Bocciata la mozione Casari per un potenziamento nei quartieri. Ciclopista a nord solo nel 2032/35
Niente da fare per tre mozioni che il Consiglio comunale di Bellinzona ha bocciato durante la seduta di lunedì 3 febbraio. La prima, presentata dall’Mps nel 2021 e affossata con 45 no, 8 sì e 3 astenuti, chiedeva norme precise per quanto riguarda il processo di valutazione del personale comunale. Colloqui annuali al momento sorretti da un’ordinanza del 2014 risalente ancora alla vecchia Bellinzona. Nell’invitare il plenum a respingere la mozione essendo il Municipio al lavoro per elaborare un testo conforme e adeguato ai tempi, la Commissione della legislazione ha comunque auspicato che l’esecutivo “si doti di strumenti di monitoraggio annuale delle ripercussioni delle valutazioni sull’inquadramento salariale dei collaboratori, verificando in particolare che vi sia omogeneità trasversalmente ai dicasteri/servizi sulla proporzione di collaboratori distribuiti nelle tre classi di stipendio delle varie funzioni (avviamento, mediana, superiore) e sulla quantità di collaboratori per i quali viene bloccato l’aumento annuale”.
Pollice verso (34 no e 23 sì) anche alla mozione Plr (gli stessi liberali-radicali hanno votato contro) che sollecitava migliori collegamenti ciclabili, e meglio illuminati la notte, nei quartieri nord di Claro, Moleno, Preonzo, Gnosca e Gorduno. Opere sì previste nell’ambito del Programma di agglomerato di quinta generazione, ma con tempi biblici (2032/35) sebbene nel frattempo anticipati rispetto a una prima versione che parlava del 2040. Da qui l’invito della Commissione Pr (favorevoli e contrari alla mozione) ad accelerare la realizzazione delle opere, sebbene responsabile di tali opere sia il Cantone.
E nulla da fare infine per la proposta di Alberto Casari (Unità di sinistra) affinché Bellinzona potenzi il numero delle cosiddette Zone d’incontro con precedenza ai pedoni e velocità massima di 20 km/h. La maggioranza (38 contrari e 20 favorevoli) ha condiviso l’opinione municipale secondo cui quasi tutte le aree residenziali già dispongono di zone 30, mentre le zone 20 richiedono interventi infrastrutturali significativi e il rispetto di condizioni restrittive che ne rendono la realizzazione molto complessa e dispendiosa. Casari dal canto suo ha insistito in aula sulla necessità di fare meglio, nell’ottica di una migliore vivibilità, prendendo spunto ad esempio dalla Città di Berna dove le Zone 20 abbondano e sono molto bene accette dalla popolazione. Mentre nella Turrita se ne conta una decina. Una questione, par di capire, di mentalità. Oltre che di volontà politica.