Bellinzonese

Autoanticorpi ‘buoni’ contro il Long Covid

Lo studio al quale ha collaborato anche l’Irb ha scoperto una nuova classe di autoanticorpi in grado di contribuire a bloccare la risposta infiammatoria

8 marzo 2023
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L’Istituto di ricerca in biomedica (Irb) di Bellinzona riferisce dell’esito di uno studio al quale ha collaborato che potrebbe favorire decorsi favorevoli e minori rischi di Long Covid. Nella malattia Covid-19, gli anticorpi contro il coronavirus proteggono, mentre quelli che attaccano noi stessi (gli autoanticorpi, appunto) sono nocivi – premette l’Irb nella nota stampa –. Inaspettatamente, si è ora scoperta una nuova classe di ‘autoanticorpi buoni’, in grado di neutralizzare le chemochine, molecole che dirigono il traffico delle cellule immunitarie, contribuendo così a bloccare la risposta infiammatoria.

"In precedenza si era osservato che gli autoanticorpi sono frequenti in malati Covid gravi, quelli che finiscono in cure intense" dice citato nella nota stampa Jonathan Muri, postdottorando all’Irb e coautore dello studio. "Invece in questo caso abbiamo scoperto l’opposto". "Le chemochine sono un po’ come i semafori: dicono alle nostre cellule immunitarie quando e dove andare nel caso di un’infezione per combatterla" aggiunge Valentina Cecchinato, postdottoranda dell’Irb e coautrice dello studio. "In presenza degli autoanticorpi, i semafori si bloccano e l’afflusso delle cellule che rendono cronica l’infiammazione diminuisce".

"Il lavoro da svolgere è ancora molto", riconosce Davide Robbiani, co-direttore dello studio e direttore dell’Irb. "Per ora si può dire che la presenza di questi ‘autoanticorpi buoni’ è associata a un decorso più leggero e a un rischio minore che i sintomi continuino a lungo", come si osserva in numerosi pazienti che continuano ad avere disturbi per settimane o anche mesi dopo aver neutralizzato il virus che causa Covid-19.

Lo studio, appena pubblicato sulla rivista Nature Immunology, è stato condotto da ricercatori dell’Irb (Bellinzona, Svizzera) e realizzato in collaborazione con colleghi dell’Istituto clinico humanitas e humanitas university di Milano, Università di Zurigo e Berna, Gruppo ospedaliero Moncucco, Ente ospedaliero cantonale e di altri atenei negli Stati Uniti, Regno Unito e Italia.

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