Bellinzonese

Lucendro e vertenza Ticino/Uri: chiesti chiarimenti

In vista del rinnovo della concessione federale Altdorf pretende il 55% e Bellinzona il 60%. Interrogazione del Centro sul dossier in mano al Datec

Lo sbarramento del Lucendro
(Ti-Press)
24 febbraio 2023
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Uri vuole il 55% della proprietà degli impianti e dell’energia prodotta, il Ticino il 60%. È su questa divergenza di maggioranze che si gioca la futura concessione federale, a partire dal gennaio 2025, per la diga del Lucendro situata sul Passo del San Gottardo in territorio ticinese ma alimentata per poco più della metà (il 55% appunto) da acque provenienti dal bacino idrografico urano della Reuss. Acque che se non venissero turbinate nella centrale Aet di Airolo – dove giungono anche quelle del Lago Sella pure presente sul Gottardo, coprendo insieme il fabbisogno elettrico di tre quarti delle economie domestiche leventinesi – potrebbero venire ipoteticamente sfruttate a livello idroelettrico da Uri lungo il percorso fino al Lago dei Quattro Cantoni. L’impasse, come pubblicato nei giorni scorsi dalla ‘Nzz’, su iniziativa di Altdorf è giunta recentemente sul tavolo del Dipartimento federale dell’ambiente, trasporti, energia e comunicazioni (Datec) con la richiesta di un esercizio di mediazione da concludersi entro fine 2024.

Oggi un indennizzo, domani?

Diga e impianti, ricordiamo, appartengono alla Lucendro Sa controllata al 100% dall’Azienda elettrica ticinese (Aet) che li aveva ritirati nel 2015 da Alpiq desiderosa di disfarsene dopo che nel 2013 i due parlamenti cantonali le avevano negato il rinnovo della concessione. Da allora il Ticino, determinato a mantenere la quota di maggioranza su impianto e produzione idroelettrica, riversa a Uri un indennizzo per il mancato sfruttamento delle acque sul suo territorio. Indennizzo che tuttavia non corrisponde alle aspettative del governo urano, il quale in soldoni con l’avvento della nuova concessione federale vorrebbe ricevere di più, molto di più.

Benefici anche per la protezione dalle piene?

Il caso ha subito innescato a Palazzo delle Orsoline l’interesse della politica cantonale. Il primo a farsi avanti con un’interrogazione è il granconsigliere del Centro, Giovanni Berardi, desideroso di conoscere dal Consiglio di Stato tutti i dettagli in un momento in cui "l’approvvigionamento energetico si trova in un contesto particolarmente delicato nell’ambito della politica di riconversione degli impianti idroelettrici da parte del Canton Ticino e di Aet". Chiesto quindi un istoriato che ripercorra cronologicamente l’evoluzione della situazione a partire dalla prima concessione a oggi, idem per le trattative succedutesi nel corso dei decenni e gli attuali argomenti di disaccordo/accordo. Chiesta anche una previsione circa la decisione del Datec e se l’impianto del Lucendro non rappresenti anche un ulteriore beneficio per gli urani, ossia la riduzione delle piene all’origine di dissesti idrogeologici sul loro territorio. Ciò che secondo Berardi potrebbe giustificare una quota minoritaria di proprietà da parte di quel cantone. Sarebbe anche interessante sapere quanto attualmente Bellinzona riversa ad Altdorf e come questo rapporto peggiorerebbe per le casse ticinesi qualora le pretese urane venissero accolte.

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