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Delitto di Lodrino e luci rosse: ripartire dalla lista nera

La black list delle prostitute ha messo al riparo quelle attive in Ticino ma non ha permesso di evitare l’uccisione della rumena giunta dall’Italia

Una segnalazione puntuale alla polizia avrebbe potuto salvare quantomeno una vita?
(Ti-Press)
5 febbraio 2025
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A dieci giorni dall’omicidio di una 21enne rumena a Lodrino, alcune domande rimangono a mezz’aria senza risposte. Familiari, amici e conoscenti dell’omicida 27enne, che versa sempre in gravi condizioni al Civico di Lugano dopo aver tentato di suicidarsi, si chiedono in particolare se non si sarebbe potuto fare di più per intercettarne il malessere che stava vivendo da qualche tempo. Visto che il suo nome figurava sulla lista nera delle prostitute ticinesi quale cliente violento e cocainomane da evitare, si può infatti immaginare che una segnalazione da parte delle professioniste del sesso alla polizia avrebbe permesso di innescare una verifica intercettandolo, avvicinandolo, ascoltandolo ed eventualmente indicandolo ai servizi preposti a gestire persone minacciose. Anche perché, sempre nella cerchia dei conoscenti, almeno così ci viene spiegato, nessuno immaginava che il 27enne potesse avere una doppia vita: di giorno un bravo ragazzo e capace operaio benvoluto e apprezzato da tutti, di notte un cliente di prestazioni sessuali a pagamento condite da droga e violenza.

Una segnalazione alla polizia avrebbe dunque potuto salvare quantomeno una vita? Per quale motivo le prostitute non l’hanno segnalato? Temono forse di non essere ascoltate e credute? O ritorsioni nell’ambiente? O reazioni del cliente stesso? Si ritengono poco tutelate dalla polizia? C’è carenza di fiducia reciproca? Oppure, ancora, ritengono semplicemente inutile fare segnalazioni alle forze dell’ordine visto che la black list è già di per sé una soluzione efficace per l’incolumità delle sexworkers locali? E ora che l’esistenza della lista nera è nota anche all’opinione pubblica, la polizia intende chiederne l’accesso, consultarla e verificare quanto si scrive sia dell’omicida 27enne, sia di altri eventuali clienti pericolosi? Non ritiene doveroso un esercizio preventivo di questo tipo?

La polizia: ‘Approfondiamo le informazioni rilevanti’

Al riguardo abbiamo sollecitato il Servizio comunicazione, media e prevenzione della Polizia cantonale. La cui risposta è significativa, pur rimanendo un po’ in superficie anche per motivi d’inchiesta: “Approfondiamo tutte le informazioni rilevanti che giungono in maniera diretta e indiretta. Secondo tempi e modi che per evidenti ragioni di tattica di polizia e di accertamenti d’inchiesta non vengono divulgati”. Tra le righe emerge dunque un concreto interesse verso la black list. “Quale premessa generale – prosegue il Servizio comunicazione – evidenziamo che le persone che si sentono minacciate e/o che hanno subito atti di violenza, non solo per quanto riguarda l’esercizio della prostituzione, possono segnalare l’accaduto alla Polizia cantonale e inoltrare relativa denuncia a tutela della loro incolumità fisica. In relazione a persone minacciose, problematiche o a rischio, il Corpo si avvale di uno specifico servizio per la gestione delle minacce, denominato Gruppo di prevenzione e negoziazione. Gpn composto da cinque agenti, appositamente formati in aspetti inerenti alla comunicazione, alla psicologia e alla negoziazione, da due psicologi e da un ufficiale. Nella gestione della minaccia, il Gpn si concentra in particolare sulle persone motivate da possibili disturbi mentali, rancori personali o ideologicamente legate a concetti cospirativi. Una volta individuata la radice del problema, interviene prima che le minacce sfocino in atti di violenza vera e propria. La convocazione dei potenziali autori avviene su base volontaria con semplice richiesta. Il tasso di adesione è molto alto, significativo di un forte bisogno di ascolto”. Nell’ambito della prostituzione, conclude la Polizia cantonale, “grazie a una segnalazione una persona è già stata seguita e convocata dal Gpn”.

La proposta

‘Estenderla a tutte le lavoratrici del sesso’

Secondo il criminologo Michel Venturelli nel nostro cantone manca però una figura chiave. A Lucerna c’è un security manager che si occupa anche di prostituzione e che funge da intermediario tra i vari attori, quindi in questo caso tra polizia e lavoratrici del sesso. Venturelli ricorda che una ventina di anni fa, quando era coordinatore dell’Associazione dei proprietari di postriboli a luci rosse in Ticino (Casi) era stato creato un sito dove le prostitute potevano segnalare clienti e situazioni problematiche. Il sito non aveva però funzionato poiché nessuna di loro segnalava. Probabilmente perché all’epoca la maggior parte delle prostitute lavorava nell’illegalità a causa anche della legge che non permetteva loro di mettersi in regola e temevano che gli scritti finissero in mano alle autorità. «Oggi potrebbe funzionare perché la maggior parte di loro opera legalmente essendosi notificata», evidenzia. Per Venturelli una piattaforma del genere sarebbe utile, ma meglio sarebbe se fosse coordinata da un intermediario indipendente che facesse da trait d’union tra le lavoratrici del sesso e le autorità a cui far pervenire le segnalazioni se necessario. «Una figura che sia in grado di parlare con le autorità e con le prostitute e di cui entrambi si fidino». Un intermediario è necessario perché, secondo il nostro interlocutore, se la polizia dovesse avere direttamente accesso a questo strumento rischierebbe di metterne a repentaglio l’esistenza stessa: «Potrebbe non essere utilizzato per mancanza di fiducia». La black list potrebbe essere una soluzione? «La lista nera condivisa tra le prostitute è un’ottima idea e andrebbe sviluppata, bisogna però aiutarle a estenderla affinché tutte possano segnalare», conclude.