Locarnese

Rosa e Carlos, un triste incrocio di destini

Il caso della rapina all'anziana nel bosco di Orselina. Ieri la condanna a 3 anni 6 mesi per l'autore (che dovrà curarsi)

Il giudice Amos Pagnamenta
(Ti-Press)
6 maggio 2020
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Primo maggio 2019, la signora Rosa (nome di fantasia) raggiunge il bosco di Orselina per la sua solita passeggiata serale. L’ha vista brutta, la signora Rosa: ormai 78enne, ha appena dovuto curarsi per un tumore al cervello. Una prova durissima, che ha superato con fatica e coraggio. Ora sta meglio. Camminare in solitudine la aiuta a ripensare più serenamente a quel lungo periodo di sofferenza. Racconterà: «Parlo con gli alberi, sono miei amici». Le danno sicurezza, sono un emblema naturale e profumato di quella stabilità emotiva che ancora sta provando a ritrovare.

Carlos, 46 anni, sta male. È ricoverato alla Clinica Santa Croce di Orselina per una brutta depressione che lo ha fatto pensare al suicidio. Arrivato in Svizzera dal Portogallo per guadagnarsi da vivere, per un po’ ce l’ha fatta, ma da quando ha perso il lavoro, 6 anni fa, sopravvive con il povero salario della moglie. L'Assistenza non l'ha mai chiesta. Per orgoglio, spiegherà. Ma da tempo si è rifugiato nell’alcool. In clinica è andato per liberarsene, disintossicarsi, ritrovare, con l’aiuto degli psicologi, un senso per la sua vita ridotta a brandelli. Tutto è predisposto, l’alcool è bandito, lì dentro lo controllano a vista. Il problema è che quel pensiero fisso non vuole andarsene: bere.

Perché è così difficile? Esce, Carlos, raggiunge uno spiazzo poco distante dalla struttura e con le mani fruga con rabbia nel terreno fino a ritrovare il suo tesoro. La birra. L’aveva seppellita con un arrivederci. Ne ingolla due litri quasi senza respirare. Il sollievo è rapido. Ma sa che non durerà. C’è un unico scopo: trovarne dell’altra. Carlos è isolato, non ha soldi, ma deve fare in modo di procurarsene in fretta.

Rosa è minuta, fragile, debole. Nella cornice boschiva si sente quasi come un folletto. Un passo, un altro ancora.

Trovare soldi. Carlos non riesce a pensare ad altro. Rubarli, per forza. Deve trovare una donna: opporrà meno resistenza. Una donna isolata. Il bosco.

Fa fatica, Rosa, quel bosco è un saliscendi. Ma è una donna forte. I suoi alberi sono lì. Forse ha dato loro dei nomi. Rosa li saluta, li tocca, dice «vedete, sono arrivata anche oggi!». E fa un passo, un altro ancora. Il bosco le è amico.

Un rumore di passi. Rosa si volta. «Ti ho trovata», pensa Carlos. E in un attimo le è addosso, la prende per le spalle, poi le mette una mano sugli occhi e una sulla bocca. Con violenza. Non deve riconoscerlo, non deve gridare. Rosa è a terra, piccola e anziana. Ma si divincola, urla, graffia. Allora Carlos le afferra il collo. E stringe. La lotta è impari. Lei non smette di gridare, Carlos adesso le si è messo a cavalcioni sulla schiena. Il foulard, pensa. Lo strappa dal collo della donna e glielo infila in gola, con forza. Una mano è sempre sulla bocca. Le fruga nelle tasche. Niente soldi. Rosa adesso è inerme, immobile, la faccia schiacciata contro il terreno. Non grida più. Carlos forse capisce, le toglie la mano dal viso, verifica che riesca a respirare almeno dal naso, poi le strappa due anelli e una collanina con il crocefisso e rientra in clinica, dove trova dell’altra birra, si libera della camicia sporca del sangue di Rosa e nasconde i gioielli. Ma verrà presto individuato, fermato e portato in carcere.

È la vicenda che ieri alle Criminali di Locarno (presidente Amos Pagnamenta, giudici a latere Manuel Borla e Fabrizio Filippo Monaci) ha portato alla condanna di "Carlos" (nome di fantasia) a 3 anni e 6 mesi di detenzione, più l’espulsione dalla Svizzera per 7 anni. La pena sarà sospesa per consentire lo svolgimento di un trattamento stazionario in una struttura chiusa. Cinque anni e 6 mesi erano stati chiesti dalla pp Margherita Lanzillo, mentre per una pena di 2 anni e 6 mesi al massimo si è battuta la legale dell’imputato, avvocato Giorgia Maffei. Secondo Maffei - così come poi stabilito dal giudice - la vita della donna non fu mai messa concretamente in pericolo. All’anziana andranno 5'000 franchi per torto morale (duemila in meno rispetto a quanto chiesto dal suo legale, Carlo Borradori).

Una ferita che non passa

"Rosa", supina e immobile, era stata soccorsa poco più tardi da un uomo di passaggio. Dal "trauma policontusivo con escoriazioni multiple" riscontrato dai medici era riuscita a guarire in qualche settimana. Non così dal "disturbo post-traumatico acuto da stress": ad oggi la donna non ha ancora trovato la forza di tornare nel suo bosco.

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