
La regione che comprende le Centovalli e le Terre di Pedemonte è attualmente oggetto di una ricerca sulla cosiddetta pietra ollare, un particolare tipo di roccia conosciuta alle nostre latitudini anche con il termine dialettale di “güia”. Autori della ricerca sono Fabio Girlanda, appassionato di mineralogia di Verscio e Hans-Rudolf Pfeifer, professore emerito di geologia all’Università di Losanna. Lo studio ha carattere scientifico e storico-etnografico. L’intenzione degli autori è quella di approfondire in dettaglio i giacimenti della regione dal punto di vista della mineralogia, ma al tempo stesso anche di riuscire a censire il maggior numero possibile di manufatti sparsi nel comprensorio in esame e creare, così, un inventario illustrato che sarà archiviato nel Museo regionale delle Centovalli e Pedemonte a Intragna. Alla luce delle conoscenze odierne le Centovalli e le Terre di Pedemonte non vantano probabilmente la secolare tradizione dell’estrazione e della lavorazione come in altre valli del Sopraceneri. Le ricerche in corso stanno però portando a scoperte decisamente interessanti e inaspettate. Sono infatti numerosi gli oggetti che sono stati sinora rinvenuti nei villaggi e nelle abitazioni della valle, una buona parte di essi eseguiti con pietra del posto. Un nuovo affioramento di pietra ollare con tracce di lavorazione è inoltre stato scoperto recentemente nei pressi del villaggio di Moneto, nell'alta valle. Grazie alla scarsa durezza e a particolari proprietà termiche la pietra ollare viene adoperata già tempi remotissimi per la fabbricazione di una vastissima gamma di oggetti a uso quotidiano, religioso, artistico e architettonico. Di particolare pregio vi sono le cosiddette “pigne” (antenate dei moderni riscaldamenti nelle abitazioni). L’oggetto più comune ricavato da questa pietra sono i famosi “laveggi”, pentole di diverse misure ottenute mediante tornitura ai quali veniva applicato un manico e una cerchiatura in rame. La pietra ollare è una roccia con un colore tendente generalmente sul grigio-verde. È apprezzata da artisti e artigiani sin dall'età della pietra e quando è tenera è facile da lavorare con utensili tipici della lavorazione del legno (coltelli, seghe, lime). Nel circolo della Melezza sono stati finora rinvenuti una quindicina di affioramenti, in alcuni casi anche con tracce di sfruttamento per la fabbricazione di pentole e pigne. Gli autori invitano la popolazione a segnalare gli oggetti in pietra ollare presenti nelle loro proprietà e informazioni su cave, estrazioni e altro inerente l’argomento. Nel frattempo i primi risultati di questa ricerca saranno presentati il prossimo sabato, 8 ottobre, a Varallo Sesia (Provincia di Vercelli) nell'ambito del convegno “La pietra ollare nelle Alpi - Coltivazione e utilizzo nella zona di provenienza”.