Coautore del libro sulla storia delle Colonie dei sindacati, Ilario Lodi sottolinea l’importanza per i giovani delle esperienze lontane da casa
Da più di 100 anni apprezzata e frequentata realtà delle attività extrascolastiche in Ticino, le Colonie dei sindacati hanno ispirato il libro, pubblicato lo scorso dicembre da Fontana Edizioni, che ripercorre la storia dei soggiorni residenziali estivi organizzati a Rodi sin dal 1923. «L’idea è nata già qualche anno fa, come gesto di riconoscenza per le belle esperienze vissute in Leventina», dice Ilario Lodi, coautore insieme al filosofo Sergio Dagradi; entrambi sono stati infatti partecipanti, monitori e coordinatori.
In un volume che si distingue per una parte storica e una seconda incentrata sui principi educativi delle colonie, uno degli obiettivi è «sottolineare come queste esperienze siano più che mai importanti per rimettere i giovani nella condizione di vivere e praticare quotidianamente il concetto di collettività; ciò che ha grande valore in un contesto odierno di individualità, in cui le persone pensano sempre più ai propri interessi e non al loro ruolo all’interno della comunità», afferma Lodi, direttore dell’ufficio regionale della Svizzera italiana di Pro Juventute e presidente dell’Associazione delle colonie estive di vacanza costituita nel 2021. «Abbiamo ritenuto che questo libro potesse dare un contributo alla riflessione pedagogica, valida non soltanto per Rodi, ma per tutti i soggiorni in colonia». Il nostro interlocutore è infatti convinto che simili esperienze rimangano centrali per favorire un’adeguata politica familiare. «Prova ne è che prossimamente arriverà in Gran Consiglio la revisione della Legge sui giovani e le colonie. Un messaggio molto positivo, che testimonia come anche lo Stato ritenga che sia un settore in cui si debba investire e da sostenere maggiormente».
Il nuovo testo di legge – elaborato attraverso un processo partecipativo che ha coinvolto attivamente i Comuni, le organizzazioni del settore e le associazioni che operano nel campo delle politiche giovanili – andrà ad aggiornare le normative risalenti agli anni 70. È ritenuto un passo significativo verso l’unificazione e il potenziamento del supporto cantonale per i giovani e le colonie, che siano estive, in altri periodi di vacanze scolastiche oppure diurne. La revisione prevede un incremento delle risorse destinate a queste attività, con anche l’obiettivo di garantire che ogni giovane abbia accesso a preziose esperienze di vita collettiva. «Ovviamente saluto positivamente la revisione della legge. Personalmente, ritengo però che l’aspetto educativo abbia un valore aggiunto soprattutto in soggiorni di due o tre settimane. In questo modo si mettono i ragazzi nella condizione di stare via da casa per un periodo relativamente lungo, e poter così esercitare il concetto, in modo esteso, di collettività per avviarsi alla vita adulta. Oggi c’è una tendenza maggiore per le attività diurne, ma credo che le famiglie debbano ritornare a credere maggiormente nei soggiorni residenziali».
Nel libro gli autori esplorano in particolare, da un punto di vista storico e filosofico-pedagogico, i primi sessant’anni delle Colonie dei sindacati, create nel 1923 con l’obiettivo di permettere di far cambiare aria ai figli degli operai e del lavoratore sindacalizzato. «Come le altre colonie, anche quelle di Rodi sono nate inseguendo un paradigma legato alla salute dei bambini, visto che in quel periodo nelle famiglie c’era una situazione sanitaria decisamente diversa da quella attuale. Ci si occupava quindi della salute dei partecipanti, cercando ad esempio di offrire un’alimentazione più generosa di quella di cui potevano beneficiare a casa. Si pensi poi al semplice aspetto di poter trascorrere del tempo in montagna all’aria aperta. In generale le colonie potevano offrire un clima più salubre». Poi, a partire dagli anni 50, «si è sviluppato il concetto di tipo educativo legato alla collettività, a riscoprirsi a stretto contatto con altri bambini, attraverso attività e momenti apparentemente banali come pranzare o dormire insieme, oppure scelte e decisioni che devono essere concordate con i bisogni degli altri». Il libro racconta anche delle discussioni legate all’individuazione del giusto concetto educativo al quale agganciare le attività durante i soggiorni, prima dello sviluppo di linee guida condivise. Attraverso lo studio della documentazione in archivio e la riproposta di materiale fotografico, vengono sì raccontati l’entusiasmo di allora, ma pure gli aspetti più ostici che hanno contraddistinto le colonie, rivelando aneddoti, discussioni e qualche sana polemica. «Il libro è rivolto a chi si occupa di pedagogia, a chi è interessato alla storia dell’educazione e a tutti quei giovani che fanno o desiderano fare esperienze come monitori». È possibile acquistarlo in libreria o direttamente tramite l’editore (www.fontanaedizioni.ch).