Locarnese

'Il Libro de Medari', storia di un quadernetto del 1740

Dalla trascrizione di un antico registro dei terreni sui quali avveniva la raccolta del fieno selvatico, una testimonianza storica della comunità di Lavertezzo

27 luglio 2019
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Per usare parole dell’autore del libro, che lo descrive in circa duecento pagine, trattasi di “quadernetto dall’aspetto modesto, composto da tre fascicoli di nove, otto, rispettivamente tre fogli piegati a metà e inseriti l’uno nell’altro. Senza numerazione, cuciti con un filo di canapa e una copertina di cartone soffice grigio, senza nervature né rinforzi del dorso”. Emerso dagli archivi del Comune di Lavertezzo, il reperto è datato 1740; la sua importanza è quella di essere un registro dei medee sul territorio di Lavertezzo, ovvero degli appezzamenti sui quali, all’epoca del quadernetto, si effettuava la raccolta del fieno di bosco, spicchi di terra affittati a un centinaio di persone (i medari) che li hanno lavorati per anni.

L’analisi approfondita di questo registro, condotta con l’accuratezza di un archeologo e riferita con la cura di un amanuense da Flavio Zappa, è nel suo ‘Libro de Medari di Lavertezzo’, pubblicato dall’omonimo Patriziato. Un lavoro, quello di Zappa, condotto su tre piani principali: dapprima l’integrale trascrizione del contenuto del quadernetto e lo studio del suo aspetto formale, poi l’incontro con una decina di nativi di Lavertezzo, uomini e donne che hanno partecipato in prima persona (o la ricordano tramite il racconto di genitori o fratelli) alla raccolta del fieno di bosco; per ultimo, un’approfondita indagine storica sul periodo nel quale il libretto è stato scritto.

Profumo di cartiera

Il quadernetto è una ricca fonte di nomi. Che sono quelli dei terreni in questione e quelli delle località confinanti (corenzie), ma anche e soprattuto i nomi della famiglie di Lavertezzo che li lavoravano, una ulteriore occasione di aggiornamento demografico che offre il libro. Zappa, con approccio scientifico, del reperto ci fa quasi annusare la carta, registrandone la filigrana uscita dai torchi della cartiera Denti di Bellano, in provincia di Lecco.

La fedelissima trascrizione del registro occupa una trentina di pagine, intorno alle quali si aprono e si chiudono capitoli sull’organizzazione dei contenuti, redatti da più mani in tempi diversi (dei redattori, Giovanni Luchessa risulta l’unico nome noto) e un’analisi di quella che viene definita “una piccola occasione linguistica”, portata da Giovanna Ceccarelli del Centro di dialettologia e di etnografia di Bellinzona. È Ceccarelli a gettare uno sguardo sulla padronanza della lingua italiana scritta in quella specifica area a metà del Settecento, dalla grafia, che presenta “i tipici tratti degli scriventi semicolti”, ovvero l’assenza di doppie, l’uso (e l’abuso) della h, e altri particolari che fanno la felicità del grafomane.

‘Storie di uomini e donne’

Prima delle interviste ai ‘nativi’, racconti dai quali emerge una realtà contadina collocabile tra gli anni 40 e 50, ci sono le ‘Storie di uomini e donne’, capitolo nove, ovvero i frammenti di vita di una decina di alcuni medari del tempo la cui storia è il risultato dell’intreccio tra le fonti scritte contemporanee al ‘Libro’, i registri parrocchiali di Lavertezzo, gli atti delle visite pastorali e altro ancora. Tra queste ricostruzioni, colpiscono la storia di Maria Chisina, l’unica donna tra quasi cento uomini a ritirare un medee, e il destino di Giacomo Filippo Gaggetta, che “dell’insidiosa attività” fu vittima. L’opera di Zappa, che include anche un generoso glossario con le voci dialettali legate alla raccolta del fieno selvatico, porta con sé anche una cartina dei medee di Lavertezzo nel 1740. E ora che il bosco è tornato in possesso di quelle terre, la storia di quel centinaio e poco più di terreni ottenuti all’incanto per circa quindici anni dalle famiglie del posto, e i relativi ricordi, sono affidati a questo libro.


 
 

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