Grigioni

'Vogliamo una convenzione per il Moesano in caso di pandemia'

Un comitato capitanato da Nicoletta Noi-Togni ha lanciato oggi una petizione e un'iniziativa popolare regionale. Obiettivo: stesse misure preventive del Ticino

Una parte del comitato oggi a San Vittore
20 luglio 2020
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Una petizione al governo di Coira e un’iniziativa popolare indirizzata alla Regione Moesa sono state lanciate oggi da un comitato creatosi per chiedere che venga stipulata una convenzione tra Grigioni e Ticino in ambito sanitario per la popolazione del Moesano nel caso di epidemia o pandemia. Durante la prima ondata di coronavirus, «la popolazione era disorientata e non sapeva più comportarsi» hanno detto alla stampa i promotori delle due raccolte firme capitanati dalla sindaca di San Vittore e granconsigliera grigionese Nicoletta Noi-Togni. Nel chiedere che in caso di emergenza sanitaria le indicazioni relative alle misure preventive in vigore in Ticino valgano anche nelle vicine valli Mesolcina e Calanca, Noi-Togni è affiancata dal collega di Gran Consiglio (Gc) Manuel Atanes, da Nives Grassi (responsabile del Servizio ambulanza Moesano), Simone Giudicetti (supplente in Gc), Silva Brocco (municipale di Roveredo e supplente in Gc), Desirée Tognola (consigliera comunale di Grono) e Brunetto Vivalda di Mesocco.

Se i sindaci sono contrari, parola alla popolazione

Anche se la richiesta è una sola, sono due come detto le strade scelte per far sentire la loro voce. Poiché spesso le petizioni non hanno gran peso a livello politico, come ha spiegato Noi-Togni il comitato ha optato per il lancio di un’iniziativa regionale, probabilmente la prima lanciata a sud del San Bernardino. Una volta raggiunta quota 500 firme (tra gli oltre 8000 abitanti del Moesano), la proposta generica verrà sottoposta alla Conferenza dei sindaci, che rappresenta il potere esecutivo della Regione Moesa. Se venisse accettata i sindaci porterebbero a Coira il tema, su cui poi il Consiglio di Stato avrà comunque l’ultima parola. Se per contro la maggioranza dei sindaci respingesse l’iniziativa, la proposta andrebbe alle urne in tutto il Moesano.

'Disparità di trattamento durante la pandemia'

“Siamo appena usciti da un’esperienza di pandemia che ci ha mostrato quanto sia diversa la situazione oltre San Bernardino e nel Moesano. I risultati per la nostra regione sono stati disparità di trattamento, malintesi, incertezze e ritardi che in caso di pandemia possono compromettere seriamente e in modo irreversibile lo stato di salute delle persone coinvolte”, scrivono i promotori sul testo della petizione. Se da una parte Coira si è attivata nel caso del Covid-19 con un mese di ritardo, dall’altra il trait d’union con il Ticino è stato innegabile, hanno spiegato alla stampa. Sia per il numero elevato di casi e di morti rispetto al resto del Cantone (le vittime del virus in queste due valli sono state 15 su un totale di 108 casi dichiarati), sia per ripercussioni nel mondo del lavoro (ad esempio lo stop ai cantieri in Ticino ha generato carenza di manodopera e di materiale anche nel Moesano, così come l’elevato numero di frontalieri), ma anche per il fatto che gli ospedali di riferimento (durante la pandemia ma anche normalmente) sono quelli ticinesi. Inoltre durante la recente pandemia le direttive e le disposizioni per il personale curante sono già state fornite dal medico cantonale ticinese, ha sottolineato Nives Grassi.

Secondo Peyer la convenzione è possibile

L’idea di un’apposita convenzione tra i due cantoni in caso di pandemia (numerose altre sono già in vigore tra Coira e Bellinzona) non è nuova: negli scorsi mesi la stessa Noi-Togni ha sottoposto la proposta al Consiglio di Stato, che durante la sessione di giugno del Parlamento ha risposto dando margine di manovra. Il direttore del Dipartimento di giustizia, sicurezza e sanità Peter Peyer ha in particolare detto che «secondo il governo, una convenzione nel settore sanitario in caso di pandemia sarebbe teoricamente possibile», aggiungendo però che «in particolare i Comuni dell’Alto Moesano sono esplicitamente contrari a tale delega».

La salute prima di tutto

E in effetti i sindaci che già durante la decisione sull’apertura di una finestra di crisi nel Moesano si erano espressi a maggioranza contro (diversamente da San Vittore, Roveredo e Castaneda) potrebbero ostacolare l’iter della richiesta avanzata dal comitato. Da qui l’idea di puntare in quel caso su un’iniziativa popolare a livello regionale, in modo che sia la gente a decidere. Il timore è infatti che in caso di una nuova ondata di Covid-19 o in caso di altre epidemie, non rispettando le stesse disposizioni del Ticino e se il sistema sanitario dovesse rischiare il collasso i malati del Moesano si vedano rifiutare l’accesso agli ospedali dovendo di conseguenza ricorrere a quello di Coira, con conseguenti problemi legati alla distanza e alla lingua. «Non è giusto che le idee politiche e personali dei sindaci vadano a influire sulla salute della popolazione», ha aggiunto la responsabile del Servizio ambulanza Moesano.

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