Bellinzonese

Strage di pecore sull’alpe Albagno: 11 morte, altre sparite

Sopra Sementina l’attività di estivazione termina oggi anzitempo. L’associazione contro i predatori parla di disobbedienza e manifestazioni di piazza

Il problema è noto, le soluzioni tardano
(Ti-Press)
9 settembre 2024
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Un’altra incursione del lupo. Preso di mira, nella notte tra venerdì 6 e sabato 7 settembre, l’alpe Albagno nella valle di Sementina dove stazionava un gregge di pecore in un contesto di pascolo non proteggibile. Durante la visita settimanale il proprietario degli ovini ne ha trovati undici morti, altri risultano tutt'oggi dispersi. “Questo evento – comunica l’Associazione per la protezione del territorio dai grandi predatori – decreta probabilmente l’ennesima fine di un alpeggio tradizionale. E gli allevatori si sentono viepiù abbandonati dalle autorità preposte”. D’altronde, come già emerso nelle estati passate nei Grigioni e ancora quest’anno in Vallemaggia, sono numerosi gli scarichi anticipati di questa stagione. “E così oggi (9 settembre) l’alpeggio colpito viene scaricato anticipatamente e si aggiungerà al triste elenco di quelli abbandonati a causa del lupo”. Dall’inizio della stagione 2024 sono già dieci gli alpeggi (su un totale di un centinaio) ad essere stati scaricati anticipatamente. E così circa 520 ovini e 450 caprini hanno dovuto essere forzatamente riportati sul fondovalle prima del termine della normale stagione di estivazione.

‘Aziende che cessano l’attività e le autorità che fanno?’

“La maggior parte di questi alpeggi – rincara la dose l’associazione – non saranno più caricati l’anno prossimo sia perché, in conseguenza di questa situazione, le aziende di base cesseranno la loro attività sia perché la presenza nella zona del lupo (singolarmente, a coppie o a branchi) non lo permetterà più”. Viene altresì ribadito che “le autorità federali e cantonali non hanno mai dato peso alle nostre argomentazioni e previsioni e ora stiamo rapidamente giungendo alla fine degli alpeggi non proteggibili. Anzi c’è da chiedersi se questa scomparsa non l’attendessero senza preoccuparsi, così da eliminare una parte del problema lupo”. Piccoli alpeggi “non altrimenti sfruttabili per le dimensioni, la posizione remota e la morfologia del territorio, ma estremamente preziosi per la qualità di vita che si poteva assicurare agli animali e per i vantaggi che ne traevano gli allevatori e i proprietari degli alpeggi stesso”.

In tre anni ne sono stati abbandonati venti

In definitiva l'associazione lancia un appello alla società in generale: “L’abbandono di venti alpeggi tra il 2021 e oggi è un problema che interessa molti, non quattro allevatori anziani come qualcuno continua a pensare. Chi voleva il lupo sulle nostre montagne ha ormai vinto. Non ci resta che dichiarare tutto il nostro sostegno e solidarietà agli allevatori colpiti e lo sdegno per l’irresponsabilità dimostrata dalle autorità competenti”. A questo riguardo, l'associazione preannuncia che “ci faremo ancora sentire” e ritiene che “sia giunto il momento di smettere di rivolgerci alle autorità e all’opinione pubblica con scritti e comunicati. Occorrerà passare alla disobbedienza civile e alle manifestazioni di piazza gridando forte e chiaro basta”.

I tempi lunghi del governo ticinese

Intanto, mentre nel confinante Grigioni la regolazione proattiva del lupo è già in atto da mercoledì scorso e mentre in Ticino da più parti si moltiplicano le richieste affinché il governo proceda celermente con l'iter per la soppressione degli esemplari problematici, i tempi sembrano dilatarsi. Come riportato domenica dalla Rsi, trecento cacciatori si sono annunciati e hanno ottenuto l’autorizzazione di abbattere i lupi, nel quadro della regolazione che la rivista legge federale sulla caccia consente dal 1° settembre al 31 gennaio. L’Ufficio caccia e pesca indica quattro cuccioli: due appartenenti al branco dell’Onsernone e due a quello della Val Colla. Tempi lunghi però: mentre Coira ha inoltrato la richiesta all’Ufficio federale dell’ambiente già il 15 agosto, Bellinzona lo ha fatto il 28. Ufam che impiega 15 giorni lavorativi per le necessarie verifiche e per rispondere, dopodiché il Consiglio di Stato dovrà ancora decidere ed emanare i relativi ordini di abbattimento.

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