Locarnese

'Ciao Beer', ed è fatta in Vallemaggia

Nasce ad Avegno-Gordevio un birrificio artigianale da 100mila litri annui (per iniziare). L'obiettivo: materie prime tutte ticinesi

18 giugno 2019
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Centomila litri di birra all’anno per cominciare. Con la prospettiva di crescere e aprire una vera e propria filiera ticinese, cooptando agricoltori locali per la coltivazione e il rifornimento delle preziose materie prime che accompagnano quella principale, l’acqua, di provenienza valmaggese.

È un progetto intrigante, quello di nuovo birrificio messo in piedi ad Avegno-Gordevio da Michele Gilardi e Ruben Berta. Il primo, noto ai più, è avvocato e imprenditore; il secondo è un giovane locarnese con una specializzazione universitaria di mastro birraio ottenuta in Canada. Le visioni e le capacità organizzative di uno, e le competenze dell’altro, hanno dato vita alla fabbrica di una nuova birra – la “Ciao Beer” – che presto sarà prodotta e imbottigliata in due ampi locali al Centro Punto Valle di Avegno-Gordevio appunto.

L’investimento complessivo necessario per partire con un’avventura di questa portata si situa attorno al milione di franchi. In una classifica di “importanza” sulla ventina e più di birrifici presenti in Ticino, quello valmaggese parte, per dimensioni, in buona posizione. Il metodo di produzione è squisitamente artigianale, spiega Ruben, che per altro può contare su apparecchiature di ultima generazione per il controllo dell’acqua, la miscelazione degli elementi e la preparazione delle ricette che il mastro birraio custodisce come oracoli. Per ora sappiamo che la “Ciao Beer” sarà inizialmente declinata in tre tipi di birra: la cosiddetta “bionda”, una “rossa” (l’ambrata Irish Red) e la “luppolo” (la famosa “Ipa”, amara e di gradazione alcolica leggermente superiore). Se Gilardi si è occupato di un lavoro di preparazione amministrativo-finanziario, Berta dirige, produce, controlla, imbottiglia e segue la lavorazione dalla sorgente alla “tappatura” delle bottigliette.

Obiettivo: materie prima locali

«Le materie prime sono note – dice Ruben –: qui abbiamo l’acqua di sorgente dell’Azienda di Avegno-Gordevio (per un litro di birra ce ne vogliono 4 di acqua), il luppolo e il malto d’orzo selezionato. In Ticino viene coltivato l’orzo e le malterie stanno nascendo ora. L’intenzione, collaborando sempre più con aziende agricole ticinesi, è riuscire a sfruttare sempre più la produzione interna sia d’orzo, sia di luppolo». Un altro obiettivo concreto, specifica in questo senso Ruben, è «poter contare sulla produzione di malto ticinese entro l’estate-autunno del 2021».

L’idea di buttarsi nel progetto di un birrificio valmaggese, specifica Gilardi, «è nato l’anno scorso anche in relazione alla chiara crescita d’interesse verso la birra artigianale ticinese. Avuto il contatto con il mastro birraio Berta, ci siamo dotati di strumentazione veramente all’avanguardia. Rispetto ai birrifici industriali siamo piccoli, ma la nostra è una misura confacente alle aspettative di produzione e di eventuale crescita “controllata”. Partiamo con 100mila litri annui – quindi 300mila bottiglie da 3,3 decilitri – e l’esigenza di profilarci innanzitutto sul mercato locale tramite sagre, incontri, degustazioni eccetera. Starà quindi a noi dimostrare di valere una fetta del mercato della birra artigianale». Un grosso investimento, dunque, «reso possibile da istituti bancari e di leasing, da decine di estimatori della birra che hanno sostenuto il progetto, nonché dall’aiuto alle “start-up” fornito una tantum dall’Ente regionale di sviluppo», conclude Michele Gilardi. Immagine e grafica di tutta l’operazione sono della Freidesign di Cevio.

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