Locarnese

Aggregazione in Rovana, 'progetto fallimentare!'

Frapolli risponde alle critiche di chi lo accusa di aver contribuito a minare il lavoro della commissione: 'Non c'era una visione politica, era carente ovunque'

6 settembre 2019
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Giovanni Frapolli il “dinamitardo”. Colui che ha mandato all’aria i sogni aggregativi di Cevio e della Valle Rovana. L’uomo che ha vanificato tre anni di impegnativi lavori di studio, portando allo scioglimento dell’apposita commissione. Decisione, quest’ultima, presa dal Consiglio di Stato su richiesta dei Comuni coinvolti e in attesa che si creino le condizioni favorevoli al rilancio delle discussioni. Tutto questo, comunque, non prima della scadenza elettorale della prossima primavera (elezioni comunali 2020). A puntare il dito contro l’artefice del rilancio della destinazione turistica di Bosco Gurin (che sta portando avanti un piano di destagionalizzazione) è Pierluigi Martini, sindaco uscente di Cevio (dal momento che non si presenterà per un ulteriore mandato), nonché presidente del gruppo di studio.

Accuse assai pesanti, alle quali Giovanni Frapolli cosa replica?

Per fortuna che il sottoscritto è intervenuto fermando le discussioni. Stavano andando incontro a un fallimento e a uno spreco di denaro pubblico. E il sindaco Martini deve prendersi la sua parte di responsabilità. Il progetto portato avanti era troppo “Ceviocentrico” e non lasciava che le briciole agli altri 4 Comuni. Si è creato, sin da subito, un clima teso, nel quale i rappresentanti dei villaggi della Rovana fungevano quasi da sudditi. A difendere i loro interessi, a lungo snobbati, ci ha pensato il sottoscritto. Negli ultimi mesi la posizione di Martini è cambiata, si è fatta più conciliante, ma ormai era troppo tardi. Più che un “dinamitardo”, diciamo che mi sono schierato dalla parte dei “deboli”.

Cos’altro mancava a questo tavolo di lavoro?

La progettualità, il coraggio di osare con scelte che possono apparire anche come azzardate, l’imprenditorialità, la visione. Serve una svolta radicale. Gli aiuti finanziari del Cantone non possono servire unicamente ad azzerare il debito pubblico dei Comuni. Se il discorso si arena lì, per le valli non ci sarà futuro. Prendiamo il caso della Lavizzara. A distanza di anni dall’aggregazione i problemi sono ancora gli stessi di prima (o sono poco cambiati). Penso allo spopolamento e alla mancanza di investimenti.

Ma cosa potrà cambiare dopo il 2020? Quali strategie occorreranno per evitare un secondo flop?

Ci vogliono coraggio imprenditoriale e visioni a lungo termine: penso ai progetti di collegamento del Sassello con la Leventina e quello con la Formazza contenuti nel Masterplan (avallati dal Consiglio di Stato), ad esempio, per i quali il sindaco Martini si dichiarava poco possibilista benché non fosse contrario. Solo con scelte coraggiose fermeremo lo spopolamento delle valli. Questo il consigliere di Stato Norman Gobbi l’ha capito.

E il discorso finanziario, che peso dovrà avere?

Non è una questione di soli aiuti economici, bensì di capacità di leggere quelle che sono le esigenze dell’intero territorio, non solo di un Comune piuttosto che dell’altro. Se non si troverà un’intesa, la fusione ci sarà imposta dall’alto tra 4 anni. Lo ha detto il governo. E a quel punto a dettare legge non saranno certo i rappresentanti degli enti vallerani.

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