L’Esecutivo rispondendo a un’interrogazione spiega che in un anno soltanto il 32% degli aventi diritto ha usufruito (e per poco tempo) dello smart working

Il Municipio di Bellinzona vede di buon occhio l’utilizzo dello smart working da parte dei dipendenti dell’amministrazione. Tuttavia l’opportunità di lavorare da casa, invece di recarsi fisicamente in ufficio, rimane poco sfruttata. È quanto emerge dalla risposta dell’Esecutivo cittadino a un’interpellanza, poi riformulata quale interrogazione, inoltrata dal consigliere comunale Sacha Gobbi (Lega-Udc).
Nello scritto il Municipio conferma di essere “senz’altro aperto all’attività svolta in regime di smart working”. In effetti ha adottato una Direttiva in merito “non senza mancare, nel preambolo, di indicare che la possibilità di farvi capo ha un duplice obiettivo: da un lato offrire ai collaboratori l'opportunità di una migliore conciliazione fra la vita privata e quella professionale e dall’altro creare migliori condizioni di lavoro per un'accresciuta efficienza lavorativa. Al termine dell’esperienza fin qui fatta il giudizio è positivo e non è escluso che vi possano essere ulteriori sviluppi”.
Tuttavia, numeri alla mano, il margine di miglioramento è ampio. Nel periodo preso in considerazione, dal 1° agosto 2024 al 31 luglio 2025, soltanto il 32% dei collaboratori che avrebbero potuto usufruire del telelavoro ne ha fatto uso almeno una volta. Dei 318 collaboratori dell’amministrazione, soltanto 101 “hanno lavorato almeno mezza giornata (unità temporale minima) in smart working. Nei 12 mesi presi in considerazione la media dei giorni svolti con questa modalità corrisponde a 18,24; sostanzialmente quindi circa 1,5 giorni al mese, senza considerare il grado occupazionale”.
Un livello di telelavoro che non consente, al momento, di prendere decisioni in merito all’ottimizzazione degli spazi lasciati liberi da chi decide di usufruire dell’opportunità di lavorare da casa. “Il cambiamento di prassi implica importanti investimenti strutturali e logistici, non da ultimo un cambiamento culturale per i settori e servizi coinvolti, una decisione di principio in merito è ritenuta prematura”. Di conseguenza non è al momento ipotizzabile, in risposta a una specifica domanda di Sacha Gobbi, considerare il passaggio al desk sharing (postazioni condivise e non più assegnate a un singolo lavoratore): “Il livello di smart working, il livello di digitalizzazione dei processi e la cultura aziendale non lo permettono. L’evoluzione è monitorata e quando i dati lo permetteranno si procederà a una fase pilota coinvolgendo singoli settori dell’amministrazione”.
E per quanto concerne il possibile accorpamento di servizi attualmente ospitati in affitto all’interno di edifici comunali di proprietà, il Municipio precisa come tutti quelli che possono avvalersi del telelavoro sono ubicati in stabili di proprietà: “Gli spazi che si potrebbero liberare saranno proposti nel seguente ordine: ai settori interni dell’amministrazione comunale; ai servizi cantonali che garantiscono servizi ai cittadini di Bellinzona; alle associazioni di quartiere; alle associazioni senza scopo di lucro della città; da ultimo e solamente se conforme al Piano regolatore, ai privati”.
In vista della realizzazione del nuovo stabile pluri-amministrativo comunale in via Lavizzari, Gobbi chiedeva quali siano state le riflessioni di dettaglio legate al tema dello smart working. Le ipotesi edificatorie, secondo il Municipio, “si fondano sull’ottimizzazione delle sinergie tra vari settori dell’amministrazione comunale e il ricollocamento di alcuni servizi specifici al cittadino che necessitano condizioni logistiche speciali. Il telelavoro è stato considerato marginalmente; se fosse il caso, si potrebbe considerare quale futura ottimizzazione dell’occupazione dello stabile con un aumento del personale presente o l’accorpamento di altri servizi”.
Resta il fatto che una gestione più efficiente degli spazi può rappresentare un beneficio per le casse pubbliche. In merito, il consigliere leghista interrogava sul potenziale di risparmio futuro e su quanto è già stato risparmiato. Secondo il Municipio va considerata la necessità dell'amministrazione comunale, dettata dall’aggregazione, di possedere una logistica diffusa: “Rispetto a questo assetto iniziale, a oggi non sono state apportate modifiche rilevanti. Con l’edificazione del nuovo stabile Lavizzari si procederà a una prima riorganizzazione logistica. Considerando l’obbligo di mantenimento delle attuali case comunali, non si prospettano particolari risparmi o ricavi dagli spazi che si libereranno”.