Locarnese

'Wear With Ease', ovvero l'Asia addosso. Con etica ed equità

(TEJENDRA-9851018170)
11 novembre 2017
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La capacità di reinventarsi continuamente. O forse la necessità di farlo, percorrendo strade diverse, innovative, per raggiungere lo stesso obiettivo. Che è quello, semplicemente, di una società più giusta. L’ultima trovata di Kam For Sud, l’Ong ticinese fondata da Silvia Lafranchi Pittet e attiva in Nepal da quasi 20 anni, è racchiusa in un motto: “Wear With Ease”, ovverosia vestire a proprio agio, con leggerezza. La leggerezza di sapere che agli aspetti etici della produzione ha pensato Kam For Sud con i suoi prodotti equi ed ecologici. Ideali che dovrebbero sempre reggere il mercato con i Paesi in via di sviluppo, ma che si ritrovano raramente. «Qui da noi, oltre a proporre una serie di prodotti di qualità, il progetto è un richiamo alla coerenza, mentre in Asia genera una nuova consapevolezza in chi aveva maturato l’abitudine ad essere sfruttato», dice Silvia.

“Wear With Ease” è il nome di una linea di abiti e accessori realizzata senza derogare da principi fondamentali come il rispetto dell’ambiente e una paga dignitosa sia per chi fornisce le materie prime, sia per chi, con esse, confeziona il capo d’abbigliamento. Ideatrice e grande artefice del progetto è una stilista, Coty Jeronimus, olandese trapiantata in Ticino, che è uscita da una difficoltà personale proprio reinventandosi: da impiegata per alcuni grandi marchi internazionali a portavoce della moda etica senza compromessi.

«Coty si è occupata di tutto – sottolinea Silvia Lafranchi Pittet –: dall’identificazione dei fornitori delle materie prime alla valutazione degli atelier partner e della loro idoneità rispetto alle esigenze del progetto; dalla realizzazione di un catalogo dettagliato, all’imballaggio e alla spedizione dei capi. Le materie prime provengono da India, Nepal, Tibet e Mongolia (dove una collaborazione con “La mensa e il gregge” di Matteo Bellinelli, che sostiene gli allevatori nomadi, è in preparazione)». Parliamo della lana di yak, di quella di pecora tibetana, del cashemere, della seta Eri, dell’ortica dell’Himalaya o del lino per i capi di vestiario, oppure dell’ottone riciclato, della carta lokta, del cuoio, del cristallo himalayano, dei lapislazzuli e del corallo per accessori e gioielli.

I prodotti sono tutti ecologici e biodegradabili, riciclati o riciclabili, e vengono creati pensando alla salute e alla dignità di chi lavora. Vengono materialmente realizzati in appositi atelier gestiti da partner di Kam For Sud in Nepal, che offrono anche opportunità di stage e apprendistato per i ragazzi delle strutture d’accoglienza di Kam For Sud e persino opportunità di lavoro per alcune mamme dei bambini “in strada” ospiti del centro diurno dell’associazione. «Coty, che naturalmente disegna anche i vestiti, è l’anima di questa iniziativa, i cui benefici vengono reinvestiti nei progetti di Kam For Sud», nota Silvia.

Quanto al catalogo, una prima selezione di capi invernali e gioielli si trova su shop.kamforsud.org. Una visita suggerisce la “libertà di scegliere, adesso, in ogni momento, che tipo di relazione vogliamo con gli altri e con il mondo”. Questo, perché “non siamo obbligati a subire il commercio superficiale, incentrato solo sulla massimizzazione dei guadagni, incurante dello spreco di risorse, dell’inquinamento e dello sfruttamento della povertà”.

I prodotti spaziano dai mini bloc-notes ai biglietti d’auguri, dai gioielli, ai poncho, fino alle sciarpe. E non ci si aspetti prezzi “da saldo”, ovviamente, proprio perché l’etica, se riconosciuta, ha i suoi costi. Sulla piattaforma di crowdfunding wemakeit.com (cercando “Kam For Sud” o “Wear With Ease”) è possibile effettuare preordinazioni o donazioni libere: da 10 a 10mila franchi (opzione, questa, che come ricompensa rende possibile un viaggio accompagnato in Nepal per osservare dal vivo gli atelier di produzione e i progetti di Kam For Sud). La gestione delle ordinazioni e la spedizione dei capi sarà infine assicurata dal laboratorio Laser della Fondazione Diamante a Lugano.

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