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Joëlle e Joel, due operatori di prossimità in Città

Da alcuni mesi un nuovo servizio di aiuto sociale è attivo a Bellinzona. Abbiamo intervistato chi ci lavora per capire meglio cosa fanno e chi incontrano

(Joëlle Piccinelli e Joel Franchi)
30 dicembre 2021
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Si pronunciano allo stesso modo ma sono due nomi diversi; quelli dei due nuovi operatori di prossimità della Città di Bellinzona: Joëlle Piccinelli e Joel Franchi. Un nuovo servizio attivo da alcuni mesi, voluto proprio per rispondere ai bisogni sociali presenti nei tredici quartieri. Consulenza, sostegno e ascolto nelle situazioni di disagio sociale, un aiuto per le persone nella richiesta di prestazioni, interventi in situazioni di difficoltà e orientamento verso altri enti di aiuto attivi sul territorio. Un primo contatto per chi ha bisogno. Entrambi sono impiegati al cinquanta percento e in questi primi mesi stanno lavorando insieme con l’obiettivo di farsi conoscere e costruire la rete con cui collaborare. Se necessario operano in concomitanza, con orari flessibili, tentando il più possibile di coprire la settimana. Gli incontri possono avvenire – nel rispetto del massimo riserbo – nel loro ufficio in vicolo Von Mentlen, a domicilio o anche in un bar davanti a un caffè. Come ci spiegano loro stessi, la cosa più importante è stabilire un contatto, parlare, conoscersi e creare una relazione di fiducia. Joëlle abita ad Arbedo, ha studiato a Losanna dove ha lavorato in vari ambiti socioeducativi per 21 anni, tre anni fa è tornata in Ticino dove ha lavorato in un laboratorio protetto di un’impresa sociale e in ottobre ha iniziato a lavorare come operatrice di prossimità. I suoi interessi sono stare con la gente, la cucina e la lettura. Joel Franchi vive a Bellinzona, ha studiato psicologia all’Università di Losanna ed è tornato in città l’anno scorso, dove ha svolto diversi lavori e ad agosto è stato assunto come operatore di prossimità. Tra i suoi interessi lo sport, la cucina, la lettura e la musica. Li abbiamo intervistati per capire meglio in cosa consiste la loro professione.

Qual è il vostro ruolo?

Piccinelli: Essendo un servizio nuovo il lavoro lo stiamo costruendo lavorando. Offriamo ascolto con apertura e sostegno senza sguardo di giudizio. Inoltre orientiamo gli utenti verso il servizio o la persona adatta alla situazione. Ci occupiamo di casi di difficoltà sociale e indirizziamo verso gli enti che fanno al caso. Siamo una sorta di ponte: riconosciamo dov’è il bisogno, ascoltiamo la persona e vediamo quale aiuto o quali possibilità ci possono essere per migliorare la sua situazione o per rispondere alla sua domanda.

Franchi: Inoltre cerchiamo di raggiungere chi non ha magari il coraggio di contattare noi o altri servizi e non conosce il nostro ruolo. Come è già accaduto, ci sono casi in cui veniamo allertati da un vicino di casa perché c’è una persona in difficoltà, in situazione abitativa precaria, ma che non chiede aiuto. In quel caso sono andato di persona a presentarmi e a offrire un aiuto. Ora questa persona è seguita e riceve l’aiuto necessario, ma senza andare a bussare alla sua porta questo non sarebbe mai avvenuto.

In questi casi come è stato recepito il vostro approccio?

Franchi: Normalmente apprezzano l’interesse, ma c’è anche chi ha rifiutato l’aiuto. In questi casi lasciamo comunque i contatti e diciamo che è possibile rivolgersi a noi in caso di bisogno. Talvolta proviamo a ripresentarci dopo un po’ di tempo.

Piccinelli: In tutti i casi cerchiamo di spiegare cosa facciamo, che c’è la possibilità di ricevere aiuto e che possiamo accompagnare verso i servizi indicati.

Cosa significa entrare a far parte di un nuovo servizio come il vostro?

Franchi: Non è semplice ma è stimolante. È un lavoro molto variato, basti pensare che ci occupiamo di tredici quartieri e il nostro target va dagli 0 ai 100 anni, possiamo essere di supporto ad esempio al giovane con problemi adolescenziali o di altra natura, all’anziano che soffre di demenza senile, alla persona di mezza età con problematiche di inserimento sociale.

Piccinelli: Ora stiamo tentando di capire quali sono i servizi, le persone e la rete che esiste sul territorio con cui possiamo collaborare. Stiamo sondando anche quali sono i bisogni delle persone che vivono sul territorio. Il fatto che sia un servizio nuovo per me è molto motivante, perché non è un lavoro già strutturato e schematizzato ma bisogna costruirlo. Allo stesso tempo, va detto che bisogna crearlo dal nulla e quindi bisogna capire esattamente cosa già esiste per poter creare sinergie. In questi mesi abbiamo dovuto conoscere le persone e farci conoscere anche noi.

Come si fa a entrare in contatto con le persone che hanno bisogno?

Franchi: Ci rechiamo sul posto, dove le persone si ritrovano e ci presentiamo. Questo soprattutto con i giovani, mentre con gli anziani ci siamo recati piuttosto a domicilio. Ad esempio c’è una signora che andiamo a trovare regolarmente; lei ha piacere a parlare con qualcuno perché è sola. In questi casi o sono loro che si fanno avanti o qualcuno ci segnala che c’è una persona sola, che magari fa fatica a fare la spesa, ma che non osa chiamare i servizi in grado di aiutarla.

Piccinelli: Inoltre siamo andati a presentarci agli organizzatori di un pranzo per anziani. Va anche detto che di servizi sul territorio ce ne sono parecchi e sono specifici. Noi possiamo essere un primo contatto e fungere da mediatori.

Franchi: Ci siamo anche presentati ai responsabili e ai giovani che frequentano il furgone itinerante The Social Truck. E io alcuni sabati sera ho partecipato e mi sono presentato ai giovani frequentatori del progetto Midnight in palestra. Usciamo inoltre regolarmente sul territorio, chi vuole – adulto o giovane – ci può contattare in ogni momento, anche di persona.

Con queste realtà giovanili ci sono sinergie?

Franchi: I contatti ci sono, dobbiamo però ancora definire possibili forme di collaborazione.

Che genere di casi avete visto finora?

Piccinelli: Nella nostra breve esperienza abbiamo incontrato prevalentemente adulti, con varie difficoltà: da chi è stato sfrattato, a chi ha difficoltà relazionali ed è senza una rete sociale, a chi ha una malattia e non sa a chi chiedere aiuto. Siamo anche stati contattati dalle scuole per situazioni particolari, come giovani in difficoltà o che fanno uso di sostanze.

Franchi: Questo aggancio con le scuole è molto interessante, perché per un adolescente spesso è molto difficile bussare a una porta per chiedere aiuto.

Collaborate anche con gli assistenti sociali di Bellinzona?

Franchi: Sì, c’è collaborazione. A seconda della segnalazione è anche possibile che uno di noi si rechi sul posto assieme a uno di loro.

Piccinelli: Noi ci rivolgiamo più che altro a persone che non hanno ancora nessun aiuto, siamo un primo contatto. Ciò non vuol dire che poi non continuiamo a mantenere la relazione e a seguire la persona una volta che ha trovato l’appoggio di altri servizi.

Cosa si intende con il termine ‘di prossimità’?

Franchi: Significa ‘andare verso’ le persone. Ovvero non aspettiamo che le persone vengano a bussare alla nostra porta ma ci rechiamo noi da loro.

Piccinelli: Se c’è bisogno di andare in un parco o in qualsiasi altro luogo andiamo di persona, non aspettiamo le persone chiusi nei nostri uffici. Molti dei nostri incontri li facciamo a domicilio delle persone o al bar davanti a un caffè.

Chi volesse contattare i due operatori di prossimità può telefonare ai numeri: 058 203 13 20, 079 754 62 41 (Joëlle Piccinelli), 079 834 49 51 (Joel Franchi) o può scrivere un’e-mail a: prossimita@bellinzona.ch.

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