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Il quartiere Ferriere Cattaneo ‘non comporterà dezonamenti’

Lo assicura la commissione Gestione di Bellinzona invitando il Cc a votare la variante pianificatoria necessaria ad accogliere anche altri contenuti misti

In tutto 46mila metri quadrati industriali da riconvertire
(Ti-Press)
15 gennaio 2025
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La domanda, preoccupata, che molti proprietari di terreni edificabili in Ticino si stanno ponendo in questo periodo è se la realizzazione di taluni grandi progetti edilizi pubblici previsti nei prossimi anni/decenni comporterà l’obbligo di dezonare superfici private di pari estensione. Riassumendo con l’accetta e mettendo tutti nello stesso calderone – sebbene vi siano chiare differenze fra le singole posizioni – possiamo citare per il Bellinzonese il nuovo ospedale previsto alla Saleggina, il nuovo Quartiere Officine in centro città e quello di Giubiasco al posto delle Ferriere Cattaneo. Nei due ultimi casi la risposta alla domanda iniziale è sempre stata finora negativa, mentre a sorpresa lo scorso novembre è saltato fuori che per poter fare il nuovo nosocomio bisognerà eliminare in Ticino 60mila metri quadrati di superfici edificabili in occasione della prima tappa (2035) e altrettanti nella seconda prevista attorno al 2050. Se già si è faticato a trovare otto ettari di terreno verde da ‘trasformare’ in campi agricoli Sac (più o meno la stessa cosa) per compensare l’arrivo del nuovo stabilimento Ffs a Castione, la ricerca di 12 ettari edificabili da trasformare in 12 ettari non più costruibili rischia di trasformarsi in un’operazione impossibile, nonostante vi sia chi, fra le autorità turrite, ripeta convinto che ‘si riuscirà a portare a casa il nuovo ospedale’.

‘Piena coerenza con gli obiettivi’

Un nuovo paragrafo del romanzo lo scrive ora la commissione Gestione del Consiglio comunale di Bellinzona che a maggioranza (mancano all’appello due consiglieri su nove) sottoscrive il rapporto redatto da Pietro Ghisletta (Centro) favorevole alla variante di Piano di quartiere per le Ferriere destinate, su iniziativa privata, a cambiare volto smettendo la storica veste industriale per accogliere, oltre ad attività produttive a basso impatto, anche contenuti residenziali, amministrativi, commerciali e culturali. La variante sarà discussa il 3 febbraio dal plenum del Cc, cui la Gestione sottopone una visione entusiastica. A cominciare, come detto, dalla questione compensatoria: “Le risposte chiare e precise fornite dagli esperti” audizionati dai commissari lo scorso novembre “hanno confermato la solidità del progetto e la sua piena coerenza con gli obiettivi di sostenibilità ambientale e sviluppo urbano del Comune. In particolare è stato sottolineato che non comporterà alcun dezonamento o compensazione di terreni edificabili. Una rassicurazione importante per la comunità”, sottolinea la Gestione. Il tempo dirà se dal cappello pianificatorio – che dipende dalle sempre più stringenti linee dettate dalla Confederazione – non uscirà magari qualche sorpresa.

‘Rigenerare un'area obsoleta e sottoutilizzata’

Quanto al progetto in sé, la maggioranza commissionale sostiene che la riconversione delle Ferriere “rappresenta un'opportunità significativa per rigenerare un'area industriale obsoleta e sottoutilizzata, trasformandola in un quartiere multifunzionale moderno e strategico. Grazie a un meccanismo di finanziamento innovativo il Comune minimizzerà l'investimento iniziale, delegando ai privati la realizzazione delle infrastrutture necessarie. In cambio il Comune otterrà spazi pubblici di qualità e beneficerà dei contributi derivanti dall'aumento del valore dei terreni”. Il progetto, che interessa un'area di 46'000 metri quadrati attualmente occupata da una trentina di operai, “consentirà di valorizzare una posizione centrale nel quartiere di Giubiasco adottando standard urbanistici e ambientali avanzati, paragonabili a quelli delle grandi città. Questa iniziativa contribuirà a migliorare la qualità di vita del quartiere e a rafforzare il tessuto urbano in modo sostenibile, rafforzando l'attrattività del territorio”. Tra i punti di forza viene citata l’opportunità di creare un quartiere “vivibile e inclusivo, perfettamente inserito nel quadro degli obiettivi strategici del Comune”. Bene accolta, fra le altre cose, la cosiddetta ‘resilienza urbana’ visto che il progetto “aumenterà la capacità della città di far fronte ai cambiamenti climatici attraverso misure come tetti verdi, alberature e la creazione di zone verdi”. Come pure il fatto che i costi relativi alle opere di urbanizzazione e al risanamento di eventuali porzioni inquinate saranno, ovviamente, “interamente a carico del proprietario del fondo”.

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