Locarnese

Mafia: Condannato a 17 anni di reclusione il 'postino' locarnese di Matteo Messina Denaro 

12 luglio 2016
|

È stato condannato a 17 anni di carcere il “postino” locarnese del super latitante Matteo Messina Denaro, Giovanni Domenico Scimonelli (detto Mimmo), nato l’8 agosto del 1967 in riva al Verbano, dove ha vissuto per oltre 20 anni, prima di trasferirsi in Sicilia.

Arrestato 11 mesi fa a Partanna (Trapani) dopo che era tornato da Lugano dove era solito recarsi in quanto aveva le chiavi per accedere alle casseforti di Matteo Messina Denaro, un fantasma fra i primi dieci ricercati al mondo, latitante da 23 anni. Scimonelli, in sede di udienza preliminare a Palermo, nelle scorse settimane è stato condannato a 17 anni di reclusione per associazione mafiosa.

Uomo d’onore, capomafia di Partanna, non solo mafioso e pregiudicato, ma anche brillante uomo d’affari premiato a Vinitaly a Verona ed ex consigliere nazionale della Democrazia Cristiana, Scimonelli era solito viaggiare per affari fra Roma, Milano, Verona e Lugano. La Dia (direzione investigativa antimafia) del capoluogo lombardo sospetta che il “postino” dei pizzini di Matteo Messina Denaro gestiva gli affari del boss di Castelvetrano, l’erede di Toto Riina e Bernardo Provenzano.

I viaggi a Lugano servivano per effettuare controlli sui conti correnti del latitante che pare disponga delle carte di credito anche di alcune banche svizzere. Nella sentenza di condanna si sostiene che il 48enne locarnese raccoglieva i pizzini degli altri uomini d’onore da recapitare al boss stragista, in fuga dal 1993, dal quale riceveva le risposte, per risolvere le questioni interne alle cosche e portare avanti gli affari.

Affari di una mafia imprenditrice, che per gli inquirenti siciliani sarebbe riuscita a portare i suoi soldi fin dentro le maggiori city della finanza europea. Con forzieri che ancora non sono stati violati, in quanto ben nascosti tra Svizzera, Liechtenstein e Belgio. “Sono in corso verifiche di natura finanziaria presso alcuni istituti di credito ticinesi, ove si ritiene plausibile che alcuni indagati possano aver distratto somme di denaro finalizzate al sostentamento economico del nucleo familiare di Matteo Messina Denaro e dello stesso latitante”, fanno sapere dall’Antimafia di Palermo.

Per smistare i pizzini, Scimonelli avrebbe utilizzato una bimba di cinque anni; lo ha raccontato il padre della piccola ai pm della Dda di Palermo. Dichiarazione che l’uomo ha ripetuto nei giorni scorsi davanti al giudice palermitano che col rito abbreviato sta processando i due autori di un delitto di mafia risalente al 2009, l’omicidio di un pentito, reo di aver compiuto un grosso furto nel supermercato di Partanna di proprietà di Scimonelli, accusato di aver ordinato la spietata punizione.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔