Bellinzonese

Rendite pensionistiche, docenti del Liceo pronti allo sciopero

Gli insegnanti dell’istituto di Bellinzona giudicano inaccettabile la riduzione del tasso di conversione Ipct

(Ti-Press)
3 giugno 2022
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Qualsiasi riduzione del tasso di conversione da parte dell’Istituto di previdenza del Canton Ticino (Ipct) è "inaccettabile". È quanto afferma il Collegio docenti del Liceo di Bellinzona in una risoluzione inviata oggi, 3 giugno, all’Ipct, al Consiglio di Stato e, per conoscenza, ai principali sindacati. Risoluzione – approvata all’unanimità e firmata dal presidente Giacomo Mascetti – nella quale i docenti, oltre a respingere qualsiasi proposta di riduzione delle rendite pensionistiche, chiedono innanzitutto al Cantone "di trovare una soluzione politica atta a garantire la copertura e la stabilità dell’Ipct senza peggiorare ulteriormente le condizioni previdenziali dei propri assicurati e dei futuri pensionati". Invitano inoltre i propri rappresentanti in seno all’Ipct e i sindacati Ccs, Ocst e Vpod "a difendere con ancora maggior tenacia le pensioni di tutti gli assicurati". Non da ultimo i docenti garantiscono il loro "appoggio nelle trattative con i rappresentanti del datore di lavoro e la propria collaborazione, in caso di fallimento delle discussioni, per individuare adeguate forme di protesta (ivi compreso lo sciopero) e per parteciparvi".

Condizioni salariali e previdenziali peggiorate nettamente negli ultimi anni

Recentemente l’Ipct ha comunicato ai propri assicurati (ovvero tutti i dipendenti statali) di voler ridurre dal 6,3 al 5 il tasso di conversione a partire dal 2023. Una decisione che è stata giudicata "scandalosa" anche dal sindacato Vpod che ha annunciato una "mobilitazione del personale" in autunno. Stando al Collegio docenti del Liceo di Bellinzona, questa riduzione "sancirebbe un’ulteriore contrazione delle rendite di cassa pensione stimabile attorno al 20%", ricordando come "le condizioni salariali e previdenziali siano peggiorate nettamente e bruscamente negli ultimi due decenni". Vengono ad esempio citati "la riduzione di due classi di stipendio per i docenti neoassunti", "i blocchi degli scatti dello stipendio" o "l’incremento di un’ora-lezione, senza alcun riconoscimento salariale, dell’onere settimanale d’insegnamento". I docenti ritengono quindi che "il rispetto per il lavoro già prestato e il suo corretto riconoscimento sono la base fondamentale per una sana collaborazione tra un datore di lavoro e i suoi dipendenti. Le condizioni pattuite al momento della firma di un contratto di lavoro includono infatti un trattamento pensionistico che è inscindibile da quello salariale: una recessione unilaterale da parte del datore di lavoro dagli impegni presi viola la dignità dei salariati e intacca le basi di uno Stato di diritto, a maggior ragione quando il datore di lavoro è lo Stato stesso".

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