Bellinzonese

Casa anziani Sementina, vertici condannati solo in parte

Per la Pretura penale sono colpevoli di non aver sospeso le attività di gruppo. Prosciolti invece dalle accuse riferite alla distanza sociale e ai tamponi

(Ti-Press)
18 gennaio 2023
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A quasi due mesi dal termine del dibattimento è finalmente arrivato il verdetto: per la Pretura penale i vertici della casa anziani di Sementina non hanno gestito adeguatamente la situazione durante la prima ondata pandemica, quando nel ricovero di proprietà della Città di Bellinzona, tra marzo e aprile 2020, 39 ospiti su 80 sono risultati positivi al Covid-19 e 22 sono deceduti. Il direttore del Settore anziani comunale, la direttrice sanitaria e la ex capo-cure della struttura sono dunque stati giudicati colpevoli del reato di contravvenzione alla Legge federale sulla lotta contro le malattie trasmissibili dell’essere umano. Con la sentenza pronunciata questa mattina, la Pretura penale ha tuttavia confermato solo parzialmente le accuse contenute nei decreti d’accusa stilati dalla procuratrice pubblica Pamela Pedretti e del procuratore generale Andrea Pagani.

Come detto questo mattina dalla giudice Elettra Orsetta Bernasconi, i vertici sono stati condannati unicamente per aver consentito la continuazione delle attività di gruppo nonostante la direttiva del medico cantonale, datata 9 marzo 2020, che le proibiva esplicitamente. Il direttore e la direttrice sanitaria sono stati condannati anche per aver fatto entrare nella struttura – già chiusa a persone esterne e quando al suo interno i contagi erano già molti – tre pittori per procedere al tinteggio di un reparto. I tre, compresa la capocure, sono invece stati prosciolti dalle accuse riferite al mancato rispetto del distanziamento sociale, al fatto che gli ospiti hanno continuato a muoversi liberamente all’interno della struttura, ai test non effettuati su ospiti sintomatici e il mancato allestimento della lista dei contatti. Rispetto a quanto chiesto dalla pubblica accusa, è stato ridotto l’importo delle multe inflitte agli imputati: 1’500 franchi per direttore e direttrice sanitaria, 1’000 per la capocure. Accusa che aveva invece chiesto rispettivamente 6’000, 8’000 e 4’000 franchi. Lo scorso novembre gli avvocati difensori Luigi Mattei, Mario Postizzi e Edy Salmina si erano invece battuti per il proscioglimento dei loro assistiti da tutti i capi d’accusa.

‘Raccomandazioni prive di obbligatorietà’

Entrando nel merito dei fatti, sul distanziamento sociale, la libertà degli ospiti e i test da eseguire a pazienti sintomatici, la Pretura penale ha ritenuto che le direttive sui provvedimenti da adottare emanate dal medico cantonale (la cui competenza in materia di decisioni è stata riconosciuta a differenza di quanto messo in dubbio dalla difesa) e dall’Ufficio federale di sanità pubblica non erano altro che raccomandazioni, prive di obbligatorietà. «Agli ospiti non era proibito di muoversi liberamente all’interno della struttura o consumare i pasti in mensa, che poteva rimanere operativa». Le analisi in laboratorio erano inoltre solo consigliate. «I test erano da riservare ai casi più gravi». Sul distanziamento sociale, in quel periodo, ha proseguito la giudice, non era ancora stata precisata la distanza da mantenere (ciò che si farà in maniera perentoria solo a fine maggio). «Gli imputati hanno sempre dichiarato di aver mantenuto le distanze durante i pranzi. Ed eccetto per un rimprovero generico del medico cantonale, in concreto non si è mai accertato se effettivamente non fossero rispettate», in particolare durante i pasti in comune fino al 24 marzo nella sala principale, nelle salette ai piani e per quanto riguarda le attività di gruppo. Attività di gruppo che, come detto, i vertici avrebbero dovuto sospendere. Non era invece obbligatorio allestire la lista relativa ai tracciamenti dei contatti, anche se, come sottolineato dalla giudice, il fatto di averla allestita è stata una negligenza.

‘Colpa di media gravità, ma sempre agito nell’ottica di garantire il benessere dei residenti’

Per la giudice, proseguendo con le attività socializzanti gli imputati sono venuti meno al dovere primario di proteggere gli ospiti non rispettando la direttiva del 9 marzo circa la cessazione di tali momenti conviviali (proseguiti invece a Sementina con tombole, giochi di società, passeggiate in giardino, colazioni e caffé in comune, atelier creativi). La loro colpa è di media gravità, ha proseguito Elettra Orsetta Bernasconi, con l’attenuante di aver «sempre agito nell’ottica di garantire il benessere dei residenti», confrontati con una situazione straordinaria senza più la possibilità di vedere i parenti visto che le visite erano state sospese. Per la Pretura penale è stata quindi una violazione intenzionale della direttiva. A Sementina le attività sono proseguite ritenuto che si voleva offrire un po’ di svago agli ospiti rinchiusi, «ma le indicazioni del medico cantonale non erano soggette a interpretazioni», ha sottolineato la giudice.

Difesa e pubblica accusa, anche una volta ottenute le motivazioni scritte del verdetto, valutaranno se impugnare la sentenza e ricorrere in seconda istanza alla Corte di appello e di revisione penale.

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