Bellinzonese

Rapina fallita a Bellinzona, gli arresti sono due

Oltre al fermo di un 27enne italiano scattato martedì in Valtellina, un 30enne svizzero si trova in cella in Ticino: preso pochi giorni dopo i fatti

(Ti-Press)
2 novembre 2023
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Non uno ma due gli arresti scattati dopo il tentativo di rapina compiuto il 15 settembre in una gioielleria di via Molo a Bellinzona, nel quartiere San Giovanni. Oltre a un 27enne di Tirano fermato questo martedì in Valtellina dai Carabinieri di Sondrio, da nostre informazioni risulta che un complice era finito in manette già tempo prima in Ticino. Un fermo, poi tramutato in arresto, scattato alcuni giorni dopo i fatti. Si tratta di un trentenne svizzero domiciliato nei dintorni di Bellinzona: incensurato, senza occupazione e attualmente in stato di detenzione preventiva, negherebbe il proprio coinvolgimento. L'inchiesta è coordinata dal procuratore Zaccaria Akbas, ma il Ministero pubblico non fornisce spiegazioni sul caso. Non è dato sapere dunque quale ruolo esatto abbiano avuto i due arrestati e cosa ne sia del terzo membro della strampalata banda, messa in fuga dal titolare della gioielleria che ha rincorso i due individui entrati nel negozio. Li ha rincorsi impugnando un manico di scopa infine lanciato sul tetto della vecchia Mercedes station wagon nera al cui volante c'era il terzo complice e partita a tutta velocità. Il 27enne valtellinese, anch'egli incensurato, era oggetto di un mandato di cattura europeo emesso dalle autorità giudiziarie elvetiche. Dopo le formalità di rito in caserma, i carabinieri lo hanno trasferito nel carcere di Sondrio in attesa dell’udienza di convalida prevista davanti alla Corte d’appello di Milano per la successiva estradizione verso la Svizzera.

Il racconto del titolare

Il 15 settembre, ricordiamo, erano da poco passate le 12 quando due giovani uomini erano entrati nel negozio minacciando il titolare per poi desistere dai loro intenti dopo una breve colluttazione e darsi infine alla fuga. Le ricerche dei rapinatori erano scattate immediatamente grazie anche all'intervento di alcuni passanti che avevano preso il numero di targa della vettura. «In tanti anni – aveva raccontato il titolare al nostro giornale – non mi era mai capitata una cosa del genere. Il mio negozio è un po' discosto ed evidentemente può essere considerato una preda ideale. Ma devo dire che i due malviventi non erano certo degli esperti. In caso contrario... ora non sarei qui a raccontare come sono andati i fatti». Eccoli: «Quando entrano mi sposto di qualche metro e all'improvviso me ne trovo uno addosso che mi intima di consegnargli il denaro. Non mi faccio intimorire, mi aggrappo con tutte le forze alla macchina utilizzata per allargare le fedi e raggiungo con la mano il pulsante dell'allarme. È una questione di pochi secondi: loro scappano, io afferro un manico di scopa e li inseguo in strada. Salgono a bordo della Mercedes nera che sgomma partendo e io brandendo la scopa gliela tiro sul tetto».

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