Bellinzona

‘L'ho colpito almeno sette volte, ma non volevo uccidere’

Si è aperto il processo a carico del 51enne colpevole di aver percosso con una mazza di legno un conoscente cui doveva dei soldi

In sintesi:
  • Interrogatorio dell'accusato contraddistinto dai ‘non ricordo’
  • Domani la parola alle parti
(Ti-Press)
6 marzo 2024
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Una lunga serie di «non ricordo» e «non so spiegarlo» in risposta alle contestazioni del giudice Amos Pagnamenta, che per tutto il pomeriggio lo ha interrogato, facendogli notare le incongruenze delle sue dichiarazioni rese nei verbali dell’inchiesta, durante i quali ha fornito svariate versioni e, per usare le parole del giudice, raccontato un sacco di frottole. Si è aperto oggi nell’aula penale di Lugano il processo a carico del 51enne, uno svizzero di origini polacche accusato di tentato assassinio per aver ripetutamente colpito alla testa, utilizzando una mazza in legno da hurling, un 57enne italiano al quale doveva 25mila franchi. I fatti sono avvenuti il 4 febbraio 2022 nel magazzino della stazione di rifornimento Eni, in via Motta 4 a Bellinzona, di cui il 51enne era il gestore. Quest’ultimo, patrocinato dall’avvocata Maria Galliani, si trova in carcere in regime di espiazione anticipata della pena. Gravi le conseguenze per la vittima, che era riuscita a cavarsela ma è confrontata con lesioni cerebrali permanenti.

Una valanga di bugie per posticipare il pagamento

La lite verteva sul denaro che il 57enne reclamava quale ricavato della vendita di un suo furgone, vendita di cui l’imputato si sarebbe dovuto occupare. Ma invece di tenere fede agli accordi, l’accusato ha ceduto il veicolo a una terza persona per saldare un altro debito pendente. Ed è a questo punto che inizia «la valanga di bugie e scuse» per continuamente posticipare il pagamento di fronte alle sollecitazioni del 57enne per riavere i suoi soldi. Poi, date le richieste sempre più insistenti, l’accordo per l’incontro del 4 febbraio alla stazione di servizio, giorno in cui l’imputato, a distanza di circa due anni dall'incarico di vendere il furgone, avrebbe finalmente consegnato i 25mila franchi. Importo, ha detto in aula il giudice, che l'uomo avrebbe avuto la possibilità di consegnare qualche mese prima, quando era riuscito a guadagnare un'ingente somma in attività di trading online.

Per l'accusa è stata un'azione premeditata

Stando all’accusa, il giorno dell'incontro, stufo delle continue pressioni, il 51enne ha premeditato di uccidere: prima dell’appuntamento ha infatti disattivato le telecamere di sorveglianza della stazione di servizio. Nel magazzino, con vetri oscurati, aveva poi la mazza da hurling, utilizzata per colpire la vittima alla testa. Tuttavia, in aula l'imputato ha sostenuto che la sua intenzione non fosse quella di uccidere, ma di avere reagito alla veemente reazione della vittima dopo averle comunicato di non avere i soldi. Contesta poi di avere colpito la vittima alle spalle e di avere infierito quando quest’ultima è caduta a terra; elementi che stando all’accusa sono invece dati sulla scorta delle analisi forensi. «Entrati in magazzino, quando gli ho detto che non avevo i soldi, lui si è alterato e ha cominciato a spintonarmi – ha dichiarato l'uomo –. Ho cercato di difendermi, ho dato un primo colpo, poi altri, non ricordo quanti, ma almeno sette. Il primo sicuramente alla testa, mentre gli altri non ricordo bene, ma sempre comunque nella parte alta del corpo. L’ho colpito con la mazza solo quando era in piedi, mentre una volta caduto non l’ho più toccato, anche perché era inerme e non c’era dunque motivo».

Soccorsi allertati da un passante

Dopo l'aggressione il 51enne non ha chiamato i soccorsi, allertati solo da un passante al quale, su esplicita domanda, dal piazzale esterno l'imputato ha risposto che andava tutto bene. Arrivati i primi agenti di polizia all'esterno del magazzino, non ha nemmeno avvertito che all’interno c’era una persona gravemente ferita. «Al posto di chiamare i soccorsi, la sua reazione è stata quella di cambiarsi i pantaloni», ha affermato il giudice. Nuovi pantaloni sui quali sono comunque state rinvenute macchie di sangue: stando all’accusa, dopo il cambio di vestiti ha infatti colpito un’ultima volta la vittima mentre quest’ultima era a terra con il capo coperto di sangue. «Se la sua intenzione non era uccidere, perché non ha chiamato l’ambulanza al posto di cambiarsi i pantaloni?», ha chiesto il giudice all’imputato. La sua risposta? «Non so spiegare». Altra domanda del giudice: «Perché, dopo uno spintone, ha massacrato una persona che giustamente voleva i suoi soldi?». «Mi sono spaventato e ho reagito, sbagliando», ha risposto l'uomo.

Stando a quanto riferito in aula da Pagnamenta, nei primi verbali il 51enne ha ammesso di aver disattivato le telecamere di sorveglianza perché quel giorno voleva effettivamente dare una lezione alla vittima. Il giudice ha anche letto gli inquietanti messaggi scritti dall’imputato alla sua compagna nei mesi successivi ai fatti del 4 febbraio, in cui addirittura minacciava di utilizzare la mazza da hurling (oggetto più sottile e appuntito rispetto a una mazza da baseball ordinato da internet per motivi che l'uomo non ha saputo spiegare) per eliminare la proprietaria del loro appartamento.

Domani la parola alle parti

Domani la parola passerà alle parti, con la procuratrice pubblica Pamela Pedretti che chiederà una pena superiore ai cinque anni di reclusione. Patrocinatore della vittima, l'avvocato Marco Masoni formulerà la richiesta per un ingente risarcimento alla luce delle gravi conseguenze per il suo assistito.

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