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Operai morti: ‘Tanta formazione ma il rischio zero non esiste’

Dopo gli infortuni letali di Rodi-Fiesso e Stabio ci s’interroga sul grado di sicurezza nell’uso di trattori e macchine da cantiere

Inquirenti all’opera dopo l’incidente verificatosi mercoledì a Rodi-Fiesso
(Rescue Media)
13 ottobre 2023
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Un operaio edile e uno forestale morti in Ticino mercoledì a quattro ore di distanza uno dall’altro: il primo, un 43enne bergamasco che una ditta di lavoro interinale aveva assegnato a un’impresa bleniese, ha perso la vita a Rodi-Fiesso sotto il peso di un dumper dotato di cassone ribaltabile; il secondo, un 39enne di Arogno dipendente di un’azienda forestale del Mendrisiotto, è rimasto schiacciato da un trattore a Stabio. Entrambi erano alla guida di veicoli da lavoro svolgendo le rispettive operazioni di scavo e taglio alberi. Al di là della coincidenza temporale, c’è da chiedersi se tutte le condizioni di sicurezza fossero date. Saranno le inchieste a stabilirlo, insieme alle singole responsabilità. Informazioni che pure Ocst e Unia attendono per poter impostare le azioni sindacali su basi certe, convinti però sin d’ora che la pressione sulle maestranze in termini di competitività sia sempre troppo elevata, viste le statistiche che indicano un numero costantemente alto di infortuni specialmente sui cantieri edili nonostante l’impegno, sulla carta, a garantire formazione e il giusto grado di sicurezza.

‘Ogni azienda responsabile della formazione interna’

Premesso che ottenere la patente di guida non mette il conducente al riparo completo da incidenti da lui provocabili, un punto centrale in questa triste doppia vicenda è la formazione sul corretto utilizzo delle macchine da lavoro. Le due vittime ne avevano ricevuta una? Una risposta, al momento, non c’è. Saranno i loro datori di lavoro a spiegarlo agli inquirenti. «In Ticino contiamo circa 45 ditte affiliate con 350 dipendenti e le statistiche dicono che gli infortuni sono rari», premette Cristiano Triulzi presidente dell’Associazione imprenditori forestali della Svizzera italiana. Una formazione specifica su guida e utilizzo dei trattori durante le varie lavorazioni in cui vengono utilizzati in ambito forestale, «non c’è. Si è stabilito che competenti sono le imprese stesse, anzitutto facendo capo ai fabbricanti che inviano propri istruttori nelle ditte acquirenti». Dal canto suo l’associazione di categoria «può proporre corsi di formazione. Ma è responsabilità della singola azienda provvedere alla formazione interna». Se è vero che un solo incidente è un incidente di troppo, non ci vorrebbe un obbligo? «Malgrado i rischi della professione, sono davvero pochi gli infortuni», ribadisce Cristiano Triulzi: «Al di là di quanto successo a Stabio, mi sento di dire che le ditte prendono sul serio la formazione e l’aggiornamento. Un sinonimo di professionalità».


Ti-Press
Settembre 2022: Paolo Ortelli all’inaugurazione del Centro di formazione di Osogna

Il centro formativo di Osogna

Paolo Ortelli, direttore a Gordola del Centro di formazione della Società impresari costruttori, fa una premessa legislativa: «Dal 1983 la Legge federale sulla prevenzione degli infortuni sancisce che il datore di lavoro è tenuto a formare il proprio collaboratore. Nel nostro settore, negli ultimi anni è stato sviluppato un concetto standard di riferimento che definisce cosa vuol dire formare. Idem nell’utilizzo delle macchine da cantiere, per il quale abbiamo creato a Osogna un apposito centro di formazione», in funzione da due anni. Il tutto in collaborazione con l’Associazione K-Bmf per gruisti e macchinisti di cantiere fondata nel 2009 dalla Ssic Svizzera insieme ai sindacati. «È in questo gremio – specifica Paolo Ortelli – che si definisce lo standard di riferimento per la formazione. Sebbene non vi sia un obbligo di formazione, lo standard operativo va invece raggiunto, con tanto di rilascio di licenza». Fino a oggi a Osogna sono stati formati 700 lavoratori; l’obiettivo è raggiungere quota 1’100 entro fine anno e 3’500 nel 2026, ossia la metà delle maestranze occupate nel settore: «Si tratta di una quota elevata se si considera che un terzo della forza lavoro utilizza macchine da cantiere». Il tutto sotto la sorveglianza diretta della Suva.

‘Prime nemiche consuetudine e ripetitività’

«Va anche detto – evidenzia Ortelli – che chi segue i corsi di Osogna in realtà sa già manovrare le macchine da cantiere, ma non sempre col dovuto livello di sicurezza che viene appunto insegnato e che va poi applicato sui cantieri riducendo così il rischio di infortuni, spesso favoriti dalla consuetudine e dalla ripetitività che tende ad abbassare il livello di guardia». Ma anche qui, par di capire, non vi è un obbligo di frequenza. «Vero, ma si tratta di una necessità dettata proprio dalla Legge prevenzione infortuni secondo cui il datore di lavoro è tenuto a formare il proprio collaboratore, il quale a sua volta è il primo responsabile di se stesso e dei colleghi con cui lavora». Si può fare meglio? «I Cantoni romandi hanno istituito l’obbligo di formazione sui veicoli, siano i lavoratori muratori, giardinieri o selvicoltori. Da noi e nel resto della Svizzera si fa invece leva sulla responsabilità dell’azienda, un punto secondo me centrale». Ma il discorso non sembra fare breccia nelle imprese, prova ne sia l’alto numero di infortuni anche gravi. «Non conosco i dettagli dei due incidenti mortali, ma quanto successo a Rodi-Fiesso è una tragedia che ci tocca pesantemente. Purtroppo il rischio zero non esiste, laddove la fatica è stata sostituita dai macchinari».

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