. Ma nel Locarnese la pianta invasiva si è diffusa anche nei boschi

Cartolina dal Ticino (Ti-Press)
4 giugno 2020
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Per favore, non chiamatela ’palma ticinese’! La pianta che nel Locarnese è assurta a simbolo di una regione turistica esotica non ha nulla a che vedere con la flora autoctona. È stata importata nei giardini e con il tempo si è diffusa nei boschi, invadendoli e creando problemi non da poco. Tanto che il Cantone ha deciso di contrastarla. Il periodo migliore per farlo sono i mesi primaverili. Infatti, si può procedere senza esitare al taglio delle infiorescenze a pannocchia, di colore giallo.

"Questa importantissima operazione - indicava il Dipartimento del territorio in una recente nota stampa - può essere eseguita facilmente con l’ausilio di una cesoia da giardino oppure, nei primi stadi, tirando le infiorescenze verso il basso e rompendole con le mani. I residui possono essere smaltiti nel compostaggio o con gli scarti vegetali. Se, invece, sono presenti infruttescenze della stagione precedente (bacche nere) queste vanno smaltite con i rifiuti solidi urbani (quindi incenerite). In ogni caso, la soluzione più efficace rimane l’eliminazione totale della pianta e l’estirpazione delle giovani piantine cresciute nei dintorni".

La strategia adottata dalla Città

Una lotta a tutto campo (coinvolgendo enti pubblici e privati) contro il propagarsi della “Palma di Fortune”, chiamata scientificamente Trachycarpus fortunei (quindi niente a che vedere con il Ticino). La Città di Locarno sta seguendo un programma per recidere le infiorescenze. E non solo: come ci confermano all’Ufficio tecnico, oltre al taglio primaverile dei fiori, per contrastare la proliferazione sul suolo pubblico, vengono estirpati i germogli, così come si fa per le altre specie infestanti.

Aspetto esotico amato dai turisti

«La palma di Fortune è una pianta perenne e sempreverde di origine asiatica, che presenta fiori femminili e maschili su individui separati - spiega Mauro Togni, coordinatore del Gruppo di lavoro organismi alloctoni invasivi, costituito dal Cantone -. Importatata in Ticino, è considerata simbolo esotico del clima mediterraneo, molto apprezzato soprattutto dai turisti d’Oltralpe. Assai diffusa in parchi e giardini, si è espansa nei boschi e in altri ambienti naturali». I semi vengono trasportati dagli uccelli che li rilasciano in aree che circondano, per un centinaio di metri, gli esemplari con grappoli carichi di centinaia di bacche. «La sua propagazione è pericolosa dato che riduce la biodiversità degli ecosistemi locali attraverso la formazione di popolamenti monospecifici molto densi, in concorrenza con la vegetazione indigena. Crea inoltre problemi alla funzione protettiva dei boschi, facilitando l’erosione del suolo a causa delle sue radici piccole e corte, che non permettono la stabilizzazione del terreno in profondità».

Di più: le fibre che ricoprono il fusto possono aumentare la forza degli incendi. Una somma di caratteristiche che fanno della palma un’abitante poco gradita delle foreste nostrane. «Ovviamente sappiamo che non è possibile chiedere a tutti di tagliare al piede queste piante - prosegue l’intervistato -. Tuttavia si può pensare di eliminare quelle che fruttificano (di solito gli esemplari femmina), lasciando le altre, per evitare un’ulteriore dispersione di semi e quindi l’espansione della specie».

Una modifica di legge per coinvolgere i privati

Si tratta d'idee semplici per contenere la diffusione delle palme, che essendo sempreverdi, anche in inverno crescono e per questo vincono la lotta su specie a foglia caduca. In futuro la battaglia potrebbe farsi più serrata. Infatti con una modifica della legge sulla protezione dell’ambiente (una prima fase di consultazione si era conclusa lo scorso settembre), il Consiglio federale vuole allargare la lotta alle neofite invasive, coinvolgendo direttamente anche i privati (proprietari, ma pure inquilini o gestori di sedimi). Privati che saranno tenuti a eseguire o tollerare misure di sorveglianza e di contrasto (isolamento, trattamento o distruzione) sui loro fondi (giardini, boschi, piazzali, parcelle di terreno non edificate o aree industriali dismesse). La modifica di legge, specifica Togni, deve ancora seguire una parte del suo iter. È presumibile che non entrerà in vigore prima del 2021.

Per ora, quindi, la battaglia viene portata avanti con cesoie in parte spuntate, consigliando agli enti pubblici e ai privati le misure da adottare.

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